Convegno sulla mafia: Giovanni Impastato dialoga con gli studenti

Sonia

Convegno sulla mafia: Giovanni Impastato dialoga con gli studenti

venerdì 14 Marzo 2014 - 17:27
La preside Carla Marchetti con lo scultore Roberto Ziranu (© foto S.Meloni)

La preside Carla Marchetti con lo scultore Roberto Ziranu (© foto S.Meloni)

La Mafia è nello Stato

Quest’anno, 40 alunni del Liceo Musicale Sebastiano Satta parteciperanno alla Giornata della memoria dedicata alle vittime della mafia, promossa da LIBERA, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti,  in programma a Latina il 21 marzo prossimo.

 Ieri legato alla Giornata della Memoria, si è tenuto presso lo stesso Istituto, il convegno  sulla legalità. La Preside Carla Marchetti ha presentato gli ospiti che si sono confrontati con gli allievi: Giovanni Impastato, fratello di Peppino (morto vittima di un attentato mafioso la notte tra l’8 e il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del corpo del presidente della DC Aldo Moro in via Caetani, ucciso a sua volta dalle Brigate Rosse),  il pittore Pino Manzella (autore di manifesti e vignette, collaboratore del circolo Musica e Cultura” e di Radio Aut a Cinisi e narratore di luci e ombre della Sicilia), che faceva parte attiva, fin dagli esordi, del gruppo di Peppino Impastato.

Il Convegno

Durante l’incontro non sono mancati gli spunti di riflessione sul delicato tema affrontato. Ad esempio attraverso la musica e le immagini: Nicol e Francesca due studentesse,  accompagnate dalla  chitarra,  hanno interpretato la canzone dei Cento passi, mentre sullo schermo dell’aula magna scorrevano le immagini e il video dell’omonimo film. La studentessa Clara Di Nella,  racconta la figura di  Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, il quale, fu ucciso in un attentato a causa delle sue denunce contro le attività mafiose e perché si divertiva a ridicolizzare i boss del suo paese, tra i quali spiccava Don Tano Badalamenti, capo della cosca mafiosa di Cinisi. Infine, i ragazzi della  4C proiettano il filmato “Educare alla bellezza” con scritte, immagini e video dove Peppino si auspicava che venisse spiegato alle persone la bellezza delle cose.

In sala era presente anche Antonella Simula, la quale, ha organizzato a Macomer la prima edizione del Festival della legalità, in corso in questi giorni (10-15 marzo) dal titolo emblematico: “Conta e Cammina”.

Il ricordo del fratello

 I momenti più commoventi e profondi si sono avuti quando Giovanni Impastato ha delineato la forte figura del fratello iniziando dalla loro infanzia.

Già perché a Peppino le sfide gli sono sempre piaciute, ad esempio:« si giocava a catturare le rane e a tenerle in mano il più possibile, un’impresa che si rivelava difficile- afferma Giovanni- poiché queste erano viscide. Ma non ci arrendevamo facilmente».

Poi ricordi passano dall’infanzia ai momenti dell’adolescenza, nella quale si evince più chiaramente l’impegno alla lotta contro “Cosa Nostra”.

«Peppino, 15 anni prima del  propio omicidio,- prosegue il fratello- si recò coi suoi amici nel luogo dove venne ammazzato con un ordigno, il boss del paese Cesare Manzella imparentato con gli Impastato da parte materna. In quell’occasione Peppino disse che si sarebbe battuto per sconfiggere la mafia: voleva cambiare le coscienze di Cinisi, Palermo e della Sicilia intera».

 L’attività di Peppino Impastato contro la mafia sembra essere stata ispirata dal brutale omicidio di Manzella.

«Peppino faceva il giornalista e il fotoreporter, documentava i vari scempi edilizi tra cui un villaggio turistico costruito dalla mafia che bloccava gli unici ingressi al mare. Attraverso  la mostra itinerante “mafia e territorio” ovvero realizzando cartelloni che lui stesso e gli amici portavano per le vie del paese, denunciò tutti i misfatti che faceva l’organizzazione mafiosa locale. In quell’occasione lui e i suoi sostenitori si trasformarono in uomini sandwich, -scherza Giovanni- questo fu l’unico modo per informare i propri concittadini sulla realtà criminosa nella quale vivevamo e operavamo poiché pubblicamente  non c’era altra  possibilità di farlo»

L’invito di Giovanni alla generazione di oggi è quello di pensare con la propria testa e  evitare di perdere tempo con programmi televisivi piatti e che non portano a nessun genere di riflessione.

Peppino Impastato fu l’ispiratore di uno dei primi circoli femministi siciliani, il quale nacque proprio  a Cinisi e infine attraverso la sua  “Radio Aut” che trasmetteva attraverso il canale di frequenza libero  FM grazie all’autorizzazione avuta da un magistrato di Milano, continuò il suo giornalismo di inchiesta e denuncia contro le speculazioni edilizie, bloccando grossi progetti mafiosi.

Infine Giovanni Impastato si chiede perché stampa, magistratura e forze dell’ordine parlano dell’omicidio del fratello come atto terroristico e non mafioso.

Il giorno dell’omicidio

Peppino viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale; col suo cadavere venne inscenato un attentato, atto a distruggerne anche l’immagine, in cui la stessa vittima apparisse come attentatore suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia.

Secondo la testimonianza del fratello Giovanni, tra i primi ad arrivare nel luogo dell’omicidio oltre ai Carabinieri della caserma di Cinisi,  furono quelli del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo guidati dal maggiore Subranni,  (ora generale di Corpo d’Armata in congedo ed è stato anche comandante del ROS dei Carabinieri dal 1990 al 1993, mentre la figlia è segretaria del Ministro dell’Interno Alfano), il quale fu  uno dei principali sostenitori dell’ipotesi terroristica, invece che mafiosa.

Dunque Giovanni Impastato ha evidenziato come coloro che in qualche modo fuorviarono non approfondendo le indagini, abbiamo poi fatto carriera all’interno delle forze dell’Ordine.

Inoltre è stato sottolineato come in paese tutti sapevano i motivi reali per cui Peppino era stato ucciso ma bisognava tacere. Infatti nonostante le indagini portavano ad altre conclusioni, gli amici di Impastato avevano raccolto prove schiaccianti del fatto che quel delitto aveva una matrice mafiosa.  A Conclusione di ciò Giovanni Impastato ha sottolineato che La Mafia  è dentro lo Stato e non è stata ancora sconfitta e il modo per spezzare questo sistema e agire attraverso mezzi legali e cambiare la cultura che la giustifica.

Paolo Sanna © TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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