“Un anno di niente”: un ex operaio tessile racconta le sue vicissitudini nell’accordo definito “salva tessili”

Sonia

“Un anno di niente”: un ex operaio tessile racconta le sue vicissitudini nell’accordo definito “salva tessili”

lunedì 25 Luglio 2016 - 10:14
“Un anno di niente”: un ex operaio tessile racconta le sue vicissitudini nell’accordo definito “salva tessili”

Ottana, un momento dell'assemblea dei lavoratori con sindacati e amministratori

Tante le soluzioni proposte da parte della Regione, dei Sindacati e politici locali ma niente di concreto e definitivo.

L’industria sprofonda, il comparto tessile in un soffio è stato spazzato via e tutte le iniziative per collocare gli ex lavoratori sono risultate vane.

Un ex lavoratore tessile in questa lettera racconta la sua testimonianza e lancia un appello alle Istituzioni ovvero di non creare dei palliativi ma di dare alla collettività delle concrete soluzioni.

Un anno fa quasi, il 7 agosto 2015, si definiva un accordo tra sindacati e Regione. L’accordo definito “salva tessili”.

Nelle intenzioni della giunta regionale, dicevano dall’ assessorato al lavoro, l’intero settore tessile e l’area del Nuorese in particolare avrebbero dovuto rappresentare un modello sperimentale di applicazione delle nuove politiche attive per il lavoro. Per questo l’intesa con i sindacati avrebbe dovuto prevedere un costante monitoraggio delle misure attivate. L’idea di fondo era quella di consentire una valutazione puntuale e adottare, in caso di necessità, gli opportuni correttivi.

Ebbene dopo quasi un anno si potrebbe pensare che come modello sperimantale, questo del progetto salvataggio tessili, possa servire alla Regione per capire con esattezza cosa non fare. Rileggere poi queste dichiarazioni che venivano rilasciate alle agenzie di stampa fa venire la pelle d oca.

Il progetto “Welfare to work” che serviva tramite incentivi all assunzione a tempo indeterminato e di cui si stimava ( ma solo per buttare delle cifre senza una logica) potesse interessare 200 unità lavorative è miseramente fallito nel bando del 2015 con un paio di unità lavorative effettivamente assunte. Probabilmente per la poca collaborazione tra regione csl e mondo dell impresa!

I tirocini del progetto Flexicutity, sebbene possano essere interessanti e potrebbero solo per pochi comunque creare una possibilità di occupazione stabile, sono sembrati essere il sostituto degli ammortizzatori sociali.

Dei cantieri verdi ancora non si sa niente.

Questi tre progetti sopracitati secondo quando dichiaravano all assessorato regionale del lavoro sarebbero dovute essere soluzioni tampone in attesa di trovare soluzioni per un piano di occupazione stabile.

Per sistemare gli ex tessili si guardava anche ai progetti dei comuni di Ottana (serre nell’ex Legler) e del Marghine (conservazione e pulizia dei monumenti archeologici).

Ovviamente anche quest ultima soluzione era buttata li giusto per scrivere qualcosa perchè evidentemente priva di un minimo di indagine sull effettiva fattibilità.

E cosi dopo un anno ci troviamo nella situazione che le fantomatiche “politiche attive del lavoro” sono passate da essere “soluzione tampone” ad essere l unica soluzione ancora prospettabile per un esercito di nuovi disoccupati che man mano aumenta.

Il monitoraggio delle misure attivate diventa sempre più raro tra sindacati e regione, anche perchè misure non ne esistono proprio.

I continui e sicuramente mirati ritardi ,di mesi e mesi, nell attivazione delle delibere sono l’ unica cosa che in regione riescano a fare in modo esemplare.

È stato riaperto proprio ieri il bando “welfare to work” che speriamo abbai effetti più positivi di quello disastroso del 2015 mentre i nuovi tirocini del programma “flexicurity” di cui ci doveva essere la disponibilità a partire da metà giugno non si sa ancora niente e questa condizione si accetta per l’ennesima volta in modo passivo come che sia diventata la normalità o una consuetudine il fatto che 3-4 mesi di ritardo sia la norma. Periodi di tempo dove di norma le persone mangiano e hanno spese, spese che non aspettano di sicuro.

La mancanza totale di forme di protesta lascia perplessi in molti. Non si può piu accettare che persone lautamente retribuite e da poco tra l altro autopremiate possano giocare sulla pelle di lavoratori ormai ridotti allo stato di depressione. Non si possono più accettare i ritardi sulle briciole che l’assessorato del lavoro ci da una volta l’anno.

Sarebbe ora che lavoratori, sindacati e politici della zona mettessero un freno a queste continue prese in giro da parte della Regione perchè il 7 agosto del 2015 tutti i rappresentanti istituzionali in accordo con i lavoratori, si sono presi un impegno nel cercare di creare qualcosa. È giusto che tutti rispettino il loro impegno.

Firmato da un ex tessile

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