Trekking o arrampicata: alla scoperta della natura selvaggia dell’Isola

di Sonia Meloni

LA STORIA DELL’ESCURSIONISMO IN SARDEGNA: La Sardegna con la sua natura selvaggia rappresenta per molti escursionisti italiani e stranieri una meta ideale e ambita. Questo concetto è relativamente recente anche se ricostruire la pratica del trekking in Sardegna non è semplice. Lo fa in modo semplice e alla portata di tutti Corrado Conca guida escursionistica che ha scritto e pubblicato tante guide di arrampicata, canyoning e trekking.

A fine anni 80 c’erano pochi sparuti e praticanti locali e occasionali e pioneristici turisti quindi per ricostruire le origini dell’escursionismo in Sardegna bisogna fare riferimento ai primi volumi fotografici che iniziavano a trattare timidamente di sentieri.

Cala Mudaloru e Cala Sisine (foto E.Stancampiano)

I PRIMI VOLUMI IN MATERIA – I volumi da prendere in considerazione sono sicuramente “Sardegna Nascosta”, “Sardegna Selvaggia” e “Supramontes” ma anche quelli della coppia Colomo – Ticca da cui prese il via la collana “Sardegna da Salvare” (1985). Negli anni 90 con l’aumento dell’interesse da parte dei tanti appassionati di esplorare zone dell’Isola fuori dalle logiche del turismo di massa, iniziarono le prime e vere  pubblicazioni dei manuali dove poter leggere vere e proprie descrizioni di sentieri escursionistici.

IL CAMBIO DI MENTALITA‘ – Oggi chi pratica il trekking o l’arrampicata ha la consapevolezza che la Sardegna possa offrire infinite mete per tutti i gusti e per ogni difficoltà. Da una decina d’anni, c’è stato inoltre un crescente interesse verso i luoghi più remoti e complessi da visitare quindi hanno preso piede finalmente nell’Isola percorsi semi alpinistici e a questi si è affiancata la realizzazione di alcune vie ferrate, con l’opportunità di aver ampliato la scelta di esplorazione delle montagne sarde da parte di escursionisti sempre più qualificati e differenziati.

Arrampicata sulla costa di Baunei (foto E.Stancampiano)

LA GAMMA DEGLI ITINERARI – L’escursionista Corrado Conca suddivide nella guida il “Top del Trekking in Sardegna” gli itinerari in tre macro categorie.

Si inizia con i trek classici: (il villaggio nuragico di Tiscali, le profonde gole di Gorropu e le Creste del Monte Arcuentu.

I lunghi trek. In questa tipologia rientrano i sentieri più famosi della Sardegna: il Selvaggio Blu e la Grande Traversata del Supramonte. Si tratta di itinerari che, più di ogni altro, rispondono al significato originario del trekking , ovvero itinerari a piedi e di lunga percorrenza.

Vie Ferrate, cenge e creste affilate. Questi percorsi sono classificabili come EEA ( per Escursionisti Esperti con passaggi alpinistici). Sono percorsi non semplici ma affrontabili con l’ausilio di una guida professionista che permetterà di far visitare luoghi della Sardegna davvero selvaggi altrimenti irraggiungibili. Quelli più noti sono: Via Ferrata del Cabirol, Via Ferrata di Pentumas, La cengia di Plumare, Via Ferrata di Giorrè, Via Ferrata di Gutturru Xeu, Via Ferrata della Regina, Via Lousiana, S’Istrada Longa e Su Marinau, L’Isola di Tavolara e Iscala Us Oggiastros.

Uno scorcio della costa dell’Ogliastra (foto E.Stancampiano)

I PERCORSI – Si propone per ogni categoria descritta un esempio pratico di percorso.

Valle di Lanaitho, Oliena- Dorgali. L’escursione che si effettua per raggiungere la dolina e i resti del villaggio di Tiscali è poco più che una breve passeggiata di poche ore. Il contesto tuttavia in cui questo percorso si svoge, particolarmente selvaggio e ad oggi privo di segnaletica, la rende tutt’altro che elementare, specie per coloro che non sono avvezzi a camminare in ambiente supramontano. È senz’altro una delle mete più note dell’escursionismo sardo ma anche quella in cui a causa dell’improvvisazione, i soccorsi devono frequentemente intervenire per recuperare persone che si perdono o si infortunano.

La grande traversata del Supramonte. Forse è il più ambito trekking a tappe dopo il Selvaggio Blu. Una escursione in quattro giorni durante le quali si attraversano i luoghi più magici dell’intero massiccio supramontano interno, cioè quella vasta area che ricade nei territori di Orgosolo, Oliena, Urzulei e Dorgali. Delle quattro tappe così proposte, la prima è senza dubbio la più breve, necessaria per rodare e ambientarsi , partendo da Arcu Correboi che, idealmente, è terra di confine con il grande massiccio del Gennargentu. La seconda e la terza tappa attraversano il cuore del Supramonte, con Campu Donianicoro, le Creste della Punta Corrasi la più alta del Supramonte fino a Pradu, luogo talmente suggestivo da essere stato utilizzato come set per alcuni film d’autore. Il trekking, infine, termina con l’ultima tappa di creste che, dalla sella di Orgoi degradano verso la sorgente carsica di Su Gologone.

Il Selvaggio Blu. Costa orientale, Golfo di Orosei – “Il trekking più difficile d’Italia”: è un’itinerario costiero di grande difficoltà per percorrerlo ci vogliono 5-6 giorni. Esso si snoda tra Pedralonga e cala Sisine.
Certo fatto in autonomia può essere complicato per svariati motivi ma con la buona organizzazione si può affrontare non trascurando che è molto tecnico, faticoso e a tappe, con passaggi tecnici in calate, in grotta e di arrampicata. Però è suggestivo per i panorami mozzafiato su pareti strapiombanti, mare blu e luoghi selvaggi.

Via Ferrata di Giorrè (Cargeghe). Realizzata all’inizio del 2013 questa via ferrata si sviluppa sul fronte nord delle omonime pareti di cui ne segue un complesso sistema di cenge, curiosamente selvagge e suggestive. L’intero percorso tra andata e ritorno, ha uno sviluppo complessivo di 2500 metri, di cui circa 600 sono protetti da cavo d’acciaio. Nonostante la via ferrata si snoda su falesie di bassa quota e a breve distanza dal centro abitato, è consigliabile non sottovalutare le difficoltà di alcuni passaggi esposti o strapiombanti.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio

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Sonia