Sanità. Aggiornamento professionale dei medici lento: si rischia di ritardare le diagnosi

Sonia

Sanità. Aggiornamento professionale dei medici lento: si rischia di ritardare le diagnosi

lunedì 20 Maggio 2019 - 06:59
Sanità. Aggiornamento professionale dei medici lento: si rischia di ritardare le diagnosi

La Medicina si evolve a grande velocità, la ricerca di base si trasforma in nuove cure, la tecnologia rivoluziona ogni giorno diagnosi, terapie, prevenzione. Con questa fuga in avanti della scienza, i medici che si sono laureati anche solo dieci anni fa si devono tenere ben allenati per non rischiare di restare indietro. L’aggiornamento però rischia di diventare un vestito stretto quando alle esigenze dei camici bianchi si contrappongono i percorsi già indicati da ministero e società scientifiche. Sull’argomento intervengono anche le associazioni dei pazienti, chiedendo che camici bianchi e operatori sanitari rispettino la legge sulla formazione. Stando ai dati forniti dalla Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) infatti ci sarebbe un 20% di camici bianchi non ancora in regola. «Vogliamo che il medico segua un iter di formazione continua per tutta la sua carriera, come d’altra parte è previsto dalla legge» spiega Anna Lisa Mandorino, vicesegretario di Cittadinanzattiva.

Il mancato aggiornamento significa medici impreparati”, aggiunge il segretario nazionale di Codici (Associazione nazionale di volontariato per la difesa dei consumatori) Ivano Giacomelli. Che punta il dito contro «il sistema di aggiornamento previsto, spesso farraginoso, inutile, molto burocratico». «Anche lo stimolo alla formazione deve essere più efficiente – dice – le tematiche devono essere affrontate con un certa libertà di scelta, gli enti formatori dovrebbero proporre argomenti nuovi e non rimanere nella rigidità che il ministero e gli ordini professionali indicano».

Del resto, sottolineano le società scientifiche, «avere un medico aggiornato è una garanzia per i pazienti». Quando questo non succede si verificano casi come quelli già denunciati dalla Società italiana di urologia (Siu) e dalla Società italiana di ginecologia. Nel primo caso uno degli esempi al centro dell’attenzione è la disfunzione erettile, che riguarda il 13% della popolazione adulta maschile, con variazioni dal 2-5% a 40 anni al 25-20% a 65 anni. Un argomento più che delicato che gli uomini preferiscono tacere, preferendo acquistare pillole blu online, o espongono con molta difficoltà al loro medico. In una percentuale troppo alta di casi, è stato fatto notare, spesso si sentono dire che potrebbe trattarsi solo di stress. Gli esperti invece sottolineano che la disfunzione erettile in gran parte è il primo sintomo di malattie importanti come la cardiopatia ischemica o il diabete. Un medico non adeguatamente aggiornato – sottolineano – si rischia di ritardare la diagnosi di una malattia importante. Altrettanto eclatante il caso della terapia ormonale sostitutiva per le donne in menopausa. Innumerevoli studi scientifici internazionali durati anni hanno dimostrato come la terapia sostitutiva non presenti rischi per le donne che non abbiano problemi particolari di salute, eppure in Italia, stando ai dati forniti dal Censis nel “Libro bianco della menopausa”, il 16,8% dei medici la sconsiglia.

Sull’argomento è intervenuto il presidente della società italiana di ginecologia Giovanni Scambia, che ha stigmatizzato il comportamento dei colleghi. «Le vampate in menopausa non sono sintomi da sottovalutare, sono invece campanelli d’allarme per malattie vascolari o di altro tipo. I ginecologi devono informare le donne degli effetti positivi della terapia sostitutiva», ha spiegato Stefano Lello, segretario della Società italiana di ginecologia della terza età. Se ginecologi e medici di famiglia avessero letto i risultati di tante ricerche scientifiche internazionali, migliaia di pazienti avrebbero perlomeno una qualità di vita migliore. Il presidente dei ginecologi è stato chiaro con i colleghi: «studiate».

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