Apan: il nuorese sta sprofondando nelle parole

Sonia

Apan: il nuorese sta sprofondando nelle parole

giovedì 04 Luglio 2013 - 11:12

Non siamo più in periodo di parole ma occorrono i fatti di una ripresa

Lo denuncia l’Apan di Nuoro, associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese. Il direttore Gian Franco Seddone, attraverso un comunicato stampa, spiega nel dettaglio la situazione attuale.

Se è vero che la congiuntura economica negativa persiste da tempo, è altrettanto vero che la piccola media impresa ormai è al collasso. Gli artigiani e le PMI Sarde, se nei primi anni della crisi, sono riuscite a resistere, oggi sono K.O., metaforicamente hanno ricevuto un pugno talmente duro che li ha stesi al tappeto e difficilmente riusciranno a risollevarsi se non troveranno un reale sostegno da parte del Governo nazionale ma soprattutto da una programmazione politica regionale che abbia il suo epicentro nella cultura d’impresa. Sono tanti i fattori che hanno contribuito a creare il “deserto” soprattutto in termini occupazionali e imprenditoriali. Calo della domanda interna, stagnazione dei prezzi e contestuale aumento della materia prima.

Nell’ambito delle politiche del lavoro la normativa vigente ha penalizzato la flessibilità e l’imposizione fiscale è ampiamente aumentata. L’impasse burocratico-amministrativo ostacola quotidianamente l’imprenditore nella gestione della propria attività. Per chi vuole fare impresa oggi, le difficoltà da superare sono insormontabili. Le banche non concedono i prestiti, che sono diminuiti per oltre 10 miliardi di euro. Chiusi i “rubinetti” del credito (una realtà senza precedenti), l’effetto è stato quello che migliaia di aziende nel nostro territorio hanno dovuto chiudere i battenti.

Il guadagno non serve più a generare ricavo ma a sostenere la forte tassazione a cui sono sottoposte. Gli adempimenti a carico delle aziende costituiscono un pesante macigno che le porta inesorabilmente alla chiusura. Oltre ai costi della produzione che incidono sull’attività imprenditoriale si trovano a sopportare le numerose spese imposte del D.l.v. 81/08 sulla sicurezza del lavoro che ammontano a circa 2.000,00 euro per dipendente in forza.

A dette spese si aggiunge la Tarsu – Imu – aumento Iva quanto basta per abbandonare l’idea di fare impresa. Pertanto, il connubio idea vincente e motivazione imprenditoriale oggi non sussiste più, in quanto i giovani, i disoccupati e i precari che vorrebbero mettersi in proprio difficilmente arrivano alla fase di start up se non dispongono di un proprio capitale iniziale cospicuo.

Per utilizzare il “salvagente” del finanziamento pubblico attraverso l’escamotage dei bandi che dovrebbero promuovere l’imprenditorialità non sempre è la soluzione migliore, ma occorre anticipare soldi propri oltre ad una fideiussione bancaria o da una compagnia di assicurazione che è impossibile ottenere. Nonostante il nuovo bando per il PSL per le aree di crisi della Sardegna Centrale, la preoccupazione è che non ci sia un vero decollo.Il progetto pilota nella zona industriale di Tossilo sì è rivelato un vero e proprio flop, infatti secondo i dati ottenuti dal CRP (Centro Regionale Programmazione) della Regione e resi noti ai primi di giugno, il fabbisogno per quest’area industriale era stato stimato nel 2010, di 18.7 milioni di euro. Tre anni dopo 1,2 i milioni stanziati. 250 le manifestazioni di interesse presentate nel triennio; 60 quelle arrivate all’erogazione del finanziamento. 131 gli occupati previsti; 48 quelli assunti effettivamente.

L’area di crisi della Sardegna Centrale, riguardante le zone industriali di Siniscola – Tossilo – Prato Sardo e Ottana, visto il lungo tempo trascorso dalla presentazione del Bando – Novembre 2012 – rischia di subire la stessa sorte di Tossilo per evidenti motivi quali la complessività del Bando sia in fase progettuale che di rendicontazione dei finanziamenti. I vincoli assegnati che creano un ulteriore disorientamento nelle imprese dovuti a tempi troppo dilatati che inducono ad abbandonare le idee progettuali.

A tutto ciò si aggiunge l’aumento dei licenziamenti individuali, le ore di cassa integrazione in deroga, il numero di aziende che l’hanno richiesta. Si tratta , per quasi la metà di imprese artigiane e sopratutto del settore edile con l’effetto che c’è stata una forte contrazione della produzione manifatturiera , con un peggioramento del fatturato e un saldo occupazionale negativo inevitabile. Troppi vincoli e cavilli burocratici ostacolano la ripresa economica e specialmente quella della micro, piccola e media impresa, vero zoccolo duro della produttività, occorrono segnali chiari per ridare la speranza di un reale rilancio, segnali che a oggi non sussistono, perché ci si aspetta che i programmi, le promesse e le parole diventino fatti

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