Nei Centri antiviolenza il 56% sono volontarie in difesa delle donne maltrattate

L’Istat rende noto quanto emerge dalla recente indagine effettuata su 281 Centri antiviolenza, che svolgono attività continuativa e costante nel territorio a sostegno delle donne maltrattate e dei loro figli.

4.403 sono le  professioniste del settore; di queste il 43,9% percepisce una retribuzione mentre il 56,1% è impegnato a titolo esclusivamente volontario nelle attività dei Centri.

La conferma del necessario approccio multidisciplinare arriva dalle statistiche sulle figure professionali di cui i Centri si avvalgono: operatrici di accoglienza (89,3%), psicologhe (91,7%), avvocate (94,1%), educatrici (50,2%) con scarsa presenza di mediatrici culturali (28,9%).

Le volontarie appartengono in prevalenza alle categorie delle operatrici ed avvocate.

Nove operatrici  su dieci hanno svolto formazione obbligatoria sulla tematica di genere; la formazione si confermatratto distintivo ed indice qualitativo dei Centri antiviolenza.

Tra i temi specifici affrontati, i più frequenti sono la Convenzione di Istanbul, cioè la violenza sulle donne e violenza domestica, sulla quale l’81,2% dei Centri ha offerto dei corsi, a seguire con il 64% il tema dei diritti umani delle donne ed infine, con il 51,3% l’accoglienza delle donne migranti .

Inferiore è la quota di Centri che, secondo l’Istat, ha trattato l’accoglienza delle donne con disabilità nei loro corsi (circa il 15,2%).

I Centri svolgono continuamente attività di informazione e prevenzione, anche verso l’esterno con formazione di operatori sociali e sanitari ma anche con avvocati e forze dell’ordine; sempre di più l’attenzione è rivolta ai giovani in età scolastica, infatti risulta che nel 2017 il 91,7% ha svolto attività d’informazione presso le scuole.

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Sonia