Coronavirus. Italia: crollano nuovamente i contagi ma preoccupano happyhour e movida

Sonia

Coronavirus. Italia: crollano nuovamente i contagi ma preoccupano happyhour e movida

mercoledì 20 Maggio 2020 - 21:22
Coronavirus.  Italia: crollano nuovamente i contagi ma preoccupano happyhour e movida

«Non è il tempo dei party e della movida». Davanti alle immagini delle piazze e dei mercati d’Italia pieni di gente a passeggio e ai video dei locali affollati per l’happy hour, si muove il premier Conte  per ribadire un concetto fondamentale: il virus è ancora in circolazione e dunque «nessuno pensi che siano saltate le regole di precauzione». Altrimenti la strada è segnata: «la curva dei contagi risale», gli sforzi fatti da tutti gli italiani nelle settimane scorse andranno in fumo e il 3 giugno, anziché riaprire tutti gli aeroporti come annunciato dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli e togliere i divieti alla mobilità tra le regioni, per il paese sarà ancora lockdown. A due giorni dalla ripartenza di negozi, bar e ristoranti e con la fine delle limitazioni agli spostamenti, i numeri dicono che la curva del contagio si mantiene in discesa: dopo il raddoppio dei casi registrato martedì, il bollettino della Protezione Civile indica un nuovo calo dell’incremento giornaliero: solo 665 contagi totali in tutta Italia, con un caso ogni cento tamponi, il dato più basso dall’inizio dell’emergenza. Anche se Lombardia e Piemonte restano le regioni più in difficoltà, con 2/3 dei casi totali (452) e 104 vittime sulle 161 delle ultime 24 ore.

Ma i numeri di oggi sono riferiti a quello che è accaduto 15 giorni fa: la confusione sul monitoraggio – con i parametri che sono stati modificati e almeno la metà degli enti locali che non avrebbero ancora inviato al ministero della Sanità dati attendibili e completi -, l’assenza di un qualsiasi strumento di contact tracing, i ritardi sui test sierologici (che avrebbero dovuto fornire una fotografia, non certa ma attendibile, del reale contagio nel paese) e, ora, le immagini della movida, sono tutti elementi che potrebbero costringere le Regioni a nuove chiusure.

«Abbiamo vinto la prima battaglia col virus e rimesso il paese in sicurezza – ricorda il ministro per le Autonomie Francesco Boccia – Da questo patrimonio ripartiamo: il governo sta seguendo la situazione nei territori con estrema attenzione ed è pronto a intervenire se si dovessero verificare situazioni preoccupanti». E al primo posto delle preoccupazioni ci sono proprio gli assembramenti, tanto che l’esecutivo avrebbe già chiesto al Viminale di non fare sconti sulle sanzioni per chi viola i divieti, che possono arrivare fino a 3mila euro. Non solo: nella circolare inviata ai questori, il capo della Polizia Franco Gabrielli chiede il “massimo impegno” nel controllo del territorio, «per prevenire e contrastare l’operatività della criminalità organizzata nonché della criminalità diffusa» e ribadisce la necessità di «assicurare il rispetto del divieto di assembramenti e di aggregazioni di persone e l’osservanza del distanziamento sociale». Perché la sensazione, a sentire governatori e sindaci, è un po’ quella del ‘liberi tutti’. L’opposto di quel che vanno dicendo da mesi gli scienziati. Da Attilio Fontana in Lombardia che parla esplicitamente di nuove chiusure se gli apericena andranno avanti a Luca Zaia in Veneto che ha annunciato uno spot con le ‘regole’ per l’happy hour in sicurezza. Dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris secondo il quale serve «un grande senso di responsabilità da parte di tutti» al presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari Antonio Decaro che lancia una proposta ai gestori dei locali: «Mettete a disposizione dei clienti, insieme al cocktail, anche la mascherina». Ma dietro alle parole e ai timori degli amministratori locali c’è anche un’altra questione: è loro la responsabilità – come prevede il Dpcm – di decidere se rimanere aperti o chiusi. Ed infatti Boccia proprio la questione della responsabilità ha richiamato anche oggi. «Ogni regione si assume la responsabilità di riaprire gradualmente. Non vince la fretta, ma la valutazione saggia dei numeri». Quegli stessi numeri che saranno fondamentali per decidere anche come funzionerà la mobilità tra le Regioni a partire dal 3 giugno. Se un territorio «è ad alto rischio – ha detto anche oggi Boccia alla Camera – non può partecipare alla mobilità interregionale». I dati arriveranno nel fine settimana tra il 29 e il 31 maggio e non è affatto escluso che tra alcune regioni si possa circolare e tra altre no.

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