Nicola Mette protesta contro la discriminazione nel Giorno della Memoria

“Noi tutti siamo profughi” è il titolo che l’artista Nicola Mette ha scelto per la sua performance/azione che si terrà a Milano il 27 gennaio 2019 in occasione del Giorno della Memoria.

Era il 27 gennaio 1945 quando la 60a armata dell’esercito sovietico entrò ad Auschwitz segnando simbolicamente la fine dell’Olocausto.

L’artista, indossando una veste a righe, con la pelle colorata di nero e con in mano una valigia, attraverserà le vie di Sesto San Giovanni e quelle di Milano toccando tutti quei luoghi che sono stati scenario di deportazione o testimonianza dei fatti di quel tempo.

Una performance/azione questa che evoca il passato per fare luce sul nostro presente fatto di milioni di persone che scappano dal loro paese sfidando il mare per fuggire dalla guerra, dalla miseria e dalle persecuzioni religiose.

In un periodo storico come il nostro, quando il Governo Italiano, così come quelli di molte altre nazioni europee, ha chiuso i porti ai profughi; quando frange politiche della destra di stampo neofascista stanno fomentando odio tra la gente; quando spazi pubblici – tra cui quelli dedicati all’arte – vengono dati in gestione a partiti politici di estrema destra e di matrice populista, quando le fake news imperversano sui social networks confondendo le persone e fomentando odio e discriminazione, Mette ha scelto di andare contro tutto questo protestando con una camminata silenziosa che lo vedrà attraversare Sesto San Giovanni e Milano a ricordo e memoria di tutte le deportazioni, i genocidi e le persecuzioni, passate e attuali.

La divisa indossata dall’artista reca due numeri e due diversi triangoli: il primo, rosso, attribuito ai prigionieri politici, con il numero 59141 appartenuto al deportato Angelo Signorelli, operaio della Falk arrestato per aver partecipato agli scioperi del Marzo 1944, deportato a Mauthausen e poi trasferito a Gusen. Fu liberato dagli Americani il 5 Maggio 1945. Quello rosa, con il numero 19102 (che per l’artista indica il mese di gennaio 2019), a ricordare gli omosessuali che a tutt’oggi, come allora successe, subiscono deportazioni, segregazioni e persino stermini.

«Non voglio cambiare con questa performance – dice l’artista – la complessa situazione del mondo, magari potessi farlo, ma parlarne, o mettere il pubblico in condizione di farlo, credo serva a non restare a guardare indifferenti»

© Tutti i diritti riservati

Share
Published by
Sonia