Sorgono di stringe attorno alla famiglia del gioielliere ucciso con una fiaccolata contro la violenza

I sindaci del Nuorese si appellano a Stato e Regione: «non abbandonateci»

Tutta la comunità di Sorgono si è stretta intorno alla famiglia di Giuseppe Manca, il gioielliere di 63 anni ucciso in casa nei giorni scorsi dopo una rapina, nella fiaccolata promossa dall’amministrazione comunale e dalla parrocchia.

Sorgono, la fiaccolata per l’omicidio di Giuseppe Manca (foto S.Littarru)

Un lungo serpentone, a cui hanno partecipato i sindaci dei paesi del Mandrolisai in fascia tricolore, partito da piazza Bellu, si è snodato lungo corso IV novembre, fino ad arrivare all’abitazione dove il gioielliere è stato trovato cadavere dopo essere stato legato e imbavagliato, martedì mattina.

Sorgono, la fiaccolata per l’omicidio di Giuseppe Manca (foto S.Littarru)

«Condanniamo fermamente il gesto – ha detto il parroco Don Matteo Ortu – ma voglio invitare la comunità a non cercare giustizia con sentimento di vendetta».

Un corteo per reagire per dire no alla violenza. «Non accetteremo mai nessuna forma di violenza a qualsiasi titolo», ha affermato il sindaco Giovanni Arru, affiancato dai primi cittadini che si sono succeduti negli ultimi 25 anni. «La nostra comunità si è sempre contraddistinta per generosità, tolleranza e inclusione – ha aggiunto – qualità necessarie per essere definiti paese civile. Vogliamo poter contare sulle istituzioni regionali e dello Stato, siamo un territorio spopolato, ci tagliano i servizi. Il nostro territorio deve poter contare sui servizi e sulla sicurezza come tutti i territori più popolati».

Sorgono, la fiaccolata per l’omicidio di Giuseppe Manca (foto S.Littarru)

Un aspetto che ha sottolineato anche il sindaco di Meana Sardo e presidente dell’Unione Comuni Barbagia Mandrolisai, Angelo Nocco: «Quello che è successo a Sorgono tocca tutte le nostre comunità – ha detto. È stata uccisa brutalmente una persona perbene che non meritava quella fine. I nostri paesi sono in ansia. Tutti si chiedono quali saranno le conseguenze di questo fatto. Chiediamo allo Stato e alla Regione di non abbandonarci ancora. Bisogna investire in sicurezza, con ronde, impianti di videosorveglianza o altro, perché la gente ha paura».

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Sonia