Quattro mori: «la nostra vera bandiera è la lingua»

Sonia

Quattro mori: «la nostra vera bandiera è la lingua»

lunedì 09 Febbraio 2015 - 09:45
Quattro mori: «la nostra vera bandiera è la lingua»

Coordinamento pro su Sardu Ufitziale

Coordinamento pro su Sardu Ufitziale

Coordinamento pro su Sardu Ufitziale

Coordinamento pro su Sardu Ufitziale: «Starebbe al Presidente della Repubblica tutelarla»

«La vera bandiera dei sardi è la lingua e il compito del Presidente della Repubblica è tutelarla applicando la Costituzione», è quanto sostiene il Coordinamento pro su Sardu Ufitziale (CSU) in un documento redatto in limba, a pochi giorni dalla lettera dello scultore Pinuccio Sciola al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, con la quale chiede di cambiare la bandiera sarda, togliendo i Quattro Mori che rappresentano – secondo la versione storica più diffusa – le teste mozzate di quattro saraceni sconfitti dagli aragonesi durante la battaglia di Alcoraz in Spagna.

L’associazione di tutela della lingua precisa che non vuole scrivere al Presidente per chiedere nessuna grazia, ma vuole solo ricordare che il massimo garante della Costituzione ha il dovere di occuparsi di diritti che non sono ancora tutelati, in particolare l’articolo 6 della Costituzione sulla difesa delle minoranze linguistiche.

«Non pensiamo che il Presidente abbia le competenze per decidere della nostra bandiera, ma constatiamo che ci sono persone che non hanno ancora capito che lo stendardo più rappresentativo della Sardegna è la lingua. Noi pensiamo che la Repubblica debba rispettare, insieme alla attuale bandiera, anche “sa limba sarda” e che anzi la debba tutelare anche in forza di una recente sentenza della Cassazione».

Secondo il CSU, organismo di attivisti nato lo scorso giugno in polemica con le politiche della Giunta Pigliaru, nonostante le previsioni costituzionali la Repubblica ha impiegato 50 anni ad approvare una legge in materia (la 482 del 1999) che non viene neppure dotata di risorse sufficienti. Il Parlamento, inoltre, non ratifica la Carta Europea delle Lingue proprio per non prendere impegni solenni con i partners dell’Unione in merito alle minoranze interne. Una frecciata anche alle istituzioni sarde accusate di non fare il loro dovere.

Il documento si chiude con l’impegno di segnalare alle autorità internazionali qualsiasi violazione ai diritti delle minoranze da parte dell’Italia.

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