Omicidio di Orune: Gianluca e Stefano si conoscevano. Gli assassini potrebbero avere le ore contate

Sonia

Omicidio di Orune: Gianluca e Stefano si conoscevano. Gli assassini potrebbero avere le ore contate

domenica 10 Maggio 2015 - 21:01
Omicidio di Orune: Gianluca e Stefano si conoscevano. Gli assassini potrebbero avere le ore contate

Carabinieri con mitraIl numero dei sospettati sale a quattro

Si stringe il cerchio sull’omicidio di Gianluca Monni, lo studente di Orune di 19 anni ucciso venerdì mattina mentre aspettava il bus per la scuola.

I suoi assassini potrebbero avere le ore contate.

Gli investigatori stanno lavorando su diverse piste ma quella più accreditata è collegata al giallo di Nule nel Goceano, paese distante solo 30 km da Orune, dove è scomparso Stefano Masala. Del 28enne non si hanno più notizie da giovedì, da quando è stato visto sulla Opel Corsa grigia del padre, trovata poi bruciata vicino a Pattada venerdì notte.

Più passano le ore e più per il giovane si teme il peggio. Tanto che i genitori per ritrovare loro figlio si sono rivolti perfino alla trasmissione “Chi la visto?”

L’ipotesi investigativa parte dai giorni delle Cortes Apertas tenutesi in paese il 13 dicembre 2014, quando due gruppi – uno composto da giovani provenienti da Nule, l’altro da ragazzi di Orune, tra cui lo studente ucciso – arrivarono allo scontro. Qualche bicchiere di troppo, insulti e apprezzamenti eccessivi per la ragazza di Gianluca Monni, che reagì e fu minacciato a sua volta con una pistola puntata alla tempia da un minorenne di Nule. Lo studente riuscì a disarmarlo e anche a picchiarlo. Un affronto così non poteva rimanere impunito: secondo gli investigatori sarebbe quella la causa scatenante dell’esecuzione di venerdì.

C’è, però, un altro elemento sotto la lente di ingrandimento degli investigatori: la macchina dello scomparso, una Opel grigia, e quella usata dai killer. Secondo alcuni testimoni, i sicari sarebbero scappati a bordo di una vettura grigio scura.

L’ipotesi, dunque, è che il ragazzo di Nule – sulla cui gentilezza, disponibilità garantisce l’intero paese – sia stato “ingaggiato” come autista da alcuni suoi compaesani, gli autori della spedizione omicida. E uno dei protagonisti dell’assurdo regolamento di conti potrebbe essere un minorenne, lo stesso che a dicembre avrebbe minacciato la vittima.

La spedizione punitiva che ha ucciso lo studente, potrebbe aver poi fatto sparire Masala, anche se non si esclude l’allontanamento volontario.

Gli inquirenti tuttavia non tralasciano le altre piste, che portano in almeno un caso a un paese vicino a Nule, dove c’è un altro sospettato.

Il numero dei sospettati, che fino a stamattina era di tre persone, di cui due a Nule, dunque si allarga. Per gli investigatori la soluzione del caso è vicina ma non imminente.

Domani è previsto un vertice di coordinamento con la Procura di Nuoro che dirige le indagini. I militari stanno lavorando sulle intercettazioni, sull’incrocio delle testimonianze e sull’analisi del materiale raccolto dalle uniche due telecamere presenti nel percorso dei killer: quella del Banco di Sardegna in Corso Repubblica (la via dove è stato ucciso il giovane) e quella delle Poste, poco sotto il corso, considerata una delle possibili vie di fuga degli assassini.

Troppo vaga per il momento la ricostruzione dei testimoni presenti sulla scena del delitto. Parlano di un’auto grigia ma non di una precisa marca. Auto che sarebbe passata almeno due volte davanti all’obiettivo, prima dell’esecuzione.

Elementi di un puzzle che sta per essere ricomposto, e che potrebbero portare a diversi fermi nelle prossime ore.

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