Ucraina. L’esito positivo dei colloqui non ferma gli scontri: i russi si ritirano da Kiev per concentrare sforzi nel Donbass

I colloqui di pace fra Ucraina e Russia, avvenuti ieri a Istanbul, hanno avuto esiti positivi ma allo stesso tempo non si arrestala fine del conflitto fra i due Paesi.

Le aperture di Mosca sull’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea – non nuove, visto che lo stesso presidente Vladimir Putin ha spesso affermato che la Russia non avrebbe nulla in contrario – e la posizione ribadita da Kiev sulla neutralità militare hanno sbloccato un meccanismo che si era inceppato nella prima fase a causa, ovviamente, della scarsa fiducia fra le parti. La delegazione ucraina ha proposto anche una lista di otto potenze garanti – fra cui anche l’Italia – che dovranno monitorare le attività militari della Russia, oltre a un processo “separato” per la penisola di Crimea: si tratterebbe di negoziati a parte, di una durata di massimo 15 anni, e che dovrebbero prevedere una “tabella di marcia” in cui includere anche un nuovo referendum che, rispetto a quello del 2014, sarebbe ufficialmente riconosciuto dalle autorità di Kiev.

A spegnere l’ottimismo ci hanno pensato soprattutto le fonti militari di Ucraina e Stati Uniti che, pur ammettendo il parziale ritiro delle forze russe da Kiev – da Mosca sono giunte per prime le notizie di una riduzione dell’attività intorno alla capitale ucraina e a Chernihiv –, affermando che la Russia rappresenta ancora una minaccia militare. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in uno dei suoi oramai canonici interventi video sui social ha affermato che, sebbene i segnali iniziali dei colloqui siano stati “positivi”, non “soffocano” le esplosioni di proiettili di artiglieria russi. Dato che comunque sono state le stesse delegazioni negoziali a ribadire che si è ancora “lontani” dal raggiungere un accordo, non sorprende che da diverse cancelliere europee, fra cui Downing Street, e da fonti dell’amministrazione statunitense emerga un chiaro messaggio: quelle della Russia, al momento, sono solo parole e che esprimere un giudizio serviranno prima azioni concrete.

Nonostante fonti militari statunitensi e lo Stato maggiore ucraino abbiano confermato il parziale ritiro delle forze russe nei dintorni di Kiev, i colloqui di Istanbul non hanno fatto tacere le armi. Nella notte, infatti, sono avvenuti scontri nella periferia nord occidentale della capitale ucraina. Peraltro, il ritiro delle forze da Kiev sembra propedeutico a un altro scopo: rientrare prima in Russia e Bielorussia per riorganizzarsi e rifornire le truppe e, successivamente, concentrare gli sforzi sulle regioni separatiste orientali di Donetsk e Luhansk. Proprio in quest’ultima regione si segnala questa mattina un bombardamento contro le città di Lysychansk, Kreminna, oltre che Popasna, Severodonetsk e Rubizhne, secondo quanto riferito dal governatore regionale di Luhansk, Serhiy Gaidai.

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Salvatore