Due fucilate, forse tre, esplose contro la sua auto proprio mentre questa usciva dall’ovile, nelle campagne di Nule. Mancato di un soffio, Roberto Pinna preme il piede sull’acceleratore e, per quanto ferito in modo lieve al braccio sinistro, fugge riuscendo a mettersi in salvo. Subito dopo chiama le Forze dell’ordine e lancia l’allarme.

Questa la ricostruzione emersa dal racconto fatto agli inquirenti dallo stesso Pinna, 50enne di Nule, padre di Enrico Pinna, il giovane condannato a vent’anni per il duplice omicidio di Stefano Masala, suo compaesano di 28 anni, di cui si sono perse le tracce dal 7 maggio del 2015, e di Gianluca Monni, 19 anni di Orune, trucidato a colpi di fucile la mattina seguente mentre aspettava l’autobus per andare a scuola.

Per gli omicidi di Monni e Masala, era stato rinviato a giudizio anche Alberto Cubeddu, 21 anni di Ozieri, cugino di Paolo Enrico Pinna.

Poco dopo le 21 di ieri sera, l’uomo è stato vittima di un attentato in piena regola: una o più persone lo hanno atteso all’uscita dell’ovile e hanno fatto fuoco per ucciderlo.

Dal racconto fornito ai militari ai rilievi effettuati all’ingresso del podere nell’agro di Nule, sono passati solo pochi minuti. Subito dopo l’allarme, infatti, sono intervenuti sul posto gli uomini della stazione di Benetutti, poi quelli della compagnia di Bono e del reparto operativo del comando provinciale di Sassari gli stessi che hanno raccolto la testimonianza della vittima mancata, che avrebbe rifiutato di farsi accompagnare in ospedale dal 118 preferendo farsi medicare sul posto.

Al momento, però, la dinamica dell’episodio (su cui indaga il procuratore di Nuoro, Andrea Garau, il quale ha aperto un’inchiesta contro ignoti per tentato omicidio) è ancora poco chiara.

Gli investigatori stanno cercando per prima cosa di capire esattamente i possibili legami tra il grave fatto di sangue di avvenuto stanotte e il duplice omicidio Monni-Masala.

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