Delitto Monni-Masala. Colpo di scena al processo: “È stato Monni a provocare Pinna”

Sonia

Delitto Monni-Masala. Colpo di scena al processo: “È stato Monni a provocare Pinna”

giovedì 30 Novembre 2017 - 16:54
Delitto Monni-Masala. Colpo di scena al processo: “È stato Monni a provocare Pinna”

Un momento del processo per l'omicidio Monni-Masala (© foto Cronache Nuoresi)

Un test fornisce un alibi per l’imputato: “il giorno del delitto Cubeddu era nella mia azienda per comprare degli arieti”

«Ho visto Gianluca provocare Paolo: lo scossone nell’udienza odierna nel processo a carico di Alberto Cubeddu è arrivato nella tarda mattinata, quando al banco dei testimoni è stata chiamata Patrizia Muglia originaria di Siniscola. La donna ha fornito una nuova versione dei fatti della famosa sera di Cortes Apertas del 13 dicembre 2014, considerata dall’accusa il momento all’origine del movente del delitto di Gianluca Monni e della scomparsa di Stefano Masala.

Fin ora, nella ricostruzione dei fatti resa dai diversi testimoni sentiti nel tempo, inclusa quelle di Rita Gaddeo e Eleonora Pala, rispettivamente madre e fidanzata di Gianluca Monni, fu Paolo Enrico Pinna a provocare il ragazzo di Orune, importunando la fidanzata e altre ragazze presenti (fra queste anche Patrizia Muglia) nella sala da ballo.

Gianluca, dunque, avrebbe reagito per difendere Eleonora e, successivamente, Paolo Pinna sarebbe tornato con una pistola che avrebbe puntato alla tempia di Gianluca, minacciando tutti i presenti che lo avrebbero buttato per terra.

Un momento del processo per l'omicidio Monni-Masala (© foto Cronache Nuoresi)

Un momento del processo per l’omicidio Monni-Masala (© foto Cronache Nuoresi)

Patrizia Muglia, invece, ha sfatato questa ipotesi raccontando che: «fu Gianluca a provocare Paolo (Pinna ndr) facendo gesti, spintonandolo e ridendo per quello che faceva» ha proseguito evidenziando anche che Enrico Paolo Pinna il famoso giorno non: «ha importunato nessuna delle ragazze presenti in sala compresa la fidanzata di Gianluca».

Poi durante l’interrogatorio da parte del Pm Andrea Vacca, Muglia ha proseguito il racconto dicendo che nei mesi antecedenti al delitto di Monni, Pinna, attraverso suo cugino Alberto Cubeddu, l’aveva cercata telefonicamente due volte. La prima per avere un incontro chiarificatore con lei, raccomandandosi di non dire niente a nessuno dell’appuntamento: «questo incontro non è mai avvenuto – ha spiegato Patrizia Muglie – io ho avuto paura di incontrarlo».

«Successivamente Paolo Pinna mi cercò il giorno del funerali di Gianluca Masala» – ha detto la donna – confermando anche le intercettazioni ambientali lette dal PM Andrea Vacca. «La sera delle esequie mi mandò, attraverso Whatsapp, delle immagini del funerale prese dai telegiornali locali, scrivendomi che lui non c’entrava niente con il delitto. Immagini che io cancellai immediatamente».

Nel corso dell’udienza, un testimone ha fornito un alibi all’imputato, Alberto Cubeddu, per il giorno dell’omicidio avvenuto l’8 maggio 2015.

«Quella mattina Alberto Cubeddu è venuto nella mia azienda, tra Nughedu San Nicolò e Ozieri, dopo le 9, ha raccontato Giovanni Monni, allevatore e selezionatore di ovini sardi di Orune. Alberto doveva scegliere e acquistare tre arieti per la sua azienda». Per i difensori, Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu, la visita da Monni è l’alibi dell’imputato.

Non la pensa così il pubblico ministero Andrea Vacca: «l’omicidio dello studente è avvenuto alle 7 del mattino e Cubeddu avrebbe avuto tutto il tempo di rientrare a Ozieri e recarsi nell’azienda di Monni».

I legali dell’imputato hanno fatto presente che dai tabulati risulta che Cubeddu ha chiamato l’allevatore alle 8.53: per arrivare da Orune a Ozieri ci vuole oltre un’ora, venti minuti invece è il tempo minimo per andare da Ozieri all’azienda di Monni. Secondo i difensori, quindi, per Cubeddu sarebbe stato impossibile presentarsi alle 9 nell’azienda dell’allevatore passando anche per casa sua.

In aula hanno deposto altri due testi, entrambi amici di Masala e di Paolo Enrico Pinna, il giovane già condannato a 20 anni per il duplice omicidio. Dopo una serie di “non so” e “non ricordo”, Daniele Dore, di 22 anni, e José Ladu, di 20, hanno confermato di aver accompagnato a casa in auto Paolo Pinna la sera dell’8 maggio 2015.

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