Magomadas: Il Consorzio della Malvasia fa ricorso al Tar contro la GECO

Ennesima azione contro l’impianto di fabbricazione di concimi della GECO a Magomadas. Questa volta a scendere il campo è il il Consorzio di Tutela della Malvasia, contestualmente  in un quartiere di Tresnuraghes, Bianae, il più vicino all’impianto, si raccolgono le firme, lamentando sempre i cattivi odori e le mosche. Eppure la Provincia in Conferenza di Servizi non ha trovato luogo a procedere e il Consiglio dei Ministri  ha dichiarato la non idoneità del Comune a intervenire sull’argomento.

Nelle argomentazioni del ricorso si sottolinea la eventualità che la presenza dell’impianto getti una cattiva reputazione su una zona rinomata per un prodotto, la malvasia, riconosciuto perfino dall’UNESCO e si riferisce come dei produttori, che hanno la vigna accanto alla GECO, siano stati danneggiati con l’impedimento della vendemmia a causa dei miasmi e delle mosche. Con la ripresa dell’attività della GECO è ripreso il dibattito, a volte veemente. L’opinione pubblica si divide in due parti. C’è quella più vivace che si oppone all’impianto con le motivazioni note: odori, mosche e distanza dall’abitato. Qualcuno ha adombrato il pericolo di trasmissione del Covid 19. Altri invece, fatta salva la risoluzione della diatriba su odori o meno, guardano ai posti di lavoro e sono per una composizione pacifica. Tra di questi Angelo Angioi, presidente della associazione “Strada della Malvasia”, noto enologo e produttore di malvasia egli stesso, che ritiene che sull’argomento si sia fatto troppo chiasso e che, alla fine, si tratta di un concime. Dal conto suo Leonardo Galleri della GECO afferma: « Con tutte le ispezioni che ho avuto, ultima la ASL ieri, vi pare che non avrebbero bloccato gli impianti se avessimo avuto qualcosa di irregolare?». Lo stesso Galleri assicura di aver già collocato apparecchiature contro gli odori e che, per altre, sta procedendo con le variazioni concordate con gli organi competenti. Nel dicembre dell’anno scorso, a Cagliari, nel corso della seconda edizione dell’ECO Forum, organizzata da Lega Ambiente, si è reso noto che la Sardegna detiene il record nazionale per il riutilizzo agricolo dei fanghi da depurazione con il 96,8 % dei fanghi prodotti nell’isola. I fanghi vengono sparsi “tal quali”. Abbanoa sostiene che i sistemi di depurazione in Sardegna consentano una buona qualità di concime. La GECO sostiene di migliorare notevolmente la qualità dei fanghi con il suo processo di lavorazione. Ad aprile era stata data la notizia del ritrovamento del Covid 19 nelle fognature. L’Istituto Superiore di Sanità aveva subito assicurato che «le pratiche di depurazione sono efficaci nell’attivazione del virus e che non vi è nessuna prova di trasmissione attraverso il sistema fognario, con o senza trattamento».

Pier Gavino Vacca

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Sonia