Le lettere dalla Sardegna di Max Leopold Wagner raccolte in un libro

«Sono consapevole che da più parti mi viene rimproverato il fatto di essermi dedicato “troppo” al sardo. Questo lo dicono soprattutto coloro che ritengono naturale dedicare la vita intera al francese o al provenzale antico. E visto che ormai – un po’ per caso, un po’ per interesse – in questo settore mi sento “a casa mia”, non vedo motivo alcuno per abbandonarlo senza che ciò mi impedisca di fare escursioni anche in altri campi». Così scrive Max Leopold Wagner da Cagliari al suo amico e collega Karl Jaberg il 21 febbraio 1926. L’estratto è compreso in un volume, Caro amico e collega. Carteggio con Karl Jaberg 1901-1958, curato da Giovanni Masala ed edito da ISRE e dalla casa editrice Giovanni Masala Edizioni (collana Sardìnnia, euro 20).

Max Leopold Wagner e Karl Jaberg si conobbero nel semestre invernale dell’anno accademico 1900-1901 a Parigi durante un intenso soggiorno di studio. La lettura del presente carteggio (1901-1958) evidenzia l’amicizia e la stima profonda che legava i due studiosi e getta nuova luce soprattutto sulla personalità del filologo tedesco. Il volume raccoglie duecentonove lettere e cartoline che i due amici e colleghi si sono scambiati tra il 1901 e il 1958. Di mezzo due guerre mondiali e tante avventure, soprattutto del filologo bavarese, uno tra i maggiori e più apprezzati studiosi di lingue e culture neolatine del Novecento, il cui principale campo di ricerca fu il sardo.

Dotato di grande intelligenza e particolarmente portato per l’apprendimento delle lingue, Wagner non ebbe una facile infanzia. All’età di sei anni, nel 1886, era già orfano di padre, un commerciante tedesco che aveva fatto fortuna in America. La madre Leopoldine, una giovane baronessa austriaca, rientrò in Austria e lasciò il figlio a Monaco presso una famiglia affidataria che lo fece studiare in uno dei migliori licei bavaresi.

Wagner, un giramondo, scrive all’amico da Monaco, Firenze, Cagliari, Nuoro, Sassari, Oristano, Escalaplano, Macomer, Sant’Antioco, Parigi, Costantinopoli, Londra, Berlino, Heidelberg, Napoli, Roma, Udine, Positano, Madrid, Siviglia, Santander, Nordafrica, Salamanca, Funchal, Lisbona, Coimbra, Washington ecc. «Io sono rimasto il solito zingaro, e ho voglia di viaggi e vita avventurosa come quando ero giovane» (Positano, 6 settembre 1924).

Nel 1904 incontra Grazia Deledda a Roma, e pochi giorni dopo s’imbarca per Cagliari, dove si trattiene per circa un anno e, dopo aver imparato il cagliaritano, visita la Sardegna in lungo e in largo e getta le basi per i suoi studi futuri.

Il suo amore per i viaggi e i suoi interessi scientifici lo porteranno a trattenersi per lunghi periodi in Turchia e in Grecia. Rientro in Germania nel 1910 e soggiorni in Messico e a Cuba. Dal 1915 al 1924 professore di filologia romanza a Berlino. Nella capitale tedesca vive in prima persona le difficoltà belliche, la nascita della democratica repubblica di Weimar, la tolleranza e l’ambiente liberale di Berlino fino al crescente nazionalismo e all’intolleranza. Nelle lettere si accenna anche alle circostanze, legate in parte alla sua omosessualità, che lo convinsero a rinunciare alla sua attività accademica nell’università berlinese. Subito dopo si trasferisce in Italia, dove trascorre oltre vent’anni tra Napoli, Roma e Sardegna, intervallati da lunghi viaggi in Spagna e Portogallo.

Tra il 1925 e il 1927 effettua in Sardegna le inchieste dialettali in venti località. Sono di estremo interesse anche le descrizioni e le considerazioni su problemi che hanno afflitto Wagner durante i suoi soggiorni in Sardegna negli anni Venti: la penuria di alloggi dignitosi, il sospetto nei suoi confronti da parte delle forze dell’ordine, nonché la situazione socio-politica in Sardegna durante l’avvento del fascismo. Amava Cagliari in modo particolare, di cui conosceva perfettamente la lingua e la società. Decine di lettere sono scritte, con grande empatia, dalla capitale sarda.

Veramente toccanti sono le vicende descritte da Wagner allorché, dopo l’armistizio del 1943, fu aiutato dai suoi amici svizzeri Jaberg e Jud e quando, nell’immediato dopoguerra, colleghi e amici italiani, spagnoli e portoghesi lo aiutarono a raggiungere dapprima la Spagna e poi il Portogallo, da dove poté recarsi negli Stati Uniti sino alla fine dei suoi giorni ospite del suo amico e mecenate Raphael Urciolo.

È un Wagner inedito, quello che emerge dalla lettura di Caro amico e collega. Carteggio con Karl Jaberg 1901-1958, di cui conoscevamo le opere sulla lingua sarda ma non le vicissitudini e le avventure in Sardegna e altrove. Forse furono gli anni difficili della sua infanzia tra Monaco e Vienna e la perdita precoce della sua famiglia a sensibilizzare il suo animo verso i problemi delle minoranze e delle culture periferiche. In ogni caso, le sue innumerevoli pubblicazioni, il suo talento, la sua passione scientifica e la molteplicità dei suoi interessi sono stati fonte di grande arricchimento per tutti i romanisti e per la filologia romanza in generale, nonché per quella sarda in particolare. Un carteggio che si legge come un romanzo, quasi da trasformare in un copione da mettere in mano a un regista per dedicare un film a un eroe della nostra lingua e cultura. Chiude il volume un’appendice epistolare con alcune lettere di Wagner al poeta, romanziere e lessicografo Pietro Casu, al filologo svizzero Jakob Jud e all’etnomusicologo danese Andreas Fridolin Weis Bentzon.

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Salvatore