Nuoro. Allevatore ucciso per faida: il PM chiede condanna a 14 anni

Sonia

Nuoro. Allevatore ucciso per faida: il PM chiede condanna a 14 anni

martedì 29 Novembre 2016 - 15:59
Nuoro. Allevatore ucciso per faida: il PM chiede condanna a 14 anni

Nuoro, via Manzoni e Il tribunale (foto S.Novellu).

31enne di Sorgono a processo per concorso in omicidio

Una condanna a 14 anni di carcere è stata sollecitata dal pm Andrea Vacca nei confronti di Sergio Taioli, il 31enne di Sorgono a processo in Corte d’assise a Nuoro per concorso nell’omicidio dell’allevatore di Orune Cisco Chessa, ucciso con sei colpi di fucile il 18 maggio 2005 nell’ambito di una faida che ha insanguinato il paese.

A Taioli – finito nel registro degli indagati tre anni fa e unico imputato nel dibattimento – il Magistrato ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Il processo è arrivato al termine di un’indagine complessa conclusasi con la richiesta di archiviazione da parte della Procura, che il Gip però ha rifiutato ordinando l’imputazione coatta di Taioli.

L’uomo era entrato nell’inchiesta come presunto responsabile di un attentato contro la casa di un compaesano, presa a fucilate l’1 aprile 2005. A incastrarlo era stato il fucile calibro 12 che gli era stato sequestrato pochi giorni dopo. Gli esami dei Ris accertarono che l’arma era la stessa del delitto Chessa.

«Taioli ha passato il fucile agli orunesi per il tramite di due fratelli di Villagrande – ha ricostruito il PM – cedendo un’arma clandestina a persone che avrebbero potuto commettere un reato grave, pur non sapendo quale reato. Ha infine aiutato altri a eludere le investigazioni, lo si evince dalle intercettazioni ambientali quando dice: “Certo che io nomi di persone a cui ho dato l’arma non ne faccio».

Secondo la pubblica accusa a uccidere materialmente l’allevatore sarebbe stato Pietro Coccone, anche lui di Orune, deceduto alcuni mesi fa.

Taioli, che si è sempre professato innocente, ha ammesso di aver usato il fucile per l’attentato a Sorgono, chiarendo che l’arma gli era stata data da un amico, di cui però non ha mai svelato il nome, così come non ha mai confessato a chi poi passò il fucile che sarebbe stato usato per l’omicidio di Chessa.

Dopo la requisitoria, la parola passa agli avvocati di parte civile, rappresentata da Michele Mannironi e Angela Nanni; il 5 dicembre sarà la volta dei difensori Luigi Concas e Gianluigi Mastio; il 19 la Corte si ritirerà in camera di consiglio per pronunciare la sentenza.

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