Dall'espiazione della pena alla redenzione: un incontro dibattito alla Parr. S. Domenico Savio

Sonia

Dall'espiazione della pena alla redenzione: un incontro dibattito alla Parr. S. Domenico Savio

lunedì 20 Aprile 2015 - 09:19
Dall'espiazione della pena alla redenzione: un incontro dibattito alla Parr. S. Domenico Savio

Dall'espiazione della pena alla redenzione

Dall'espiazione della pena alla redenzione

Dall’espiazione della pena alla redenzione

All’incontro dibattito, che si terrà oggi, lunedi 20 aprile 2015, alle ore 18.00 nei locali della Parrocchia San Domenico Savio a Nuoro, dopo i saluti del parroco Don Manfredo Leone, interverranno il Dott. Avv. Ariuccio Carta, che introdurrà il concetto di “Pena”; la Dott.ssa Adriana Carta, che parlerà del “Ruolo del Magistrato di Sorveglianza oggi”; Don Giampaolo Muresu, illustrerà i rapporti tra “Fede e Redenzione” e, infine, il Dott. Sebastiano Masala che chiuderà il dibattito con un argomento scottate, ovvero “Il Recupero del Condannati in Comunità”. La moderazione e le conclusioni sarranno affidate al Dott. Pietro Caggiari.

Per l’esperienza umana e professionale siamo lieti di registrare che vi è nei confronti del giudizio della pena e dell’espiazione una più acuta sensibilità che in passato. Chi, come noi, ha vissuto a Nuoro nei periodi dei gradi processi non dimentica certo il corteo delle mogli e delle madri che attendevano la sentenza del Tribunale con viva trepidazione. Nel dibattito, nell’aula severa del vecchio Tribunale, affrontavamo certo argomenti di diritto e in relazione ai fatti non poteva attenuarsi la passione umana nei difensori e nei giudici, proprio quando si disponevano a leggere la sentenza.

Anche società povere come le nostre, di economia agro-pastorale, manifestavano una conoscenza dei temi del diritto, ma non potevano prescindere da sentimenti e preparazione che precedevano il giudizio e che ne avrebbe accompagnato la sentenza. Dopo il dibattito, chi era giudicato, lasciava il Tribunale, molto spesso piegato da una condanna che non reputavano giusta o, talvolta, sollevati da una assoluzione nella quale aveva sperato. Però, prima e dopo il giudizio, secondo gli ordinamenti, vi era il tempo della carcerazione che spesso veniva consumata in attesa del giudizio o nell’eventuale atto di appello.

Ancora giovani potevamo assistere a questi mesti cortei che dal vecchio Tribunale portavano al carcere squallido ed austero definito “La rotonda”. Nel corso dell’espiazione poi continuava il flusso di molte mogli e madri, verso i loro congiunti detenuti e poi si sperava e si pregava per una possibile liberazione.

Qualche giorno fa hanno fatto compiere una visita ad un carcere di altra provincia che era stato realizzato con lo stesso disegno architettonico e con la stessa impostazione circolare. Secondo una concezione inumana dell’espiazione, non dovevano consentire una vita che non fosse di sofferenza. Poteva accadere, pertanto, che giovani, in piena salute, lasciassero il carcere, dopo il periodo di detenzione, minati nella mente e nella salute.

Uno degli atti più importanti che fece il Comune di Nuoro fu quello di abbattere il vecchio luogo di pena per realizzare uno stabilimento che perseguisse l’obiettivo della punizione con molta umanità, considerando che la privazione della libertà era la pena.

Noi abbiamo potuto sentire, nel corso della vita parlamentare, l’illustre Senatrice Rita Levi.

A tanto pensavamo ancora giovani e potemmo apprezzare la scelta di Gianoglio prima e di Corrias poi di distruggere quel monumento alla crudeltà. La privazione della libertà, si ripete, è già una pena. Si ritiene che l’uomo possa riflettere sulle sue responsabilità e che venga restituito alla comunità un soggetto diverso. Vi è intorno al detenuto la solidarietà familiare, prima la madre e la moglie, ma nella nostra società rurale vi era anche, e riteniamo tuttora, da parte di chi, pur accettando il giudizio, non toglieva la solidarietà a chi era stato privato della libertà. C’è di più. Accadeva che il detenuto che rientrasse in libertà, se era un pastore, privo oramai di gregge e di risorse, venisse dalla collettività ricostituito un gregge con i soggetti di maggior pregio che a lui venivano donati. Non era in discussione ragione o torto, vi era l’umanità che offriva la propria anima a chi aveva sofferto.

Trovandoci per caso in una città del Lazio, potemmo assistere alla liberazione, dopo 30 anni, di un detenuto il cui nome ci era noto. All’uscita dal carcere egli si prodigò in ringraziamenti perché aveva raggiunto un piccolo gregge di 100 capi, donato dal pastori sardi emigrati.

Ci è accaduto di assistere anche al primo incontro di un Papa con i detenuti: era Giovanni Paolo II, dal portamento austero, ma ricco di tanta umanità. La prima visita in Sardegna, a Cagliari, la fece a Buoncammino. Poi parlò con i detenuti con una straordinaria semplicità e con un’incomparabile tenerezza. Potemmo notare che molti detenuti letteralmente piangevano: il Papa aveva portato il conforto della fede e la solidarietà dell’uomo. Si è da poco ripetuto a Poggio Reale dove il Papa ha consumato il pasto con i detenuti. Solo chi non assiste a queste manifestazioni può dubitare del grande valore di questi gesti, ispirati e benedicenti.

Per questo ci siamo sorpresi giorni fa, quando centinaia di cittadini si sono recati a visitare il Carcere di Buoncammino. Non vi era curiosità, vi era tanto profondo sentimento umano. Il terribile edificio aveva raccolto la pena di migliaia di detenuti e i visitatori non potevano che restare sorpresi dalla durezza della struttura. Oggi si fa uno sforzo per migliorare la loro vita.

Bisogna andare incontro a questi sentimenti di solidarietà umana verso chi soffre, ancorchè debba espiare una pena. Per questo ci è stato si sollievo vedere altri stabilimenti e da ultimo il Carcere di Uta, con ambienti ampi e pieni di luce, collegati con dei corridoi non oppressivi, ma quasi aperti. Ci è sembrato che gli stessi agenti di custodia che assolvono ad un compito, riteniamo per loro molto severo, manifestassero segni di sollievo. Così a noi è sembrato. L’espiazione è un valore che appartiene all’uomo e bisogna comprenderlo, secondarlo e, se si può, renderlo pieno di senso umano.

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