Mamoiada: zia Maria a 100 anni festeggia la festa della donna nella sua bottega di tessuti

Ancora oggi da dietro il bancone serve i clienti con allegria e spensieratezza

«L’8 marzo? Inizia la Novena a Mamoiada e poi c’è il negozio da aprire». Per Maria Gungui, 100 anni a settembre, la giornata internazionale della donna è l’occasione per una passeggiata fino alla parrocchia della Beata Vergine Assunta. Tzia Maria è un’istituzione. Da ragazzina voleva fare come suo cugino più grande, aprire un negozio: «Lo volevo moltissimo», racconta.

Così 62 anni fa la sua bottega ha aperto i battenti. Esperta di tessuti, abile e affabile con i clienti, imprenditrice nata, di rappresentatività nel sociale, autorevolezza, forza, coraggio e determinazione Maria ne ha da vendere. L’8 marzo lei se lo è guadagnato in una vita intera: «tutto conquistato sul campo», dice. Non è arrivata nemmeno alla quinta elementare, ma si è saputa muovere con grande abilità per realizzare i suoi desideri.

«Ancora piangevamo le ferite della guerra – ricorda la nonnina – nella piccola bottega portavo berretti, scarpe, caffè e pasta sfusa, stoffe di tutti i tipi, broccati, velluto, seta e panno rosso per gli abiti tradizionali».

A Mamoiada, paese montano al centro della Barbagia, ancora oggi da dietro il bancone serve i clienti con allegria e spensieratezza: matita in mano, fa di conto, contratta con i rappresentanti, decide lei gli ordini da fare. Si muove con disinvoltura, srotola, ripiega e ripone con cura matasse di stoffa negli appositi scaffali. Anche in quelli più alti. Descrive e stimola all’acquisto mostrando la qualità dei filati.

«Armonia e ordine devono regnare sempre in bottega come in famiglia», afferma. Vedova da 30 anni, racconta il suo rapporto fondato sul rispetto e il sostegno reciproco con il suo Antonio.

«Lui andava a governare il gregge, io il mio negozio e nessuno dei due interferiva sugli affari dell’altro, mai un litigio, nemmeno con i miei cinque figli». Maria la dignità e l’amore li ha respirati fin da bambina, ma lungo il percorso della sua vita riconosce che la condizione della donna é migliorata anche in Barbagia dove la figura femminile ha sempre avuto una proverbiale autorevolezza. Penultima di una famiglia numerosissima, Maria é stata amata da due famiglie, quella naturale e quella adottiva. Da piccola, infatti, è stata accolta da una coppia senza figli come “Fiz’e anima” (figlio dell’anima), la pratica in uso in Sardegna di affidare la crescita e la cura di un bambino ad una famiglia di parenti».

«Mi trattavano come una bambolina – scava Maria nei suoi ricordi – avevo due case, due mamme, due papà e tutti mi volevano bene allo stesso modo. Ho avuto una vita molto felice. Ma ora lasciatemi andare, buon 8 marzo a tutte, ci vediamo tra un anno”. Tzia Maria allunga il passo verso la sua chiesa, la Novena sta per cominciare e non vuole fare tardi».

© Tutti i diritti riservati

Share
Published by
Sonia