Omicidio Monni-Masala: La difesa di Cubeddu smonta la tesi del PM: Pinna agì da solo

Sonia

Omicidio Monni-Masala: La difesa di Cubeddu smonta la tesi del PM: Pinna agì da solo

venerdì 01 Dicembre 2017 - 17:08
Omicidio Monni-Masala: La difesa di Cubeddu smonta la tesi del PM: Pinna agì da solo

Gli avvocati della difesa di Cubeddu (foto Cronache Nuoresi)

Il PM Vacca legge in aula le intercettazioni delle conversazioni degli amici di Cubeddu… e sostiene che tutti sapevano

Alberto Cubeddu prestò o no la moto NinjaYamaha al cugino Paolo Pinna subito dopo l’omicidio di Gianluca Monni per fare rientro da Ozieri a Nule?

Su questo punto  si è basato il dibattimento processuale  dell’udienza di oggi: gli avvocati della difesa Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu sono stati impegnati a smontare punto per punto la tesi dell’accusa del Pubblico Ministero Andrea Vacca  in un diretto coinvolgimento di Cubeddu nel duplice omicidio Monni e Masala.

Al banco dei testimoni Giacomo Boe, agricoltore e meccanico per diletto che in amicizia  aveva fatto la messa a punto al veicolo  in questione, che come ha precisato il testimone, sarebbe stato  acquistato ad Oniferi e trasportato da lui direttamente  a Nule.

Quindi in realtà, secondo, la difesa, questa moto era usata da  Pinna e non  da Cubeddu alla quale era intestata.

A questo punto è  intervenuto  l’avvocato di parte civile  Angelo Magliocchetti che ha puntualizzato invece che la moto era usata anche  da Cubeddu e che per lui era un vanto possederla, «i giorni  prima dell’omicidio» ha specificato  Magliocchetti: «il mezzo fu fatto provare da Cubeddu ad alcuni amici» tesi confermata da uno degli amici dell’imputato, Andrea Deiosso, sentito nella mattinata di oggi.

Un altro passaggio importante dell’udienza è  stata la ricostruzione della giornata del sette maggio.

La difesa ha cercato di dimostrare attraverso le testimonianze degli amici di Cubeddu, come il ragazzo, il giorno della scomparsa di Stefano Masala, fosse stato in loro compagnia fino  a mezzanotte.

Il Pubblico Ministero Andrea Vacca invece ha incalzato un altro amico di Cubeddu, Antonio Campana, dando lettura di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali: attraverso  una conversazione avvenuta tra questo è un altro amico  sostiene che il “gruppo” sapeva di un coinvolgimento del ragazzo di Ozieri  nell’omicidio di Gianluca Monni e della scomparsa di Stefano Masala.

«Se glelo avessi dato tu il passaggio avrebbero fatto fuori a te» legge il PM Andrea Vacca ad Antonio Campana, con verbali in mano, chiedendo spiegazioni al Campana di tale esternazione, che, si è giustificato in questo modo:«erano cose che si dicevano in giro» di contro l’arringa di Patrizio Rovelli, il quale  ha argomentato questo ultimo punto affermando che probabilmente il testimone è stato influenzato dai giornali e da qualche amico Carabiniere.

Il processo si è concluso in tarda mattinata con la testimonianza di Michele Taras, fratello di Alessandro Taras il testimone di 39 anni che il 9 maggio 2015 avrebbe assistito all’incendio dell’auto di Masala nelle campagne di Pattada da parte di Alberto Cubeddu e che sarebbe stato minacciato per questa sua rivelazione. L’uomo durante la sua deposizione ha detto che anche l’altro fratello  Matteo sarebbe stato minacciato. “CRA CRA, tu sei il fratello del corvo, che non deve parlare”, gli avrebbe detto qualcuno al telefono. Michele consiglio’ al fratello di rivolgersi ai Carabinieri. Durante la deposizione  Michele Taras ha detto che poco prima di salire sul banco dei testimoni sarebbe stato avvicinato dal padre di Paolo Pinna che gli avrebbe detto “mi raccomando di tutta la verità”. Un suggerimento “inquietante” in un processo delicato e complesso che vede come protagonisti ragazzi  giovanissimi.

La prossima udienza è stata fissata per il 14 dicembre.

So.Meloni

© Tutti i diritti riservati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi