Il principe Carlo, erede al trono d’Inghilterra, positivo al Coronavirus

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Il principe Carlo, erede al trono d’Inghilterra, positivo al Coronavirus

mercoledì 25 Marzo 2020 - 14:53

Il principe Carlo, 72 anni, erede al trono britannico della regina Elisabetta, è risultato positivo al test del Coronavirus. Lo rende noto Buckingham Palace.

Carlo era in isolamento in Scozia da alcuni giorni.

Anche la sua consorte Camilla, duchessa di Cornovaglia, è sottoposta ai test ma non risulta aver contratto il virus.

Il ministero della Sanità spagnolo ha confermato che nelle ultime 24 ore si sono registrati 738 decessi in seguito al coronavirus. E’ l’aumento maggiore registrato in Spagna dall’inizio della crisi. I casi confermati nel Paese salgono oggi ad un totale di 47.610, con 7.937 nuovi contagi. Il numero delle vittime arriva così a 3.434. Lo riferisce l’agenzia Efe. La municipalità di Madrid ha registrato 290 morti per coronavirus nelle ultime 24 ore, che porta la cifra totale di 1.825 deceduti nell’area della capitale spagnola dall’inizio dell’epidemia, il 53,15% del totale delle vittime in Spagna.

La Russia “è riuscita a contenere il coronavirus” fino adesso ma il Paese non è in grado di “bloccare” completamente la minaccia. Lo ha detto Vladimir Putin parlando alla nazione, sottolineando che ora è “imperativo” rispettare le indicazioni delle autorità. Per contenere l’epidemia, Putin ha annunciato che verrà introdotto “una settimana di stop” alle attività “non essenziali”, dal 28 marzo al 5 aprile. “State a casa”, ha detto Putin in televisione.

In Brasile il presidente Bolsonaro insiste contro la quarantena per combattere il coronavirus: “Dobbiamo riaprire i negozi”, perché “38 milioni di lavoratori autonomi sono già stati raggiunti” da misure restrittive, e “se le aziende non producono non pagheranno gli stipendi e se l’economia collassa anche i funzionari pubblici non li riceveranno”, ha scritto oggi il presidente brasiliano su Twitter. Il presidente brasiliano si è dichiarato contrario alle restrizioni varate dai governatori di vari Stati del paese per controllare l’epidemia di coronavirus, sostenendo che si tratta di un “isterismo” e di una politica della “terra bruciata” alimentata anche dai media, e che è necessario “tornare alla normalità”, in un discorso trasmesso martedì sera a reti unificate.

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha riferito che il numero di casi di contagio del coronavirus è aumentato a 91 dopo che sette nuovi pazienti infetti da covid-19 sono stati confermati ieri sul territorio. Il capo di stato ha riferito che alcuni casi sono di trasmissione comunitaria. “Devo segnalare che 7 nuovi casi sono stati rilevati oltre agli 84 che avevamo, e abbiamo raggiunto 91 casi rilevati. Nonostante il fatto che abbiamo registrato casi gravi, non ci sono morti”, ha detto Maduro in un messaggio alla radio e alla televisione. Maduro ha affermato che la malattia è venuta dall’estero, ma ci sono già casi di trasmissione comunitaria, per i quali ha affermato che è stato applicato il “sistema di screening ampliato”. “Stiamo passando dalla difensiva della quarantena all’offensiva, stiamo andando alla ricerca di casi che potrebbero essere là fuori perché ci sono due tipi di casi: casi importati e casi comunitari, cioè persone che sono state infettate dalla trasmissione di individui che hanno portato la malattia”, ha detto.

Il governo israeliano ha approvato misure pubbliche ancora più stringenti nella lotta al coronavirus mentre i casi di infezione sono arrivati nel paese a 2170. Le nuove direttive – che entreranno in vigore dalle 17.00 di oggi (ora locale) e saranno in vigore per 7 giorni – prevedono la chiusura dei negozi non essenziali, il divieto di uscita da casa se non per comprare (una persona sola) cibo, per andare al lavoro, per visite mediche, per recarsi in farmacia e per altri servizi essenziali. Non ci si potrà, inoltre. allontanare per più di 100 metri dal proprio domicilio. Nei posti di lavoro non saranno ammesse persone che hanno oltre i 38 gradi di febbre. Ammesse le consegne a domicilio ma non il ‘take away’; le preghiere dovranno avvenire in luoghi aperti e con distanza a due metri che dovrà essere osservata in ogni occasione. Trasporti pubblici ridurranno del 25% il servizio all’essenziale con i taxi che dovranno portare una sola persona. Infine la raccomandazione per le persone con problemi di salute e al di sopra di 65 anni di restare a casa.

Un appello urgente a decine di migliaia di manovali palestinesi attualmente impiegati in Israele affinché rientrino immediatamente in Cisgiordania è stato lanciato dal premier palestinese Muhammad Shtayyeh. Il premier ha menzionato la crescente diffusione in Israele del coronavirus e la previsione che nelle prossime ora vi sarà imposta una chiusura di vaste dimensioni che comunque impedirebbe loro di continuare a lavorare nei cantieri. Al loro ritorno – ha aggiunto Shtayyeh – dovranno osservare 14 giorni di quarantena nelle proprie abitazioni.

L’Iran adotterà misure ancora più stringenti per contrastare la diffusione del coronavirus. Lo ha annunciato in diretta tv il presidente Hassan Rohani, spiegando che per 15 giorni ci saranno limitazioni alla libera circolazione che potrebbero “creare difficoltà”. Finora, il governo di Teheran si era limitato a raccomandare alla popolazione di restare a casa. Nel Paese altre 143 persone che avevano contratto il coronavirus sono decedute nelle ultime 24 ore, portando il totale a 2.077 vittime. I casi registrati aumentano a 27.017, con 2.206 nuovi contagi. I guariti aumentano invece a 9.625. Lo riferisce il ministero della Salute di Teheran.

Negli Stati Uniti si registrano almeno 163 morti per coronavirus nelle ultime 24 ore, il bilancio peggiore nel Paese da quando è esplosa l’epidemia. Sono 52.976 i casi di contagio finora accertati negli Usa. E intanto la maggioranza repubblicana al Senato degli Stati Uniti ha annunciato di aver raggiunto con i democratici e la Casa Bianca un accordo su uno “storico” piano da 2.000 miliardi di dollari per rilanciare la prima economia mondiale, colpita duramente dalla pandemia di coronavirus.

La Corea del Sud ha registrato martedì 100 nuovi casi di Covid-19, in rialzo sui 76 di lunedì, per un totale di infezioni portatesi a quota 9.137. Secondo gli ultimi dati del Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), tra i nuovi contagi 34 sono classificati come importati dell’estero, per un totale di 101 unità. I morti sono aumentati di sei unità, a 126. Ammontano invece a 223 le persone che hanno completamente recuperato e che sono state dimesse dagli ospedali, per complessive 3.730 unità.

La Cina rimuove dopo due mesi le restrizioni all’Hubei, la provincia epicentro della pandemia del coronavirus, annunciando ancora una volta zero casi di infezione sul fronte domestico. Secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale (Nhc), nella giornata di ieri sono stati confermati altri 47 contagi importati, saliti a totali 474, in gran parte legati al rientro di cittadini cinesi. Tre dei quattro decessi sono avvenuti dell’Hubei e due nel capoluogo Wuhan, dove il blocco sarà rimosso l’8 aprile.

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