80enne morto al San Francesco. “Trattamenti sanitari inadeguati”: tre medici indagati

Sonia

80enne morto al San Francesco. “Trattamenti sanitari inadeguati”: tre medici indagati

martedì 09 Ottobre 2018 - 14:03
80enne morto al San Francesco. “Trattamenti sanitari inadeguati”: tre medici indagati

Nuoro, il pronto soccorso dell'Ospedale S.Francesco (foto S.Novellu)

L’ipotesi di reato è quella prevista di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario

«Dai primi accertamenti autoptici e dall’esame delle cartelle cliniche emergono, ad avviso dei miei consulenti, trattamenti sanitari inadeguati e incongrui tali da non aver impedito l’esito mortale del paziente».

Così l’avvocato Mauro Intagliata, che rappresenta la famiglia di Pietro Todde, l’80enne di Nuoro morto dopo 14 giorni di ricovero all’ospedale San Francesco. «I congiunti andranno fino in fondo – annuncia il legale – vogliono la verità e sono determinati nell’accertare eventuali responsabilità del personale sanitario».

L’autopsia è stata effettuale il 6 ottobre scorso, alla presenza dei consulenti nominati della famiglia attraverso l’avv. Intagliata, quelli del PM Ireno Satta e dei tre medici indagati, difesi dai legali Monica Macciotta e Giovanni Angelo Colli. Secondo quanto si è appreso dopo l’esame, l’anziano è morto per polmonite massiva bilaterale, pericardite e scompenso cardiorespiratorio acuto.

L’uomo era entrato all’ospedale con febbre alta e dolori al petto e dopo 14 giorni, tra medicine, esami, TAC, radiografie e trasferimenti in vari reparti, è deceduto.

La Procura del capoluogo barbaricino ha deciso di aprire un’inchiesta sulla morte. Tre i medici finiti nel registro degli indagati: la responsabile del reparto Malattie infettive del San Francesco, Antonina Carai, e le dottoresse dello stesso reparto Maria Teresa Josè Lai e Anna Maria Salerno.

L’ipotesi di reato formulata dal pm Ireno Satta è quella prevista di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario.

Tutto è partito dall’esposto presentato dai familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Mauro Intagliata. Pietro Todde entra in ospedale alle 22.30 del 15 settembre scorso. Non stava bene da alcuni giorni, aveva qualche linea di febbre. Ma il 15 settembre la temperatura sale e l’anziano accusa dolori al petto, a quel punto i familiari chiamano il 118 e i medici decidono di trasportarlo al San Francesco.

Dai primi accertamenti emerge un “deficit di piastrine e globuli bianchi”, si legge nell’esposto, riconducibile, secondo i sanitari, “a un’infezione in corso”. Todde viene ricoverato, “per questioni logistiche”, nel reparto di Otorinolaringoiatria e sottoposto a Tac toracica per una sospetta embolia polmonare. Tre giorni dopo, il 18 settembre, viene trasferito nel reparto Malattie infettive e il 20 settembre finisce in quello di Urologia. Il 24, dopo altri esami del sangue e con la prospettiva di una nuova Tac questa volta total body, fissata per il 3 ottobre, viene nuovamente portato in Otorinolaringoiatra. Il 26 nuovo spostamento nel reparto di Malattie infettive, “senza che nessuno ci informasse”, denunciano i familiari secondo i quali a questo punto “i medici iniziano a parlare di una pericardite”. Il 29 il quadro clinico dell’80enne fino al decesso. Da qui l’esposto e l’apertura dell’inchiesta

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