Nuoro. È polemica sull’ardito progetto di adeguamento del presbiterio della Cattedrale

Giù le mani dalla nostra Cattedrale! Una Nuoro toccata nel suo orgoglio scatta sdegnata contro chi, con imposizioni calate dall’alto, tenta di cancellare la sua storia.
La Cattedrale di Santa Maria della Neve, uno dei pochi edifici sfuggiti all’insensata quanto inspiegabile furia devastatrice iniziata in città negli anni Sessanta/Settanta, ora rischia di vedere stravolto l’aspetto originario del presbiterio con un progetto in netto contrasto con il suo stile architettonico neoclassico.
E intanto i nuoresi rispolverano il vecchio grido di battaglia: Torramus a su Connottu!

Il giornalista L. Agabiti, in  un suo reportage da Nuoro pubblicato il 29 gennaio del 1882 su L’Illustrazione Italiana, riferiva ai propri lettori che la cittadina barbaricina non aveva da offrire al visitatore cose di particolare interesse, tranne un ciclopico masso granitico, chiamato la “pietra ballerina” (Sa Preda ballerina), monumento naturale che il giornalista descriveva come «un monolite di granito, rimarchevole eziandio per la sua forma bizzarra originalissima», le carceri (La Rotonda), descritte come una «mole imponente, che rammenta in piccolo il maschio di Castel Sant’Angelo», e la cattedrale (Santa Maria della Neve) «… di bella architettura, con la facciata che arieggia un pochino il Panteon, è così vasta da essere chiamata il S.Pietro della Sardegna» (Agabiti, nel servizio non cita il Municipio (Palazzo Mereu), in quanto al periodo l’edificio non era ancora sede del Comune di Nuoro – che sarà distrutto il 12 settembre del 1968). Indubbiamente, l’attento giornalista si troverebbe disorientato se vedesse la Nuoro attuale dopo gli oltraggi subiti dalla città negli ultimi decenni. Inutilmente cercherebbe Sa Preda ballerina, distrutta da atti vandalici negli anni Cinquanta/Sessanta; l’imponente Rotonda (rasa al suolo dalle ruspe nel 1975), al cui posto invece troverebbe un indefinibile strano edificio; troverebbe invece la Cattedrale di Santa Maria della Neve, che seppure tra le tante trasformazioni subite nel tempo, resta come un baluardo, un sopravvissuto testimone della storia civile e religiosa della città.

Purtroppo ci risiamo, dal momento che l’ombra dell’insensata furia distruttrice pare nuovamente dietro l’angolo. Verrebbe da chiedersi: ma gli oltraggi subiti in passato, quelli che hanno stravolto l’aspetto della città, non hanno insegnato nulla? Pare proprio così, dal momento che ora con uno sconvolgente e discusso progetto calato dall’alto, da parte della Curia vescovile si tenta di stravolgere il presbiterio della Cattedrale di Santa Maria della Neve.

Questa volta però i nuoresi hanno risposto subito con un deciso e civile “no grazie!”, lasciate le cose come stanno, prima di ulteriori danni: In nugoresu “Lassae su mundu comente l’azes connottu!”, e intanto la città si mobilita per scendere in piazza per la raccolta di firme da inviare al committente del progetto.

Il giornalista Michele Pintore

Abbiamo sentito in proposito il giornalista pubblicista nuorese Michele Pintore, ricercatore e cultore di storia locale.

Come è stata accolta dalla cittadinanza la proposta di questo progetto di “adeguamento liturgico” della Cattedrale? «L’idea è stata accolta con rabbia e sdegno».

Perché tanta rabbia?: «A distanza di tanti anni Nuoro, si sta ancora leccando le ferite degli scempi subiti da precedenti Amministrazioni Comunali le quali, con inspiegabile e insensata furia devastatrice hanno cancellato una parte della nostra storia: tra queste la distruzione della Preda ballerina, de Sos Sette Fochiles, del Palazzo Mereu e della Rotonda, il vecchio carcere giudiziario di via Roma; alla lista mancava solo la cattedrale di Santa Maria della Neve; ora ci si mette di mezzo anche la Curia vescovile, che vuole stravolgere il presbiterio della chiesa più importante di Nuoro; in quest’operazione non c’è un briciolo di buon senso, l’affronto è troppo grande!».

Sembrerebbe trattarsi di un progetto affidato a un architetto qualificato e che le norme adottate per l’adeguamento della chiesa siano aderenti a quanto dettato dal Concilio Ecumenico Vaticano II: «Gli adeguamenti si fanno dappertutto ma con il buon senso. Nulla da eccepire sull’architetto, che conosco e ritengo un professionista serio e preparato, ma non nascondiamoci dietro il dito, il progetto del presbiterio è bello ma non adatto per questa chiesa».

Nuoro, il presbiterio della cattedrale di S.Maria della Neve (foto G.Secchi)

Per quale motivo? «Per un motivo molto semplice: contrasta nettamente con lo stile architettonico neoclassico dell’edificio, ma questo non lo dico io, lo dicono diversi professionisti con esperienze nel settore e lo dicono anche molti cittadini, dal momento che non bisogna certo essere un critico d’arte per accorgersene. Si sente dire che i giudizi dei fedeli siano dettati più da sentimenti affettivi legati al passato che dall’esigenza effettiva, quella di avere una chiesa in linea con le riforme liturgiche. Certamente, ma fare le “cosidette” riforme, non vuol dire stravolgere lo stile originario della chiesa. Certo ci saranno anche i sentimenti affettivi ma non bisogna dimenticare che quei sentimenti ci fanno solo onore, perché spontanei, perché vengono dal cuore dei nuoresi, e perché sono un segno d’affetto dei nuoresi verso la “loro” Cattedrale, costruita anche grazie alle offerte e ai sacrifici dei loro antenati».

Quindi anche il popolo nuorese ha contribuito alla costruzione della Cattedrale? «Certamente. Io ho fatto due ricerche specifiche sulla Cattedrale di Nuoro, una all’Archivio di Stato di Torino, riguardo alla vecchia Cattedrale progettata dall’architetto Giuseppe Viana nel 1780 (lo stesso che ha progettato la basilica di Bonaria a Cagliari) sulla vecchia pievania di Nuoro dedicata a Santa Maria Maggiore, e una sull’attuale del 1836 (progettata dall’architetto fra Antonio Cano), consultando i documenti custoditi nell’Archivio storico della Curia di Nuoro. Nei documenti si trovano diverse pagine recanti i nomi di centinaia di nuoresi che con offerte grandi è piccole, a volte fatte di pochi risparmi, hanno contribuito alla costruzione della chiesa, mentre per quanto riguarda i nullatenenti risultano i nomi dei prestatori d’opera a titolo gratuito. Questo dimostra il legame affettivo dei nuoresi con la Cattedrale, non bisogna dimenticarlo».

Nuoro, il presbiterio della cattedrale di S.Maria della Neve prima del 2000

Ma questi adeguamenti liturgici, in base alle norme stabilite dal Concilio Ecumenico Vaticano II, dovranno pur essere messi in atto: «Senza dubbio, ma questo non vuol dire stravolgere le chiese, soprattutto quelle storiche. Gli adeguamenti vanno certo fatti, ma bisogna vedere caso per caso, perché tutte le chiese non sono uguali, bisogna inoltre tenere conto dell’edificio storico e del legame con il territorio in cui è situato. Faccio un esempio simile al caso della nostra Cattedrale (ma se ne potrebbero citare a decine in tutt’Italia), che tutti sappiamo essere in stile neoclassico, e la chiesa di San Fedele di Milano, dello stesso stile e coeva, qui, di fronte all’altare maggiore, progettato dall’architetto Pietro Pestagalli (1776-1853), gli adeguamenti liturgici sono stati fatti in base alle norme conciliari stabilite ma senza lo stravolgimento del presbiterio. L’intervento si è limitato alla sistemazione di una decorosa mensa per la celebrazione liturgica, nel pieno rispetto del preesistente vecchio altare situato dietro, tutto qui, non si capiscono pertanto questi stravolgenti interventi, come questo proposto per Nuoro, che stride e contrasta nettamente con l’armonia di tutto l’insieme della chiesa. Ma si potrebbe fare ancora l’esempio, sempre milanese, della chiesa neoclassica di San Lorenzo: anche qui gli interventi non hanno creato nessun impatto.

Milano, San Fedele, mensa e altare

Non si capisce quindi, questa applicazione delle norme di adeguamento fatta a “macchia di leopardo” (quasi se dipendesse dal progettista di turno e dal vescovo di turno), quando il testo stesso delle “Norme Ecclesiastiche adeguamenti delle riforme liturgiche” a pag. 187 del  56° capitolo – (LEGGI L’ALLEGATO) riporta a riguardo alle chiese di particolare interesse storico e architettonico: il progettista cercherà “di assicurare una continuità tra l’edificio ereditato con il suo patrimonio di valori e gli elementi innovativi che riterrà opportuno introdurre”.

Tra l’altro, sempre le norme riportano che: “il progetto accoglierà anche i suggerimenti della comunità dei fedeli” (a Nuoro non è avvenuto nulla di tutto questo). Ancora suggerimenti vengono dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), a pagina 40 dal testo di Commissione Episcopale per la Liturgia: “Il progetto accoglierà anche i suggerimenti della comunità dei fedeli, che saranno coinvolti sia nella fase di preparazione, sia in quella sperimentale del progetto. Tali suggerimenti sono preziosi perché provengono da chi conosce per lunga consuetudine l’ambiente della liturgia e può valutarne attentamente l’adeguamento”. Di contro, invece, per la Cattedrale di Nuoro, viene presentato un progetto senza nessuna discussione, fatto questo che ha indignato i nuoresi.

Ma c’è di più, non risulta neppure che sia stato chiesto un parere allo stesso clero locale; a riguardo, molti sacerdoti (nuoresi e non) da me sentiti si sono dichiarati contrari all’intervento, che sinceramente sa tanto di blitz, dal momento che, da voci attendibili, si è appreso che si stavano per dare inizio ai lavori (forse bloccati dall’intervento in atto). Lavori, tengono a precisare i committenti, previsti per la “modica” spesa di 150mila euro, sostenuti in parte (dicono) da una persona che vuole tenere l’anonimato.

Verrebbe veramente da chiedersi “da quale pulpito arriva la predica”: la Chiesa che si appresta ad attuare un simile progetto è la stessa Chiesa che si batte per combattere la povertà nel mondo (e Papa Francesco lo ricorda tutti i giorni disapprovando gli sperperi e l’ostentazione della ricchezza della stessa Chiesa). Ma il povero Papa Francesco, preso in questi giorni da gravi disapprovazioni (anche all’interno della stessa Chiesa) queste cose forse non le sa e bisognerebbe informarlo!».

Sonia Meloni

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