All’ergastolo ostativo muore in ospedale. Il legale: “cronaca di una morte annunciata”

Salvatore

All’ergastolo ostativo muore in ospedale. Il legale: “cronaca di una morte annunciata”

venerdì 25 Ottobre 2019 - 21:44
All’ergastolo ostativo muore in ospedale. Il legale: “cronaca di una morte annunciata”

Dopo aver vinto la battaglia per curarsi fuori dal carcere, la sua ‘casa’ per 41 anni, Mario Trudu, 69 anni di Arzana, in cella all’ergastolo ostativo, è morto all’ospedale di Oristano. Ne ha dato notizia su Facebook il suo avvocato Monica Murru, del foro di Nuoro.

Trudu aveva ottenuto di recente il differimento pena per motivi di salute ma dopo il ricovero non era riuscito a tornare a casa. Da tempo la difesa aveva chiesto i domiciliari.

«Mi hanno appena avvisato che Mario Trudu non ce l’ha fatta – scrive l’avvocato sul social – è morto stasera nel reparto di terapia intensiva, senza essere potuto tornare a casa, neppure una manciata di ore. Ho davanti il suo viso, le sue braccia fatte di muscoli lunghi di uomo di campagna, come se avesse sempre zappato la terra anziché stare in carcere per quarant’anni, il suo sorriso ironico…. e mi sento addosso il peso pesante di un lavoro inutile, di un risultato arrivato troppo tardi».

«Quella di Mario Trudu è la cronaca di una morte annunciata – aggiunge Musu. La mia istanza per portarlo ai domiciliari è stata accolta solo il 3 ottobre dal tribunale di sorveglianza di Cagliari, troppo tardi: le condizioni di Mario erano già gravissime e poteva essere curato solo in ospedale. La sua morte arriva nel momento in cui la Consulta ha aperto la porta dell’umanità dichiarando incostituzionale l’ergastolo ostativo, purtroppo lui non ce l’ha fatta a beneficiare di questa misura civile, ma adesso c’è speranza per gli altri che si trovano nella sua stessa situazione. L’ultimo incontro è stato venerdì scorso: quando mi ha visto si è emozionato tanto, gli è scesa qualche lacrima, non me l’aspettavo perché Mario è sempre stato tutto d’un pezzo. Forse è stato il suo modo per ringraziarmi del percorso che abbiamo fatto insieme, che purtroppo non ha portato al risultato sperato».

L’avvocata ricorda la battaglia per le cure fuori dal carcere:«La prima istanza di scarcerazione la avevo presenta nel marzo scorso e non era stata accolta. Sono seguiti mesi difficili in cui Mario in carcere non veniva curato perché la sua condizione era incompatibile col regime carcerario e nel frattempo la situazione si aggravava sempre più. A fine giugno ho presentato una nuova istanza correlata da una nuova perizia medica che ha dato risultati solo il 3 ottobre, quando ormai gli restavano solo pochi giorni di vita. Negli ultimi mesi – conclude – insieme a Maria Grazia Caligaris presidente dell’associazione Socialismo, Diritti e Riforme, ci siamo mosse in tutti i modi con incontri e conferenze stampa, ci siamo rivolti al garante nazionale per i detenuti, ma è stato tutto inutile».

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