L’associazione Nino Carrus coinvolge i giovani sul fenomeno dello spopolamento

Rebeccu è un paese incantato dove vige il silenzio rotto solo dallo stridio dell’astore. Fu, nel medioevo, un villaggio importante, capoluogo di curatoria, da cui dipendevano i paesi del circondario, compreso Bonorva di cui, invece, attualmente è una frazione. Nel 1353 fu invaso e distrutto dai nemici dell’Arborea e, da allora, cominciò il suo declino. Al censimento del 2007 contava un solo abitante. L’associazione Nino Carrus, che della lotta contro lo spopolamento ha fatto una bandiera, sotto la presidenza di Rosanna Carboni, che ha assunto l’incarico recentemente, ha giocato un’altra scommessa: cercare le cause che hanno determinato l’abbandono di molti centri della Sardegna, ma anche le motivazioni che hanno invece determinato il coraggio e la volontà di restare.

Per questo si è rivolta alla popolazione, soprattutto  quella giovanile. Nella piazza antistante la chiesa, insolitamente affollata, sono convenuti giovani interessati, la consulta giovanile, ma anche una rappresentanza dell’UNITRE e il contributo organizzativo della Pro Loco. Il Projet Manager Giuseppe Salis ha dato le indicazioni per una analisi delle prospettive con esempi di progettazione e l’invito all’analisi di bandi europei in proposito. Una preziosa testimonianza è venuta da una vecchia conoscenza dell’associazione Nino Carrus: Simone Ciferni che ha portato avanti il “Progetto Lollove”, un altro paese disabitato, vicino a Nuoro, che ora incomincia a rivedere qualche residente. In pratica si tratta di offrire una alternativa al chiassoso ed invadente turismo costiero, spesso solo interessato alla spiaggia, per rivolgersi a chi invece cerca di conoscere un territorio, la sua storia, la natura, anche il silenzio. I giovani della Consulta Giovani le hanno censito e mappato le emergenze archeologiche del territorio, davvero eccezionali, tra cui la fontana preistorica de Su Lumarzu.

Pier Gavino Vacca

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Sonia