Macomer. Minoranza all’attacco: l’impianto di illuminazione non funziona

Salvatore

Macomer. Minoranza all’attacco: l’impianto di illuminazione non funziona

lunedì 29 Gennaio 2018 - 06:00
Macomer. Minoranza all’attacco: l’impianto di illuminazione non funziona

Macomer, un momento di un Consiglio comunale

Una nuova interrogazione dell’Opposizione avanza critiche sulla gestione dell’impianto pubblico di illuminazione che, secondo i consiglieri di minoranza «ha creato forti disagi, rischi per la sicurezza e vivaci proteste da parte dei cittadini».

L’interrogazione attribuisce le responsabilità dell’accaduto all’assessore competente Marco Manus accusandolo di scaricare la sua responsabilità sulle amministrazioni precedenti, sostenendo che «è un impianto letteralmente a pezzi sul quale non si registravano interventi strutturali seri da oltre 20 anni».

Secondo la Minoranza invece le precedenti amministrazioni hanno, negli anni 2007 e seguenti, installato 2300 dispositivi per diminuire il consumo, anche con l’installazione di 1360 lampade al sodio, eliminando le costose lampade ai vapori di mercurio. Prima erano stati adeguati i quadri di
distribuzione nei diversi quartieri e progettato il rifacimento dell’impianto con i led nel quartiere tra via Piemonte, piazza Sant’Antonio e via Toscana, impianto andato in tilt recentemente, lasciando al buio interi quartieri.

«La vera causa – prosegue l’interrogazione – risiede nella inadeguata manutenzione ordinaria e straordinaria, soprattutto per la mancata sostituzione dei pali più vecchi” e questo «va causa della drastica riduzione dei fondi». Quest’ultimo fattore, ancora secondo l’interrogazione, avrebbe determinato un succedersi di appalti, dal 2013, tutti al ribasso, con conseguente scarsità di fondi a disposizione delle varie ditte succedutesi, nonostante l’aumento della TASI al massimo livello, del 2,5 per mille, attraverso il quale si finanzia questo servizio.

L’interrogazione avanza obiezioni anche sull’appalto per l’adeguamento dell’impianto di illuminazione, che pure ha condiviso, perché riconoscendo la qualità di promotore del projet financig alla ditta che ha vinto l’appalto, le si è lasciato, in pratica, il diritto di prelazione, anche quando dovesse presentarsi una ditta con una offerta più vantaggiosa. «Più conveniente sarebbe stato, conclude la minoranza, partire dal piano illuminotecnico già a disposizione, per elaborare un progetto di massima da mandare in appalto favorendo una maggiore concorrenza».

Piergavino Vacca

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