Video intervista a Nicola Porcu, memoria storica di Nuoro, sulla storia del Redentore

Sonia

Video intervista a Nicola Porcu, memoria storica di Nuoro, sulla storia del Redentore

sabato 27 Agosto 2016 - 08:31
Video intervista a Nicola Porcu, memoria storica di Nuoro, sulla storia del Redentore

Nicola Porcu (© foto S.Novellu)

Nicola Porcu, ottantacinquenne geloso custode della storia del monumento al Cristo Redentore, sul filo della memoria dal suo diario di storia nuorese, racconta in una video intervista esclusiva le testimonianze raccolte a suo tempo da vecchi nuoresi presenti in quel lontano agosto del 1901, relative ai preparativi per la collocazione sulla vetta dell’Ortobene della grande statua realizzata dallo scultore Vincenzo Jerace.
La storia del lungo cammino del monumento per giungere a Nuoro e l’impegno di pastori, contadini, operai e tecnici che volontariamente contribuirono alla sua messa in opera.

Il 29 agosto del 1901, tutta la Sardegna era idealmente presente alla cerimonia d’inaugurazione del grande monumento di fede e di arte eretto dai sardi al Cristo Redentore sull’Ortobene, per opera dallo scultore calabrese Vincenzo Jerace. Fu una cerimonia solenne alla presenza di circa 10.000 persone, che vide la partecipazione di autorità e di fedeli, molti dei quali indossanti i ricchi e policromi costumi provenienti da tutte le parti dell’Isola. Il rito si concluse alle ore 10 con la consegna ufficiale del monumento al Capitolo della Cattedrale di Nuoro, rappresentato dal Vicario Generale Arciprete can. Pasquale Lutzu e dai canonici:  Ignazio Serra, Agostino Marchi, Sebastiano Cambosu, Antonio Giuseppe Solinas, Felice Mura, Pasquale Rocca e Giovanni Daddi.

La cronaca del tempo è ricca di particolari, riguardo allo storico avvenimento ma trascura quella “microstoria” fatta di anonimi personaggi nuoresi, che pur senza apparire sulla ribalta dei protagonisti hanno contribuito con il loro umile lavoro alla messa in opera del grande monumento sulla cima dell’Ortobene.

Mappa per assemblaggio della statua del Redentore

Schema per l’assemblaggio della statua del Redentore

A sopperire alla lacuna ci ha pensato Nicola Porcu, “memoria storica” di Nuoro e del Monte Ortobene, che dal suo ricco archivio d’immagini e documenti sulla realizzazione della statua del Redentore e sulla sua istallazione, racconta sfogliando una sua vecchia agenda, dove da attento cronista ha riportato testimonianze uniche, e notizie attinte di prima mano, avute da persone da lui conosciute nel periodo giovanile (questo fa capire la sua innata passione sin da giovane per la storia nuorese), nate nella seconda metà dell’Ottocento, che furono testimoni dell’arrivo del monumento a Nuoro e della sua istallazione sull’Ortobene. Il racconto di Nicola inizia con il lungo viaggio della grande statua fusa a Napoli nella fonderia Francesco Braccale, che divisa in 6 grandi casse, fu imbarcata sul piroscafo “Tirso” con destinazione Cagliari, dove giunse il giorno 11 luglio del 1901. Da Cagliari su di un vagone merci delle Ferrovie Reali il monumento giunse a Macomer, da dove proseguì per Nuoro su un carro merci delle Ferrovie Secondarie.

L’arrivo a Nuoro avvenne la domenica del 12 luglio alla stazione ferroviaria di Sae Marine, dove giunse tra un tripudio di folla festa. Si racconta che i nuoresi rimasero senza parole nel vedere che il pollice della mano destra della grande statua che fuoriusciva da una delle casse, aveva una circonferenza nientemeno di 24 centimetri. La grande statua fu quindi scaricata nei giardini di casa Debernardi. Intanto che lo scalpellino Guerino Bozzetti sulla vetta del Monte Ortobene Mont‘e Bidda (terreno appartenente a Ziu Totoni Deledda – padre di Grazia Deledda – ndr.) dava gli ultimi ritocchi alla grande base di granito destinata al monumento, una squadra di operai era al lavoro sui versanti dell’Ortobene per aprire una strada partendo dalla località Borbore per Murrone e Sos Lados. per permettere il passaggio dei carri trainati da buoi per il trasporto della statua.

È a questo punto che il racconto si fa più particolareggiato e Nicola, inforcando i vecchi occhiali, fa scorrere i fogli della sua agenda, dove nel passato ha riportato fedelmente dichiarazioni e testimonianze di persone da lui (classe 1930) conosciute in gioventù. Grazie a queste preziose notizie avute di prima mano da Zia Tonia Piredda (classe 1886), Zia Nicolosa Guiso (classe 1861) e di Zia Sidora Daga (sorella del noto poeta Nicola Daga e zia di Nicola Porcu – ndr.) il racconto di Nicola Porcu si anima di personaggi finora rimasti nell’anonimato, ma che con la loro opera hanno dato il loro contributo per il trasporto, l’assemblaggio e la messa in opera del grande monumento voluto dai sardi e realizzato dall’arte del calabrese Vincenzo Jerace.

Riaffiorano così, come dalle nebbie del passato i nomi dei vari carrulanti, che sui loro carri trainati da buoi trasportarono i vari pezzi che formavano la statua fino a Mont‘e Bidda, dove fu collocata: Luigi Luzzana, Antonio Sedda, Berte Solinas, Cotticone e Branchile con il suo carro più grande (Su carru mattu) che trasportava il pezzo più pesante della statua, e che ebbe la sventura di perdere uno dei buoi del suo giogo che restò scornato sotto il grande peso.

«Fu una grande perdita per i tempi – commenta Nicola, quando possedere un giogo di buoi mansueti era possedere un capitale». Si dovette in seguito a fare una colletta, per acquistare un nuovo giogo abbinato (dal momento che non è possibile accoppiare un singolo animale abituato al lavoro in coppia), per poter far fronte al danno subito dello sfortunato proprietario.

Una volta raggiunta la cima dell’Ortobene, una squadra di operai specializzati provenienti dal continente, composta da: Giovanni Pagopio, Aldo Zunzurru, Lozzerini e dal forgiatore Sandro Carlini,  provvide al montaggio della statua usando come struttura portante un lungo binario di ferro donato dalla Soc. Ferrovie Secondarie.

Il lavoro di assemblaggio della grande statua fu diretto dal tecnico Amedeo Turbino, che aveva collaborato alla fusione presso la Fonderia Braccale di Napoli con lo scultore Jerace.

Non mancano neppure le curiosità nell’interessante racconto fatto da Nicola Porcu; come la realizzazione della ringhiera di ferro da sistemare intorno al monumento. L’incarico fu dato al fabbro ferraio Mastru Achille, che assunse l’impegno di eseguire l’opera fornendo gratuitamente il materiale necessario, alle condizioni di ottenere il solo pagamento per la sua prestazione d’opera. Ma non ottenendo quanto pattuito a diversi mesi dall’istallazione, l’impaziente fabbro inviò da Nuoro Pera Mazzone un carrulante che su suo ordine asportò le ringhiere per riconsegnarle all’artigiano. «Si racconta – aggiunge Nicola – che durante l’operazione il carrulante si ferì gravemente a una mano. A Nuoro, si diffuse la notizia – conclude sorridendo Nicola -, che era stato un segno divino a punire il gesto sacrilego».

Michele Pintore

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