Buona scuola: la prima denuncia alla commissione europea dei docenti sardi parte da Nuoro

Sonia

Buona scuola: la prima denuncia alla commissione europea dei docenti sardi parte da Nuoro

mercoledì 23 Settembre 2015 - 09:59
Buona scuola: la prima denuncia alla commissione europea dei docenti sardi parte da Nuoro

Liceo Fermi, flash mob contro il Ddl "La buona scuola" (© foto S.Novellu)

Manifestazione contro il Ddl

Nuoro, manifestazione contro il Ddl “La buona scuola” (© foto S.Novellu)

Il reclutamento nazionale discrimina i docenti sardi

Il campanello dell’ingresso in classe ha suonato quindici giorni fa ma gli insegnanti contro a nuova riforma scolastica non gettano la spugna e proseguono la loro battaglia per difendere i loro diritti.

Un gruppo di docenti nuoresi, tutelati dall’avvocato Claudio Solinas, contestano la Legge 107/2015 ed inoltrano denuncia alla Commissione Europea .

L’avvocato  Solinas, che da anni si occupa di diritto scolastico ed  ha intrapreso tantissime battaglie per i diritti dei precari della scuola, contesta in particolare i commi 76 e 77 dell’art. 1 della Legge 107/2015, i quali proteggono tutte le altre regioni a Statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano ma non la Sardegna.

«Non possiamo consentire che tutto possa passarci sopra come un treno ad alta velocità che rovescia le nostre vite, le nostre esistenze; non ci rassegnamo alle “migrazioni forzate”  che impedisce  la scelta di lavorare e restare nella nostra isola e non consente la conduzione di un progetto educativo per i nostri figli e per la nostra famiglia» affermano i docenti.

Inizialmente è stato chiesto alla Regione e ai rappresentanti sardi in Parlamento,  di tutelare i diritti degli insegnanti sardi che rispetto ai loro colleghi nazionali, partono svantaggiati per i trasferimenti nella Penisola ma il loro appello è stato inascoltato.  L’ultima delusione è stata quando la Giunta Pigliaru ha deciso qualche giorno fa di non percorrere il ricorso volto a sollevare la incostituzionalità della Legge 107/2015, contrariamente al  Veneto e alla Puglia.

Ieri la protesta dei docenti sardi è riapprodata a Cagliari  con un sit in dei docenti che lamentano una mancata tutela proprio dall’Istituzione isolana più autorevole.

«I docenti sardi sono costretti ad emigrare per avere un ruolo, una stabilizzazione, dopo anche un decennio di precariato; si trovano da anni in G.A.E (graduatorie ad esaurimento) e attendono invano un lavoro stabile.

Il legislatore nazionale, che avrebbe voluto risolvere il precariato, con la censurata legge 107/2015 non ha tenuto conto delle peculiarità della nostra regione e dei docenti sardi, ignorando norme,  trattato di Amsterdam e della Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea» evidenzia il legale Claudio Solinas.

Sono  oltre 2300 docenti  che si sono rifiutati di inoltrare la domanda per il trasferimento in ambito territoriale, il quale il  più vicino, nell’ipotesi più favorevole, risulta essere ad oltre 500 chilometri dalle loro famiglie, con una retribuzione, molto inferiore a quella media di Francia Germania ed Inghilterra di 1300 euro mensili, a prescindere dagli anni di precariato.

Il fronte dei docenti è ampio, non si arrendono neppure i 1700  docenti che hanno presentato la domanda per partecipare alla fase B del reclutamento nazionale.

«Il fac simile della domanda , presenta gravi carenze, non contempla neppure in un ipotetico trasferimento, l’opzione per coniugi o conviventi qualora entrambi   esercitino l’attività di insegnante di stare nella stessa città, o in una sede vicina. Il rischio è quello che un docente sardo abbia il ruolo a Palermo mentre il suo coniuge ad esempio   a Bologna» sottolinea il legale.

Sono tanti gli insegnanti da Cagliari, Sassari e Oristano che assieme ai colleghi nuoresi parteciperanno alla denuncia avanzata alla Commissione Europea.

«L’applicazione della legge sarebbe per molti di loro devastante e si tradurrebbe nell’impossibilità di rifiutare la proposta di assunzione in ruolo; la scelta è per loro obbligata, o accettano, altrimenti vengono depennati dalle graduatorie ad esaurimento e devono riprensentarsi al prossimo concorso a cattedre, anche dopo aver maturato 10 anni di precariato, conclude Solinas».

La parola ora passa all’ Europea che dovrà dare risposta entro un anno, e se la denuncia sarà ritenuta fondata, lo Stato italiano dovrà pagare ai docenti  una sanzione proporzionata alla gravità della violazione accertata.

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