Bitti. Viaggio all’inferno, tra fango, dolore e distruzione

di Salatore Novellu

Ore 6,00 del mattino, ancora buio. Mi metto in viaggio: destinazione Bitti, teatro poche ore prima di un’immane catastrofe, un’alluvione di pioggia, fango e detriti che, nel distruggere ogni cosa al suo passaggio, ha strappato all’affetto dei propri cari tre vite umane, trascinandole con se.

L’atmosfera è densa di nebbia e di una leggera pioggerella che, man mano i tornanti mi portano su di quota e mi avvicino a destinazione si fa più fitta. Oltre il bivio per Orune, la strada inizia a essere solcata da detriti trascinati dall’acqua durante la notte precedente. Qualche animale incustodito, evidentemente impaurito, vaga sulla carreggiata.

Ormai il paese si avvicina e i detriti si fanno sempre più abbondanti, fino ad assumere le sembianze di frane, che i possenti mezzi della macchina dei soccorsi stanno ancora lavorando per sgomberare.

Inizia ad albeggiare e, prima ancora di vedere le case, dietro una curva si iniziano a intravvedere i bagliori dei lampeggianti. All’ingresso del paese trovo un via vai di mezzi pesanti dei Vigili del fuoco, dell’Esercito e della Protezione civile che muovono in direzione del centro, la zona più colpita. A breve distanza, il sindaco Giuseppe Ciccolini, si accorda con i militari per le direttive da prendere e si reca nei locali del liceo Scientifico, dove è stato istituito il COC (Centro Operativo Comunale). In tarda mattinata è atteso l’arrivo del capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli e del presidente della Regione Cristian Solinas.

Le drammatiche immagini delle distruzioni dell’alluvione a Bitti (© foto S.Novellu)

Percorsa via Deffenu arrivo in piazza Asproni, teatro della sciagura assieme all’adiacente via Cavallotti. Quella di attraversare la piazza è una sensazione simile al calpestare la neve la mattina presto, quando ancora non è passato nessuno. Il fango, che ha ricoperto ogni cosa, si è compattato e consente di passarci sopra senza sprofondare. Oltre la piazza lo scenario è quello di un bombardamento appena avvenuto.

Il tratto alto di via Cavallotti è ricoperto da almeno tre, quattro metri di massi, pietrame e fango, in mezzo ai quali si riconoscono a malapena le sagome delle automobili trascinate e sepolte. Le bandiere del Comune, appena visibili nella luce fiocca dell’alba, appaiono simili alle insegne militari della battaglia appena conclusasi. E sono issate in facciata come le insegne del vincitore. Già, perché anche questa volta Bitti, come nel 2013, quando visse per la prima volta una battaglia simile, ne uscirà vincitore e si risolleverà ancora una volta, grazie alla forza dei suoi abitanti e all’aiuto delle tante forze in campo operative incessantemente da ore.

Mi arrampico su per la via, passando su cumuli di pietrame e automobili sepolte. Di fatto cammino a livello del primo piano delle abitazioni; quello terreno è appena visibile in alcuni tratti. È impressionante. Intanto continua a piovere, incessantemente, un’acqua leggere ma continua, ma nulla a che vedere con quella piombata vorticosamente in quello stesso punto poche ore prima. Arrivo in corrispondenza di piazzetta su Cantaru, e anch’essa appare del tutto sommersa dai detriti, si scorge a malapena il timpano della fontana. Da non credere.

Mentre in piazza il rumore delle pale meccaniche che spalano il fango è assordante, fanno la loro comparsa gli anziani, che si arrampicano anch’essi sui cumuli di macerie e, increduli, cercano di raccapezzarsi su quanto appena accaduto. Dalle abitazioni vicine si affacciano le donne che, disperate, nel constatare che non si è trattato di un brutto sogno si portano le mani ai capelli. Mi affaccio dei viottoli adiacenti, ovunque è solo fango e disperazione. L’acqua intanto continua a scorrere e a infiltrarsi in un varco ricavatosi con forza nel piano terra di una casa devastata. Intravvedo, i resti di un’altra automobile: a livello del piano di calpestio emergono solo un fanale e qualche porzione di carrozzeria, di colore verde. A fatica raggiungo di nuovo piazza Asproni dove, intanato, sono arrivati i militari della Brigata Sassari che, armati di pale, liberano gli ingressi delle abitazioni ricoperti da una spessa coltre di fango, tra gli anziani disperati nel vedere distrutti tutti i loro arredi. Si iniziano a liberare e trascinare via le automobili distrutte. Sarà un lavoro lungo e affatto semplice.

Si diffonde la voce che hanno ritrovato il copro della donna trascinata via ieri dalle acque in piena. È finita in prossimità del vecchio campo sportivo, sepolta anch’essa dal fango e dal pietrisco. Povera donna. E il pensiero mi riporta alla mente l’anziano bittese trascinato via da Cleopatra e mai più ritrovato.

Le drammatiche immagini delle distruzioni dell’alluvione a Bitti (© video S.Novellu)

La sensazione di trovarmi all’inferno, si fa sempre più forte man mano che raggiungo la parte bassa del paese, come attraverso i gironi danteschi. Percorro via Sardegna, scrutando con attenzione tutti i vicoletti: ovunque si sente solo il rumore delle pale che liberano le case dal fango e dall’acqua. Tutti continuano a pulire e a sgomberare oggetti, arredi e ricordi distrutti, in silenzio, per non lasciarsi sopraffare dalla disperazione, Tutto è distrutto ma sono vivi. Non è poco. Vedono la macchina fotografica e ti invitano a entrare per vedere cosa è accaduto.

In via Brigata Sassari è ancora distruzione, il manto stradale divelto in più punti, auto sepolte dal fango, molte ribaltate, case sventrate, e ancora acqua che scorre. In quella zona, poco prima che si compisse la tragedia, molte famiglie erano state sfollate.

Mentre prende vita il teatrino della politica, prendo la strada del ritorno. Di centro quelle immagini non saranno facili da dimenticare. E non solo per me.

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Salvatore