Omicidi Monni-Masala. Il titolare del Planet Bar: “il silenzio di quella sera mi è parso strano”

Sonia

Omicidi Monni-Masala. Il titolare del Planet Bar: “il silenzio di quella sera mi è parso strano”

venerdì 17 Novembre 2017 - 18:51
Omicidi Monni-Masala. Il titolare del Planet Bar: “il silenzio di quella sera mi è parso strano”

Il PM Andrea Vacca durante l'udienza (f .C.Nuoresi)

Dopo la lunga udienza di ieri, nuova sfilata di testimoni oggi a Nuoro per il processo in Corte d’Assisse sugli omicidi di Stefano Masala di Nule e Gianluca Monni di Orune. Presente in aula l’imputato Alberto Cubeddu, accusato del duplice omicidio insieme al cugino Paolo Enrico Pinna, già condannato dal Tribunale dei minori di Sassari.

«Eravamo amici intimi, la sera del 7 maggio gli ho chiesto dove fosse diretto, ma ha risposto che non poteva dirmelo. Ha aggiunto che doveva andare a fare un commissione e mi avrebbe spiegato tutto il giorno successivo. Stefano mi ha sempre detto dove andava e il silenzio di quella sera mi è parso strano. Più tardi ho ricevuto la telefonata del padre che lo stava cercando».

A parlare stamattina è stato il titolare del bar Planet Bar di Nule, Giampiero Lai, amico intimo di Stefano scomparso la sera del 7 maggio 2015 e mai più ritrovato. 

«Il padre di Stefano mi ha chiamato la sera della scomparsa per chiedermi se avessi visto il figlio – ha raccontato stamane Lai – io gli ho risposto che era passato, ma che si era trattenuto solo per poco. Da quel momento ho iniziato a cercarlo anche io, anche se lì per lì ho pensato che fosse andato a fare un giro a Benetutti. Ho provato a chiamarlo più volte, ma il cellulare risultava sempre spento».

La telefonata tra i due non risulta dai tabulati, né è stata confermata dal padre di Stefano, che nella sua testimonianza ha evidenziato di aver cercato Lai solo il giorno dopo la scomparsa. Alle contestazioni del pubblico ministero Lai ha ribadito “ Sono sicurissimo che Marco Masala mi abbia chiamato la sera della scomparsa e anche l’indomani mattina.

Nuoro, Alberto Cubeddu in aula

Nuoro, Alberto Cubeddu in aula

Lai, inoltre, ha negato di aver sentito Stefano Masala parlare al telefono con Paolo Pinna la sera 7 maggio. Secondo Lai quella sera Stefano era presente al bar sino alle 20 circa. A un certo punto sarebbe andato via dal locale, senza dare spiegazioni come faceva di solito. Lai ha proseguito raccontando che la stessa sera, intorno alle 22, al bar Planet si fosse presentato anche Paolo Enrico Pinna: «è entrato al bar da solo, ma è andato via subito. Doveva lasciare 20 euro per pagare un cellulare, io stavo per chiudere, ho preso i soldi, gli ho dato una Coca cola ed è uscito».

Il titolare del Planet non ha saputo dire se fuori dal bar ci fosse qualcuno che lo aspettasse né se Pinna fosse giunto al locale a piedi o in macchina.

Toccante la testimonianza di Giuseppe Dore, zio di Stefano Masala, che ha riferito alla corte della disperazione della mamma di Pinna nei giorni successivi alla sparizione di Stefano: «Subito dopo la scomparsa Giovanna Molino è venuta dove lavoro perché voleva parlare con mia moglie. Io le ho detto di andarsene, ma lei si è quasi inginocchiata pregandomi di chiamarla. Insisteva nel dire che suo figlio fosse innocente. Mi ha detto che la sera della scomparsa Paolo era a casa con lei. Ma io non le ho creduto, da tempo lei non viveva più a casa con il marito e il figlio. Lei stessa ci aveva raccontato di aver preso prima una casa in affitto e poi di essersi trasferita nella casa dei suoceri. Era un’amica di famiglia, avevamo confidenza. Quando è venuta a cercare mia moglie era disperata, impaurita, disordinata». 

A salire sul banco dei testimoni anche Cinzia Fancellu, la ragazza che di cui Masala si era invaghito e per la quale Pinna lo avrebbe attirato la sera della scomparsa, con la scusa di dargli il suo numero di telefono.

«Io e Stefano eravamo amici virtuali da circa un anno – ha raccontato la testimone – io facevo parte di un gruppo chat da lui fondato e del quale facevano parte solo donne. Poco prima di scomparire si era invaghito di me, ma era timido e se lo incontravo per strada quasi non mi salutava».

Secondo la ragazza, dunque, Stefano era già in possesso del suo numero di cellulare, mentre tra lei e Pinna non c’erano rapporti stretti: «lo conoscevo di vista e non avevamo nessun rapporto di amicizia. Ho scoperto che Pinna aveva il mio numero solo la notte del 7 maggio, quando sul mio cellulare è arrivato un messaggio anonimo con scritto “we”. L’indomani ho chiesto alle mie amiche se conoscessero il numero e sono risalita a Pinna. La sera dell’8 maggio lui mi ha chiamata per dirmi di andare al bar Planet perché c’era gente che mi aspettava. Erano circa le 21. Quando sono arrivata, insieme a mia madre, al bar c’erano i carabinieri».

Processo per il delitto Monni-Masala (foto Cronache Nuoresi)

Processo per il delitto Monni-Masala (foto Cronache Nuoresi)

«Io sapevo che Paolo Enrico Pinna stava facendo da intermediario tra Cinzia e Stefano, è stato lo stesso Pinna a raccontarmelo». Così, invece, ha detto oggi sul banco dei testimoni Massimo Dore, cugino di Stefano.

«Ho incontrato Pinna il giorno dopo la scomparsa e gli ho chiesto se sapesse qualcosa – ha proseguito Dore – ma lui ha negato. Mi ha detto solo di aver visto Stefano il giorno prima perché doveva dargli il numero di Cinzia».

Incalzato dalle domande del pubblico ministero Dore non ha saputo dire come mai Pinna lo avesse chiamato per ben due volte la sera della scomparsa, alle 22 e 13 e alle 23 e 05, come risulta dai tabulati. «Non ho risposto e ho visto le chiamate solo la mattina del giorno dopo, non ho chiesto in seguito a Pinna perché mi avesse chiamato. Lui mi ha ritelefonato alle 10 della mattina dell’8, ma io ero impegnato nelle ricerche di Stefano. Solo dopo mi ha detto che lui non sapeva nulla, che erano tutte balle».

Al maresciallo dei Carabinieri Severino Alfieri, allora comandante della stazione di Nule, competente anche per Benettutti, è toccato il compito di ricostruire i momenti immediatamente successivi la scomparsa di Stefano. «La mattina dell’8 maggio 2015 sono venute in caserma una zia e una cugina di Stefano. Le ricerche sono partire immediatamente, abbiamo impiegato anche i cani molecolari, ma non abbiamo trovato nessuna traccia di Stefano. Siamo andati anche a casa di Pinna, visto che da quanto ci risultava era stato l’ultima persona a vederlo. Abbiamo trovato la madre che ci ha confermato che alle 21 della sera precedente Stefano fosse passato a casa loro. Pinna non era in casa e così siamo andati a cercarlo al bar. Lui ha confermato di aver visto Stefano la sera prima per il numero di Cinzia Fancello».

Le prossime udienze in calendario sono fissate per il 30 novembre e il primo dicembre, 25 i testimoni chiamati a deporre.

Sabrina Fara

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