Colpo di stato in Sudan: l’esercito pone ai domiciliari il primo ministro Abdallah Hamdok

Colpo di stato in Sudan. L’esercito ha posto agli arresti domiciliari il primo ministro Abdallah Hamdok e arrestato diversi membri del governo civile del Paese. Lo riferiscono fonti citate dall’emittente “Al Hadath”, con sede a Dubai, secondo cui i militari hanno assediato la casa del primo ministro prima di metterlo agli arresti domiciliari. Tra i membri del governo arrestati ci sono il ministro dell’industria, Ibrahim al Sheikh, il ministro dell’informazione, Hamza Balou, è il consigliere per i Media del primo ministro, Faisal Mohammed Saleh.

Arrestati anche il portavoce del Consiglio sovrano, Mohammed al Fiky Suliman, e il governatore della capitale Khartum, Ayman Khalid. La figlia di Al Sheikh e la moglie di Khalid hanno confermato i loro arresti ad “Al Jazeera”. Inoltre, riferiscono le stesse fonti, i militari hanno bloccato tutte le strade e ponti che conducono a Kartum. Hamdok è stato trasferito in una località sconosciuta dopo essersi rifiutato di rilasciare una dichiarazione a sostegno del un colpo di Stato.

Nel Paese intanto è stato tagliato l’accesso a Internet e limitato l’accesso alle telecomunicazioni. Il primo ministro ha invitato i cittadini a difendere la rivoluzione scendendo in piazza per contrastare il golpe messo in atto dai militari. “Hamdok chiede al popolo sudanese di mantenere la pace e di scendere in piazza per difendere la rivoluzione”, si legge sul profilo Facebook del ministero dell’Informazione. Secondo quanto riferito dal dicastero, i militari starebbero tentando di costringere il primo ministro a rilasciare una dichiarazione a sostegno del colpo di stato. I militari golpisti hanno preso d’assalto il quartier generale della radio e della televisione statale a Omdurman, vicino alla capitale Khartum. Un tentativo di golpe  era già stato messo in atto il mese scorso, golpe sventato dal governo di transizione. I protagonisti dello scorso assalto potere sono stati i  lealisti dell’ex presidente Omar al Bashir, destituito nell’aprile del 2019 dopo essere stato 30 anni al potere.

Da settimane erano in atto proteste tra la fazione filomilitare e quella filogovernativa delle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc) – la coalizione al potere – con la prima che chiedeva a gran voce le dimissioni del premier Hamdok per aver tradito le attese del popolo sudanese. Le manifestazioni degli ultimi giorni a Khartum – organizzate da una fazione scissionista delle Ffc denominata Gruppo per l’accordo nazionale che mira a ottenere lo scioglimento del governo del primo ministro Hamdok – sono avvenute in concomitanza firma da parte del gruppo di una “Carta di accordo nazionale”, sottoscritta anche da gruppi armati del Darfur e da piccoli gruppi politici del Sudan settentrionale e centrale.

Gli Stati Uniti sono profondamente allarmati dalle notizie. Lo ha scritto sul suo profilo Twitter l’inviato speciale degli Stati Uniti, Jeffrey Feltman, rappresentante dell’Ufficio per gli affari africani del dipartimento di Stato Usa. Feltman ha avvertito che il golpe militare violerebbe la dichiarazione costituzionale del Sudan e metterebbe a rischio l’assistenza degli Stati Uniti al Paese africano. Anche l’Unione europea sta seguendo con la massima preoccupazione gli eventi in corso in Sudan. Lo scrive su Twitter l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. “L’Ue invita tutte le parti interessate e i partner regionali a rimettere in carreggiata il processo di transizione”, ha scritto.

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Sonia