Cala il sipario su IsReal: il film sul rapimento della sposa bambina conquista giuria e pubblico

I vincitori. Sul gradino più alto del podio il coraggioso film di Hà Lệ Diễm che racconta la storia di Di un’adolescente che vive nelle montagne del Vietnam. Fa parte della comunità Hmong, una minoranza dove ancora sopravvive la pratica del “rapimento della sposa”: durante la festa del Capodanno lunare, le ragazze minorenni vengono sequestrate dagli aspiranti mariti per poi essere date in sposa contro la loro volontà. Di sogna di sfuggire a questo destino, il medesimo di sua madre e della sorella maggiore. Lei appartiene infatti alla prima generazione di donne che ha avuto l’opportunità di studiare fino alle scuole superiori e si prepara agli esami finali per poter abbandonare il villaggio. Ma quando le festività del Capodanno si avvicinano, la madre teme che Di possa essere anch’essa rapita. Con il suo primo lungometraggio, la regista Hà Lệ Diễm racconta la storia di uno scontro tra le antiche consuetudini patriarcali e le aspirazioni moderne di una giovane donna nel Vietnam rurale. Children of the Mist è il ritratto di una femminilità combattiva, che rifiuta ogni forma di vittimizzazione.

Il secondo classificato Sorta Nostra di Michele Sammarco ci porta in Puglia accanto a Michele e Maria che hanno trascorso tutta la loro vita a lavorare come contadini nel loro piccolo paese. A più di ottant’anni d’età, si recano puntuali nei campi quando arriva la stagione del raccolto. Osservano gli ulivi che hanno piantato quando erano giovani: l’orgoglio di una vita di fatiche e una fonte di sostentamento per la famiglia. Oggi le olive giacciono a terra, poiché nessuno le raccoglie più come un tempo. Il regista è il nipote dei due anziani protagonisti, porta lo stesso nome e cognome di suo nonno paterno, filma i loro volti e le mani segnate dal lavoro nei campi con tenerezza e vicinanza. Stanno seduti in casa, conversano, vanno a passeggiare. Sorta nostra è una commovente riflessione sul passaggio del tempo, che mostra con grande malinconia le conseguenze dell’esodo rurale nel sud Italia. Dal senso di rassegnazione, tuttavia, emerge un sentito omaggio a due testimoni di un mondo contadino ormai scomparso da salvare dall’oblio.

Terzo premio a Marija Zidar con Reconciliation. Lavoro davvero intenso e faticoso che ci conduce in Albania dove vige l’eredità secolare del Kanun albanese, antico corpus di leggi tribali che ancora regola la convivenza nelle comunità più remote del Paese, ogni omicidio deve necessariamente essere vendicato nel sangue oppure venire pubblicamente perdonato dalla parte lesa secondo uno specifico rituale tradizionale. Così, quando una diciottenne viene uccisa in un aspro regolamento di conti familiare il padre, in lutto, è tormentato a causa delle pressioni che riceve dal vescovo locale e dal presidente di una ONG che gli chiedono non solo di perdonare l’assassino in carcere e la sua famiglia ma anche di riconciliarsi con loro, come l’antico codice richiederebbe. L’esordio al lungometraggio documentario della giornalistae sociologa Marija Zidar, frutto di cinque anni di ricerche
e riprese, è un intenso ritratto comunitario in cui le leggi dell’uomo e persino la religione si confrontano con la persistenza di ancestrali radici culturali in un’opera che ha la portata di una tragedia greca del nostro tempo.

Menzione speciale Haulout di Evgenia Arbugaeva, Maxim Arbugaev. Questa volta gli autori puntano il focus su una remota costa dell’Artico russo, in una capanna
battuta dal vento, un uomo attende di assistere a un antico raduno. Nell’avamposto solitario e glaciale di Enurmino, un tempo terra di pesca per la comunità Chukchi, le giornate trascorrono nel segno di un tempo immobile e rarefatto.
Il silenzio domina il paesaggio sconfinato e accompagna le attività quotidiane dell’uomo, fino a quando oltre la soglia della sua abitazione non si manifesta un evento di impressionante portata: decine di migliaia di trichechi si assembrano sulla piana a causa del riscaldamento dei mari e dell’aumento delle temperature.

L’eccezionale corto di Evgenia Arbugaeva and Maxim Arbugaev racconta con potenza visionaria il drammatico effetto del cambiamento climatico su una specie animaleche ne risente da tempo: il titolo (letteralmente “venire in superficie”) indica infatti il comportamento dei pinnipedi che abbandonano in massa l’habitat acquatico per approdare sulla terraferma a scopo di nutrimento e, oramai, per la loro stessa sopravvivenza.

Cala il sipario su IsReal 2022, l’edizione della ripartenza in presenza carica di entusiasmo e di partecipazione.

«Sono molto soddisfatto dell’esito della settima edizione che ha visto una buona partecipazione da parte del pubblico che la giuria ha saputo valorizzare al meglio i film proposti in concorso. Le opere premiate rappresentano il meglio che ha da esprimere il cinema documentario contemporaneo con particolare attenzione alle tematiche sociali e ambientali», ha detto il direttore artistico di IsReal Alessandro Stellino.

Registi, spettatori, tecnici, esperti e semplici appassionati arrivati da ogni latitudine per godere i vari momenti di un festival di grande impatto e pathos. Una soddisfazione non da poco per l’Istituto superiore regionale etnografico, che festeggia proprio quest’anno i 50 anni di attività, mezzo secolo davvero denso di attività ed iniziative e tra queste – proprio secondo mission – il cinema etnografico, documentario legato a narrare la realtà con una corretta ed attento focus. Un orizzonte descritto dall’Isre con i suoi festival, prima con il Sieff e ora – da ben sette stagioni – con IsReal che di fatto ha ereditato quel patrimonio attualizzandolo e connettendolo sempre di più ai nuovi scenari.

E anche il focus dedicato a Michelangelo Frammartino uno dei registi più radicali e rilevanti emersi nel panorama internazionale ha fatto breccia, così come la riproposta di un film cult del 1962 come Mondo Cane di di Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi ancora di una forza e intensità straordinaria.

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Sonia