Scano Montiferro: artigiani e commercianti si oppongono all’epurazione dei Savoia dalla toponomastica urbana

Salvatore

Scano Montiferro: artigiani e commercianti si oppongono all’epurazione dei Savoia dalla toponomastica urbana

giovedì 08 Agosto 2019 - 11:07
Scano Montiferro: artigiani e commercianti si oppongono all’epurazione dei Savoia dalla toponomastica urbana

Scano Montiferro, piazza Umberto (foto S.Novellu)

In Sardegna, negli ultimi tempi, si fa un gran parlare di damnatio memoriae della “dinastia tiranna” dei Savoia dalla toponomastica urbana e della sua sostituzione con eroi o personaggi più o meno illustri nostrani.

Un discorso di vecchia data (i primi esempi risalgono agli anni Settanta) che vede tra i bersagli più illustri delle fronde indipendentiste – in molti casi si è trattato di pura provocazione senza esito – le centralissime piazza Vittorio Emanuele II a Sassari e piazza Yenne a Cagliari, quest’ultima dominata dal monumento a Carlo Felice, fuso in bronzo nell’atto di indicare la strada da lui ricostruita sulle orme della più antica Caralis Turrem, che da Cagliari conduceva a Porto Torres.

In tempi più recenti, l’epurazione è andata più volte a buon fine come a BauladuSiligo, Galtellì, OniferiOrune, Lula e, nei giorni scorsi, Mamoiada (APPROFONDISCI), mentre il caso di Lanusei fu rigettato dal Prefetto di Nuoro nel 2017.
Scano Montiferro, piazza Regina Elena (foto S.Novellu)

Scano Montiferro, piazza Regina Elena (foto S.Novellu)

Scano di Montiferro, invece, l’iter avviato lo scorso aprile è ancora in corso a causa dell’opposizione dei titolari delle attività artigianali e commerciali ricadenti in vie e piazze intitolate storicamente ai Savoia alla delibera della Giunta Comunale avente ad oggetto “Modifica toponomastica stradale di alcune vie del centro abitato”.

Tra le ragioni della protesta, non certo trascurabili, i consistenti esborsi economici cui sarebbero costretti in caso di attuazione della delibera per aggiornare tutta la documentazione relativa all’espletamento delle proprie attività (licenze, registratori di cassa, autorizzazioni sanitarie, passando per eventuali materiali promozionali già stampati) oltre all’enorme perdita di tempo necessaria per adempiere a tutte le pratiche di modifica.

Commercianti e artigiani si sono così rivolti al Prefetto sottoscrivendo un documento in cui sono spiegate le ragioni della loro opposizione all’attuazione della delibera.

“Siamo a contestare presso di Voi – scrivono gli esercenti – l’opportunità della decisione in oggetto assunta dalla Giunta Comunale del nostro paese in quanto, sulle strade interessate dalla modifica hanno sede diverse attività commerciali e artigianali che, in occasione della variazione dovranno affrontare tutti gli adempimenti burocratici necessari con notevole dispendio di tempo, energie e soprattutto costi. Citandone solo alcuni, dovremo infatti procedere alla messa a norma di registratori fiscali, di bilance, timbri, modificare contratti, procedere alle comunicazioni INPS, INAIL: ma ciò che ci spaventa di più sono gli errori burocratici che potrebbero anche esporci in futuro a pesanti sanzioni.”

“Ora, ci pare che la ‘urgenza imposta dalla volontà di concludere’ non abbia tenuto in grande considerazione le emergenze della collettività ed in particolare delle nostre categorie, in un periodo di gravi difficoltà economiche in cui tutti noi facciamo ogni giorni grandi sforzi per mantenere aperte le nostre attività e contribuire così a mantenere vivo il nostro piccolo paese. Avremmo voluto perciò che si fosse proceduto sulla base di ‘effettive necessità e dopo approfondita riflessione in ordine alle conseguenze’ così come consigliato dalla circolare del Ministero dell’Interno n 4 del 10 febbraio 1996”.

“Ad onor del vero – conclude la lettera – vogliamo precisare che, in occasione dell’incontro avuto con il Sindaco, quest’ultimo si è reso disponibile a fare tutto quanto sarà nelle sue possibilità per evitare ogni disguido ed anche a venirci incontro dal punto di vista economico. Noi siamo però abituati ad affrontare e risolvere da soli i nostri problemi senza dover ricorrere a denari pubblici che ben potrebbero essere utilizzati ad altri scopi”.

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