Architettura. L’altra Nuoro: quella Littoria

Ci sono tante Nuoro, alcune note altre meno, alcune perennemente sotto la luce dei riflettori, come la Nuoro dell’Atene Sarda, di fatto una Nuoro che non c’è più se non nel mito (o nei brandelli che ne sopravvivono, in gran parte sfregiati e depauperati dalle politiche dissennate dei decenni passati), e altre di cui si conosce poco e che, anche passandoci attraverso, non le si notano nemmeno, forse si intuisce una certa anomalia architettonica rispetto al contesto, ma nulla più. Una di queste è quella sorta dopo il 1927, anno in cui Nuoro divenne capoluogo di provincia e, in poco più di un decennio, alle pendici degli storici rioni di Santu Predu e Seuna, vide sorgere una serie di emergenze architettoniche difformi nelle linee, nelle forme e nella maestosità delle dimensioni da quanto si era visto fino a quel momento.

Fu un quindicennio di intensi lavori, durante i quali si studiò la posizione più adatta alla collocazione dei nuovi edifici di rappresentanza dello Stato, di quelli amministrativi e di quelli assistenziali; si aprirono nuove strade per servirli senza trascurare, attraverso l’INCIS (Istituto Nazionale Case Impiegati Statali), la creazione di nuovi complessi residenziali per ospitare la miriade di impiegati e funzionari con le relative famiglie, che si trasferirono in città per lavoro. Le nuove strade cittadine erano ben dimensionale e dotate di comodi marciapiedi, le nuove costruzioni illuminate da ampie finestrature e gli ambienti opportunamente dimensionati, tutto (o quasi) nel segno del neonato Razionalismo italiano.

Palazzo delle Poste (1927): inaugurato lo stesso anno in cui Nuoro assurge al rango di Provincia, il palazzo delle Poste di piazza Crispi reca la firma dell’architetto Angiolo Mazzoni. L’edificio è realizzato in granito e trachite rosa, e si caratterizza per l’ampio porticato e la torre con gli orologi che fa da raccordo tra il prospetto principale (oggi privato della parte sinistra, demolita per lasciare spazio a un’ampliamento) e quello destro che si affaccia su via Papandrea.

Nuoro. Liceo Asproni (foto S.Novellu)

Scuole elementari Podda e Liceo classico Asproni (1932): Nel quinquennio successivo si inaugurarono due nuovi edifici scolastici: le Scuole elementari Podda, in quella che all’epoca si chiamava ancora Tanca del Vescovo (oggi piazza Vittorio Emanuele) e il Liceo classico Asproni lungo la via Dante, poco sopra le nuove Poste. Profondamente diversi tra loro ma entrambi attardati nello stile rispetto al periodo. Il primo è opera dell’ing. Bruno Cipelli; il secondo, disegnato dall’ing. Giuseppe Bottiglieri, rispecchia così come l’attigua palestra, gli stilemi della Secessione Viennese e Art Deco.

Vecchio ospedale San Francesco (1933): Il vecchio ospedale San Francesco iniziò a essere costruito ai primi del Novecento in via Brigata Sassari per essere poi ampliato prima lungo via Demurtas e poi all’angolo tra questa e via Deffenu. L’ampliamento porta la firma dell’ingegnere nuorese Aldo Satta, autore tra l’altro del piano regolatore del periodo in questione.

Uffici finanziari (1936): edificato lungo la via Lamarmora su disegno dell’ing. A. Ciuffini, l’edificio oggi ospita gli uffici del Catasto e si caratterizza per la facciata lineare interrotta al centro da un corpo semicircolare e da una pensilina tondeggiante che ne sovrasta l’ingresso.

Nuoro. Palazzo del Governo – Prefettura (foto S.Novellu)

Palazzo del Governo (1936): progettato in forme lineari e razionaliste dall’architetto romano Cesare Bazzani (1873-1939) e costruito lungo la via Deffenu, l’edificio oggi sede della Prefettura, in origine avrebbe dovuto ospitare il Genio Civile.

Istituto magistrale (1937): posto all’angolo tra via Deffenu e via Papandrea, come il prospiciente palazzo della Camera di Commercio, quello delle Magistrali rispetta i canoni del razionalismo con il suo profilo curvilineo e le ampie fasce finestrate.

Stazione Ferroviaria (1937): La nuova stazione delle Ferrovie Complementari della Sardegna fu inaugurata nel 1937 in quella che oggi prende il nome di piazza Italia, all’epoca una zona in forte espansione per cui, alla fine degli anni Cinquanta, si iniziò a costruire quella attuale all’inizio di via Lamarmora e la precedente demolita.

Nuoro. Camera di Commercio e Istituto Magistrale (foto S.Novellu)

Camera di Commercio (1938): l’originale struttura posta all’angolo tra via Deffenu e via Papandrea, in origine destinata a ospitare la sede del Consiglio dell’Economia Corporativa, rappresenta con ogni probabilità l’esempio più illustre dello stile razionalista nuorese e si deve alla matita dell’architetto veneto Pietro Bartorelli (1898-1943).

Casa della Madre e del Bambino (1939): edificato su disegno di G. Ferrari per l’assistenza alla maternità, quello ancora apprezzabile lungo la via Trieste conserva ancora elementi della retorica fascista, come il fascio littorio celato nel comignolo attiguo al rilievo ONBI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia).

Ospedale Sanatoriale Zonchello (1939): scartate le altre sedi, tra cui Aritzo, Fonni e Macomer, pensate per ospitare un ospedale sanatoriale la scelta ricadde su Nuoro. Voluta dalla Croce Rossa e firmata dall’architetto pisano Ghino Venturi (1884-1970, l’ormai ex-Sanatorio è strutturato in una serie padiglioni dislocati gerarchicamente e destinati ad ambulatori, alla degenza e agli uffici amministrativi, oltre a una chiesa.

Mercato Civico (1939): fino ai primi del Novecento il mercato era ospitato nell’attuale piazza San Giovanni per essere poi trasferito nel cortile interno del nuovo Palazzo comunale edificato intorno al 1913 lungo il corso Garibaldi (dove oggi sorge il Banco di Sardegna). Sul finire degli anni Trenta fu finalmente ultimata la nuova specifica struttura, posta al di sopra dell’attuale via Manzoni, pianta basilicale, con la parte centrale destinata alla vendita dei prodotti ortofrutticoli e quelle laterali allo smercio di carne e pesce.

Casa del Mutilato (1940): progettata, caso raro per l’epoca, da un ingegnere locale, il nuorese Giuseppe Marongiu. la Casa del Mutilato sorge tra il Liceo classico e in vecchio ospedale San Francesco. Questa tipologia di strutture fu pensata dal regime per accogliere le sedi delle associazioni di mutilati e invalidi di guerra.

Edilizia Abitativa. Il primo della serie di edifici per impiegati (1928) sorge all’imbocco della via Lamarmora, davanti all’attuale chiesa delle Grazie; molto interessante, poi, e a differenza del precedente perfettamente in linea con i canoni del razionalismo, il complesso abitativo sito in via Trieste, disegnato dall’architetto romano Cesare Valle (1902-2000) e inaugurato nel 1934. Nel 1939 fu ultimata la serie di palazzine di Istiritta (oggi demolite per lasciare spazio allo stabile di AREA – ex IACP), di progettazione più semplice ed economica. Stilisticamente a metà strada tra le due le case per gli impiegati edificate lungo la via Deffenu, di poco successive. Diverso, infine, il discorso per quanto riguarda il cosiddetto “Villino Antonietta” (1930), che domina il colle di Sant’Onofrio, improntato nelle forme del castello, all’ecclettismo neomedievale ottocentesco.

Salvatore Novellu – © Tutti i diritti riservati

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