Giuseppe Carrus dalla passione per l'enogastronomia al Gambero Rosso

Sonia

Giuseppe Carrus dalla passione per l'enogastronomia al Gambero Rosso

sabato 29 Marzo 2014 - 08:30
Il giornalista del Gambero Rosso Giuseppe Carrus (© foto S. Novellu)

Il giornalista del Gambero Rosso Giuseppe Carrus (© foto S. Novellu)

La qualità dei nostri prodotti merita una diffusione in tutto il mondo

 
Giuseppe Carrus, dopo una Laurea in Scienze della Comunicazione (con una tesi sul linguaggio delle guide gastronomiche), un diploma di Sommelier e vari corsi in Italia e all’estero, consegue il Master in giornalismo enogastronomico del Gambero Rosso, sintesi e anello di congiunzione tra studio e passione. Oggi si occupa delle guide vini della testata.
Lo abbiamo incontrato in occasione dell’evento organizzato dall’Acquario di Cala Gonone “Coltivando la sostenibilità, tra ostriche e vini”, in occasione della quale ha giocato nell’abbinamento tra ostriche (prodotte dalla Cooperativa Ostricola Mediterranea e proposte al naturale, con alcune gocce di limone e alcune di olio extravergine) e tre grandi vini della  Cantina di Dorgali.

Cosa significa essere giornalista e referente della Sardegna per il Gambero Rosso? 

Significa semplicemente tanta responsabilità, in quanto la Sardegna ha tanto da offrire. Sardegna quasi un Continente (il riferimento è al titolo del noto volume di Marcello Serra degli anni Cinquanta ndr): l’Isola nell’agroalimentare ha da offrire produzioni diversissime, una enorme biodiversità, una situazione climatica che cambia da zona a zona, un mare che da il suo influsso così come fanno le zone interne più collinari, tutto questo si traduce in grandi prodotti. Grandi prodotti che abbiamo sempre fatto ma che probabilmente non abbiamo saputo ancora comunicare bene. La responsabilità, da questo punto di vista non è dei produttori, il loro operato si deve limitare alla produzione, semmai è dei giornalisti e della comunicazione, che deve trasmettere al meglio queste potenzialità, ecco cosa significa essere responsabili di un prodotto di qualità.

Il giornalista del Gambero Rosso Giuseppe Carrus (© foto S. Novellu)

Il giornalista del Gambero Rosso Giuseppe Carrus (© foto S. Novellu)

Quali sono i punti di forza e le debolezze delle nostre nostre produzioni di eccellenza? 

I punti di forza sono quelli che derivano dagli influssi della geografia della nostra terra, che da tantissimo alle qualità organolettiche dei prodotti: complessità, diversità, uno spettro aromatico e di sapore incredibili. E poi è la testimonianza di un passato, un passato che ha radici antiche e che andrebbe valorizzato. I punti di debolezza, invece, derivano soprattutto dal fatto che non riusciamo a essere sufficientemente uniti, le eccellenze le abbiamo, ma dobbiamo lavorarci molto. Faccio un esempio: le cooperative sarde del vino, per qualità del prodotto, a livello nazionale sono citate tra le migliori, quindi dalla filosofia della cooperativa, sinonimo di uno stare insieme, di fare gruppo dobbiamo trarre un insegnamento importante.

Il territorio barbaricino ha delle eccellenze in campo enogastronomico che potrebbero costituire un fattore di attrazione turistica e di opportunità lavorative invece risulta essere una delle zone più colpite dalla crisi e dalla disoccupazione, quale può essere la spiegazione:

La Barbagia è la zona più interna dell’Isola, un’isola nell’Isola, quindi se l’insularità, di per se ha molti punti di forza ma, purtroppo, anche di debolezza, in quanto isolata dal resto del mondo, un isola nell’isola ne ha ancora di più. La grande forza della Barbagia sta nelle sue materie prime, queste però non riescono a uscire dall’ambito locale. Faccio un esempio: grandissimi pascoli…  grandissimi formaggi… ma non riusciamo a concepire che questi potrebbero diventare un prodotto di eccellenza per tutto il mondo. Grazie alla rete, questi produttori possono essere aiutati a capire che non sono un isola nell’isola, ma che si trovano al centro del mondo come sarebbero se si trovassero a New York o in Giappone, quindi sta a chi ha in mano la comunicazione aiutarli a capire che il loro non è, per tornare all’esempio di prima, un semplice pezzo di formaggio, ma una grande eccellenza che se portata in giro per il mondo si tradurrebbe in un grande espressione di cultura del territorio.

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