Cinema in lutto: è morto Francesco Nuti

L’attore e regista Francesco Nuti è morto questa mattina all’età di 68 anni in una clinica romana, così lontana da quella Firenze in cui era nato il 17 maggio del 1955.

Sono tante le generazioni che si sono rispecchiate in quel Francesco detto “il Toscano” ,che poi si sarebbe nascosto dietro altri pseudonimi: Romeo, Caruso, Willy, Lorenzo, Dado, Pinocchio.

Che l’incontro con il suo conterraneo Collodi e il burattino discolo fosse da sempre un punto d’arrivo nei sogni di Francesco Nuti era chiaro fin dall’inizio: purtroppo quando i due si incontrarono davvero (OcchioPinocchio, 1994) l’attore-regista era già preda del demone autodistruttivo, tra alcool e depressione, che avrebbe segnato il suo declino e il film resta ancor oggi una grande opera incompiuta in cui solo a tratto balugina il suo talento irregolare e ribelle. Ma prima ci sono titoli memorabili (all’inizio condivisi con Maurizio Ponzi alla regia), da Madonna che silenzio c’è stasera (1982) a Io, Chiara e lo Scuro (1983), da Son contento (1983) fino a Casablanca Casablanca che nel 1985 lo promuove a regista di se stesso in un seguito ideale di Io, Chiara e lo Scuro.

È il suo momento d’oro in cui coniuga con leggerezza e inventiva tutte le doti messe in mostra fin da ragazzino e poi in teatro e tv al fianco di Alessandro Benvenuti e Athina Cenci nel gruppo dei Giancattivi con cui aveva conosciuto la popolarità in No Stop (grande fucina televisiva di talenti firmata da Enzo Trapani con il talent scout Bruno Voglino) e l’esordio al cinema con Ad ovest di Paperino (1981).

Nella sua età felice Francesco Nuti è un one-man-band capace di generare dolcezza, incanto poetico, satira e romanticismo in un solo mix irripetibile, portando sullo schermo una “toscanità” ruspante che coincideva con la scoperta del “regionalismo” da parte della commedia italiana. Nonostante gli altalenanti successi successivi, il suo talento si disperse lentamente dopo la metà degli anni ’80, prima in un’ossessiva ricerca di diversificare se stesso (Tutta colpa del paradiso, 1985, Caruso Pascoski di padre polacco, 1988, Willy Signori e vengo da lontano, 1989) e poi alla rincorsa del tempo perduto (Il signor Quindicipalle, 1998).

Lo abbiamo visto per l’ultima volta sullo schermo nel 2005, attore in Concorso di colpa, poliziesco troppo poco visto di Claudio Fragasso. A quel punto l’appuntamento col destino è già dietro l’angolo: sempre meno presente a se stesso, l’anno dopo cade dalle scale di casa e il trauma cranico è gravissimo. Entrerà in un tunnel di faticosa rieducazione, ricadute, tiepide speranze che non gli consentirà più di riprendersi la scena anche se gli amici della giovinezza non smetteranno di stargli vicino, il fratello Giovanni lo aiuterà a scrivere una biografia molto personale (Sono un bravo ragazzoAndata, caduta e ritorno, 2011, Rizzoli) e si moltiplicheranno spettacoli e monologhi di cui è l’indiretto protagonista.

“Ciao Francesco, continuerai a vivere nel cuore di chi ti ha voluto bene ma soprattutto nel cuore della tua Ginevra”. Così lo ricorda l’amico Carlo Conti in un post su Instgram.

Share
Published by
Sonia