Una serie di iniziative che sono andate ben oltre i tipici festeggiamenti nei locali
Conoscevo una donna che aveva tante aspirazioni e sogni. Poi questa donna si è innamorata, fidanzata e sposata con un uomo violento e allora è morta dentro.
La donna per ogni sua frase e gesto espresso inizialmente veniva denigrata dal marito, poi le parole si sono trasformate in minacce, percosse e strattoni.
«Sei una cretina, incapace e stupida dove vuoi andare senza di me, non vali niente!» Poi schiaffi, insulti e botte sempre più pesanti che lacerano anima e corpo.
La donna aveva provato a ribellarsi, un giorno decise di raccontare tutte le violenze subite da parte del marito alla madre.
La madre dopo aver sentito il suo racconto con voce ferma le rispose: «figlia mia tu non lo devi provocare, devi stare zitta e sopportare».
Peccato che anche quando stava zitta la donna venisse percossa dal marito, per motivi apparentemente futili ma per lui sufficienti per giustificare tali azioni: il pranzo non era pronto alla giusta ora, la camicia non era stirata alla perfezione, la moglie che non sentiva i suoi richiami all’ordine o faceva l’errore di addormentarsi improvvisamente davanti alla televisione o in altre situazioni per la stanchezza.
Questa donna rappresenta tante donne che ogni giorno vivono soprusi da parte di uomini violenti che pensano che tutto questo sia la normalità, che hanno madri deboli che le sentono ma non le ascoltano, insegnano alle figlie a subire in silenzio; che hanno una famiglia che le lascia sole.
Conoscevo una donna, che come tante altre donne, dopo tanti anni di violenza subita in silenzio per paura di ripercussioni su di essa e sui suoi figli, ha deciso di denunciare il proprio aguzzino, perché le donne e gli uomini che si amano insegnano che l’amore non è possesso ma è rispetto del prossimo.
Le donne di Nuoro hanno voluto dedicare l’otto marzo alla violenza e al femminicidio.
Il 7 marzo è andato in scena il monologo teatrale organizzato dalla UIL e magistralmente interpretato dall’attrice Valentina Loche (della Compagnia teatrale i Barbariciridicoli) tornata sul palcoscenico dopo quattro mesi di maternità. Marcella o dell’uccisione dell’anima: Marcella è una donna milanese che si sposa con un poliziotto sardo e torna a vivere a Olbia. La donna, durante un viaggio in treno da Macomer a Cagliari si confida con un’estranea e racconta vent’anni di matrimonio vissuto tra violenze fisiche e psicologiche.
L’otto marzo mille magliette rosa hanno invaso le vie della città. La “Corsa in Rosa” organizzata dalle atlete della società Amatori Nuoro ha registrato la partecipazione di oltre 1000 iscritte che hanno corso, camminato e marciato insieme metaforicamente verso la libertà.
La CGIL, infine, sempre l’otto marzo, ha organizzato la rappresentazione teatrale D’amore non voglio morire. Il testo, tratto dall’Otello di Shakespeare, liberamente adattato dalla regista Partrizia Viglino e portato in scena dalla compagnia “Le arti libere” di Dorgali, ha raccontato del femminicidio, un termine che esprime la sostanziale bestialità che l’uomo compie nei confronti di una donna che in genere si conclude con la morte della donna stessa.
«Sono proprio le mura domestiche le testimoni del più alto numero di omicidi nei confronti delle donne. Il secondo rapporto EURES sul femminicidio in Italia presentato a novembre del 2014 mette in evidenza come il 45,1% delle vittime perdano la vita per mano dei mariti o dei compagni e il 66,6% in ambito familiare. L’età media delle donne uccise sempre in ambito familiare è di 51,5% in prevalenza nel Centro Sud. Secondo i dati resi noti dal Viminale dal 4 marzo 2014 al 3 marzo 2015 sono 137 le donne che hanno perso la vita, consola che è un dato fortunatamente in calo rispetto all’anno precedente» ha sottolineato Maddalena Casula, segretaria confederale CGIL e responsabile delle politiche di genere della CdL di Nuoro, durante il suo intervento.
L’otto marzo a Nuoro ha significato tutto questo e si è andati oltre la mimosa, le feste nei locali e gli spogliarelli per non dimenticare le tante Marcelle, Donatelle, Marie, Silvie, Elisabetta ecc. ecc. che ancora subiscono in silenzio.
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