APAN: Il futuro del parco del Gennargentu? Coinvolgere sindaci e privati con la formula del found- rising

Sonia

APAN: Il futuro del parco del Gennargentu? Coinvolgere sindaci e privati con la formula del found- rising

lunedì 21 Marzo 2016 - 13:08
APAN: Il futuro del parco del Gennargentu? Coinvolgere sindaci e privati con la formula del found- rising

Nuoro, l'insegna dell'APAN Sardegna (foto S.Novellu)

Un’assemblea formata da tutti i sindaci del territorio per gestire l’area del Parco Gennargentu.

È la proposta del direttore dell’APAN  (associazione piccole e medie aziende) Gianfranco Seddone  sul tema che, in questi giorni, è tornato alla ribalta della cronaca, fondamentale, se si vuole pensare ad un volano per il territorio.

«Il Gennargentu è  un  attrattore  ambientale,  culturale  ed  economico  unico  in  Europa. Occorre  richiamare  la  legge  394/91,  per  rifarci  alla  sostitutiva  del  parco  e  per  sconfiggere  i teorici  del  “parchetto-giardinetto”  sotto  casa,  triste  e  misero  che  non  interessa  nessuno  e  senza alcun  valore  di  carattere  internazionale- afferma Seddone. Essi, infatti,  sono  senza  futuro   se  non  di  tipo  ambientale  e  vincolistico».

La proposta. L’Apan propone per la gestione dell’area il modello della fondazione di partecipazione con la formula del found- rising (con quote  private e pubbliche).

«Si tratta  di  un attualissimo  modo  di  gestire  organizzazioni  snelle ev capaci  di  stare  sul  mercato- afferma il direttore. L’assemblea  della  fondazione  non  può  che  essere  costituita  dai primi cittadini delle  comunità dell’Area,  che  detengono  la  maggioranza,  allargata  alla  Regione  con  poteri  di  rappresentanza delegati  dallo  Stato,  da  privati  o  da  fondazioni  private  che  concorrono  al  bilancio  e  alle attività».

La Storia. La  prima  proposta  di  istituzione  del  Parco del  Gennargentu  fu  portata  avanti  negli  anni 30 dal  senatore  Avv.  Antonio  Monni  di  Orgosolo,  ma  non  ebbe  conseguenze  sul  piano normativo  ed  attuativo. In  questa  prima  fase  si  aveva  la  concezione  di  parco  “conservazionista”,  visto con criteri esclusivamente  naturalistici. Il  problema  posto  era  quello  della  conservazione  di  specie  viventi  o  di  interi  ecosistemi. La  tradizione  europea  suggeriva  l’idea  di  parco,  come  zona incolta  o  comunque  selvatica,  sottratta  alle  attività  produttive  umane.  Nel secondo dopoguerra si  affiancano  nuove  funzioni  quali  la  ricerca  scientifica  e  ricreativa.  In  questa  concezione  gli enti  locali  non  hanno  alcun  particolar ruolo da svolgere; Il  modello è quello della  riserva integrale,  un  territorio  in  cui  non  esistono  residenze  stabili  né  attività  produttive. Nel 1960  viene  presentato  il  progetto  parco  della General  Piani che genera forti malumori tra le popolazioni, che si sentono espropriate  del  loro  territorio  e della  millenaria  gestione  che  avevano  su  di  esso.

Diverse manifestazioni  popolari portano al boicottaggio della progettualità della creazione del parco con la motivazione di qualcosa calato dall’alto.

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