Delitto Monni-Masala: i presunti assassini? Due soggetti pronti a uccidere ancora

Sonia

Delitto Monni-Masala: i presunti assassini? Due soggetti pronti a uccidere ancora

venerdì 27 Maggio 2016 - 06:20
Delitto Monni-Masala: i presunti assassini? Due soggetti pronti a uccidere ancora

Enrico Paolo Pinna e Alberto Cubeddu

A due giorni dall’arresto, questi sono i profili che i magistrati stilano dei due ragazzi

«Paolo Enrico Pinna poteva uccidere ancora e se lasciato libero poteva inquinare le prove».

UN TERRIFICANTE VERITÀ: La terrificante verità emerge nell’ordinanza del Gip del tribunale dei minori di Sassari Stefania Palmas, che ha portato in carcere il 18enne di Nule accusato, assieme al cugino Alberto Cubeddu, 21enne di Ozieri, degli omicidi dello studente 19enne di Orune Gianluca Monni e del 28enne di Nule, Stefano Masala, il cui cadavere non è mai stato trovato e sul quale i due avrebbero voluto far ricadere la colpa del delitto del giovane studente.

UN SOGGETTO PERICOLOSO: ll giudice, nelle 101 pagine del fascicolo, descrive Pinna – minorenne all’epoca dei fatti – come un soggetto pericoloso. «La concretezza e l’attualità del pericolo che Pinna, se lasciato libero, potesse commettere altri reati della stessa indole di quelli già commessi – scrive il Gip – emerge peraltro dal contegno tenuto in famiglia. Egli infatti è soggetto dalla personalità irascibile e con assoluta disinvoltura traduce in atti di violenza – addirittura nei confronti della madre, che spesso ha confessato ai parenti di averne paura e in talune occasioni di aver dovuto scappare di casa».

Il giudice spiega quindi i motivi che avrebbero potuto scatenare ne 18enne altre azioni violente. «Non è stata ancora restituita a Pinna la pistola sottratta a Orune e questo potrebbe alimentare ulteriori propositi di vendetta – si legge nell’ordinanza. I recenti sviluppi delle indagini espongono a pericolo anche i soggetti che hanno reso dichiarazioni atte a compromettere la posizione di Pinna e Cubeddu. Dalle intercettazioni inoltre è emerso che Pinna continua a disporre di armi. La permanenza in casa non consentirebbe di contenere il rischio di inquinamento probatorio per la costruzione di un falso alibi, attività che peraltro coinvolgono i familiari».

CUBEDDU SUCCUBE DEL CUGINO: Non era da meno il cugino di Pinna, Alberto Cubeddu, descritto dal GIP del Trbunale di Nuoro Mauro Pusceddu come: «un succube incapace di resistere a ogni suggerimento del cugino e a ogni suo desiderio criminale».

Nell’ordinanza di 54 pagine emerge anche che: «la giovane età dei due soggetti, unita alla gravità degli atti commessi, è in grado di comprovare la sussistenza delle esigenze cautelari. Parliamo di ragazzi che non esitano a sparare per nulla, parliamo di soggetti che continuano dopo oltre un anno dall’omicidio a cercare la pistola presa a Orune a Paolo Enrico Pinna. I due si agitano attorno alla pistola e alle armi, che dalle intercettazioni sappiamo usare con abitualità» conclude il GIP.

LE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI: «Stefano è morto ed è stato Paolo». Lo ripete ossessivamente Roberto Pinna, il padre del 18enne in carcere insieme al cugino con l’accusa di duplice omicidio, rispondendo alle domande incalzanti della moglie, Giovanna Molinu. La conversazione emerge da una intercettazione ambientale del 9 luglio 2015, due mesi dopo l’omicidio dello studente di Orune, Gianluca Monni, 19 anni, contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

LE CONFIDENZE ALLA MADRE: «La madre di Paolo Enrico Pinna sa benissimo quello che è successo e si chiede chi altri possa aver ucciso un ragazzo disabile per prendergli la macchina, commettere un omicidio e poi diffondere la voce del suicidio del presunto autore per ragioni sentimentali», scrive il Gip del tribunale dei minori di Sassari, Stefania Palmas. Sempre nelle intercettazioni ambientali, questa volta del 26 giugno 2015, il ragazzo incalzato dalla madre sulla vicenda non nega mai di aver ucciso e finisce per dare la colpa proprio a sua madre: «perché ti dicevo di darmi i soldi, così quella sera me ne uscivo con una ragazza e non andavo a Orune (riferito alla festa di Cortes Apertas in cui è scoppiata la rissa con Monni ndr).

«Credo che tu debba andare da uno psicoterapeuta», risponde la donna.

E in un’altra intercettazione il figlio la attacca pesantemente: «mà, vestiti adeguatamente che la gente ti guarda e sembri una mignotta».

«Sono vestita da casa e non me ne frega proprio niente», risponde lei.

«No perché sembri una puttana, non per altro, e la gente non ci esce con i figli di puttana, lo sai?».

«E tu invece lo sai cosa, lo sai che sei un assassino…..» alza i toni la donna.

«Gli assassini li guardano meglio dei figli di puttana», replica secco il ragazzo…

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