Macomer. Nell’ex caseificio allestiti gli appartamenti a equo canone

Sonia

Macomer. Nell’ex caseificio allestiti gli appartamenti a equo canone

venerdì 01 Marzo 2019 - 11:55
Macomer. Nell’ex caseificio allestiti gli appartamenti a equo canone

Gli alloggi allestiti nell'ex caseificio (F. P.G..V. )

Entro l’estate saranno complessivamente 22 gli alloggi abitati

Si ripopola l’antico quartiere industriale di Macomer. Non saranno però gli operai che, al suono della sirena, tornavano verso casa, lasciando dietro di se una inconfondibile scia che sapeva di formaggio. Un odore che permise però a 350 famiglie di vivere discretamente; oppure i 400 operai dell’ALAS, l’industria tessile storica di Macomer.

Dopo un iter lunghissimo, durato per alcune legislature, sono state consegnate le case, così dette a equo canone, ricavate da dei caseifici di via Cavour, che furono della ditte Dalmasso e Bozzano. La consegna è avvenuta in forma solenne, alla presenza del Sindaco Antonio Succu e della giunta. Per il momento sono 15 gli appartamenti consegnati. Entro l’estate verranno assegnati altri 7. Gli alloggi sono di diversa metratura e saranno attribuiti a seconda della dimensione delle famiglie. L’opera pubblica è costata oltre 4 milioni di euro.

Gli appartamenti sono stati ristrutturati secondo criteri modernissimi. La Sovrintendenza ha giustamente preteso che le strutture esterne, a testimone dell’esistenza dell’antico quartiere industriale, rimanessero intatte. Dopo il recupero dello stabile dell’ex ALAS il quartiere torna a vedere momenti di vita quotidiana, ma rimangono ancora degli stabili in completa rovina, che non giovano certamente alla bellezza del paesaggio.

L’antica zona industriale è la testimonianza del passato felice di Macomer quando, agli inizi del novecento, una decina di caseifici, sfruttando la ventilazione naturale che poteva ricavarsi dalla posizione sulla valle, si installarono nella zona facendo della città un rinomato centro industriale.

A creare i caseifici furono alcuni imprenditori continentali che, partendo dalla produzione importata da casari romani, perfezionarono industrialmente la realizzazione indirizzata prevalentemente sul pecorino romano, da esportare verso gli Stati Uniti. Non mancarono però produzioni di altri tipi di formaggio come la feta, un formaggio molle di origine greca, o persino il Roquefort. Per varie ragioni, e qualche volta per inesperienza, queste ultime produzioni non continuarono. I commercianti Macomeresi trattavano anche il fiore sardo, che aveva grande fortuna nel Sud America e nel Sud della Francia, negli anni 30, prima che venisse fermato da pesanti misure doganali.

Pier Gavino Vacca

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