Donne con la "D" maiuscola: Stefania Chisu nuorese e presidente delle Commissione Pari Opportunità

Stefania Chisu (© foto S.Novellu)

«Siamo preparate per essere al pari degli uomini»

Inviata speciale di Cronache Nuoresi, per la rubrica “Quelle che il calcio” la domenica segue la Nuorese, la nostra squadra del “Cuore”.

Stefania Chisu, 45 anni, sposata con due figli, una laurea in lettere e una specializzazione in informatica e inglese, insegnante, da quasi tre anni è anche presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità.

A pochi giorni della condanna in primo grado per Francesco Rocca, accusato di essere il mandante dell’uccisione della moglie Dina Dore, e a un mese dai festeggiamenti della Giornata dedicata alla donna, attraverso un’intervista ci parla di Pari opportunità e di cosa in questi tempi stia realmente cambiando per “il sesso debole”.

Come ha vissuto Nuoro la festa della donna? I giorni intorno alla cosiddetta Festa della donna sono ricchi di avvenimenti, convegni, manifestazioni e quest’anno abbiamo avuto anche la “Corsa rosa”, come in diverse città d’Italia, ma dopo qualche giorno la tempesta mediatica intorno alla giornata evento finisce e si torna alla normalità di un mondo che continua ad essere dominato e governato dagli uomini.

Quando è entrata a far parte della Commissione Regionale Pari Opportunità? Sono entrata a far parte della Commissione Regionale Pari Opportunità a dicembre del 2009.

Dal 2012 sono onorata di esserne la presidente. Il mio mandato dovrebbe terminare nel 2016. Finchè non si entra a far parte di una commissione, di una associazione o di un gruppo che si occupa di pari opportunità i problemi legati alla condizione femminile magari li vivi ogni giorno ma non ti rendi conto della vastità di alcuni fenomeni. È per me sempre un’amara sorpresa vedere statistiche e dati che ancora nel 2015 confermano trend negativi rispetto all’occupazione femminile, ai servizi per la famiglia, alla violenza di genere. Purtroppo siamo ancora molto lontani dalla parità, basti pensare che un paese come l’Italia in cui il 52% della popolazione è donna è governato da una maggioranza di uomini. Che attenzione possono riservare a problematiche che ritengono solo femminili? Come se la gestione dei figli riguardasse ancora ed esclusivamente le donne. La condivisione dei ruoli è ancora un’utopia.

Come commissione di cosa vi occupate? Dovremmo occuparci dell’attuazione delle pari opportunità e in questi anni abbiamo investito le nostre energie soprattutto nella formazione ed educazione dei giovani. Crediamo infatti che solo investendo nella scuola e facendo studiare cosa significhi pari opportunità, stereotipi di genere ed educando all’abbattimento di essi fin dai più piccoli possiamo sperare di vedere cambiare il nostro paese.

Inoltre quante donne che hanno dato il loro contributo alla nostra letteratura, alla nostra arte, musica, storia si studiano nelle scuole? Salvo i casi di docenti sensibili ed attente all’argomento la risposta è nessuna. Eppure ci sono e ci sono state, protagoniste silenziose della nostra storia. Ecco anche da qui si dovrebbe ripartire per parlare di parità e di discriminazione di genere. Quando dico ai ragazzi nelle scuole che esiste la serie A di calcio femminile ma che le giocatrici non sono pagate quanto i loro colleghi più famosi, rispondono che non sono mica brave alla stessa modo. Quanto accade nello sport accade anche nel lavoro, esistono ancora incarichi dirigenziali che vengono retribuiti in maniera diversa. La maggior parte, ad esempio, dei medici è donna ma se guardiamo al numero dei primari ci rendiamo conto che invece la maggioranza di essi è uomo. Queste sono discriminazioni di genere, stessa cosa accade anche in altri settori del mondo produttivo e anche nella scuola dove la maggioranza dei docenti è donna ma i dirigenti sono uomini.

Parliamo di differenze di genere, quali sono ancora i tabù da abbattere? Permangono infatti forti resistenze ad abbattere l’idea dell’uomo come di colui che è forte, coraggioso, che non piange e non mostra i propri sentimenti e le proprie debolezze accanto ad un’immagine di donna molto contraddittoria: forte, in carriera, sicura di sé e poi ancora veline, modelle ed immagini stereotipate di donne sempre mezze nude. Donne sicure di sé ed in carriera che poi devono abbandonare il lavoro perché non sanno come sistemare i figli. Donne forti ed autorevoli fuori casa e poi “azzerbinate” alla volontà di mariti padri e padroni. Donne che subiscono ogni genere di violenza: si perché la violenza sulle donne non è solo quella di cui parlano i giornali e le tv ma anche quella che tante donne subiscono ogni giorno da parte dei  mariti che attuano nei loro confronti violenza psicologica, demolendole nel loro intimo, nella loro autostima; donne vittime della dipendenza anche economica da mariti che usano il denaro per tenerle legate a sé.

Mi stupisco a sentire ancora parlare di dimissioni in bianco, di contratti a tempo determinato perché non si sa mai che poi la dipendente decida di avere un figlio….. la tristezza nei volti dei bambini che vivono in ambienti violenti essendo spesso vittime indirette di quanto subiscono le loro madri.

In questi anni ho avuto modo di confrontarmi con le diverse associazioni che operano nel territorio e ce ne sono tante, compito della commissione è quello di sentire, di accogliere richieste e fare proposte a quelli che dovrebbero essere i nostri interlocutori diretti e cioè il Consiglio Regionale che ci nomina, la Giunta Regionale e il Presidente della Regione al quale facciamo capo per altri aspetti. Non sempre siamo state ascoltate e le nostre proposte accolte o tenute in considerazione ma del resto anche lì, nelle istituzioni regionali, la presenza femminile è talmente esigua che non possiamo aspettarci molto.

Donne e politica cosa è cambiato per loro? Tra due mesi ci saranno le elezioni amministrative in quasi la metà dei comuni sardi, la maggior parte sono comuni molto piccoli che non raggiungono i 5mila abitanti, negli altri, quelli con popolazione superiore si voterà con la doppia preferenza di genere. Questa modifica alla legge elettorale è stata una lunga battaglia vinta dapprima dalla regione Campania, dove la commissione regionale pari opportunità è arrivata anche ad occupare l’aula del consiglio regionale. La legge che fu approvata superò anche il ricorso che lo stesso Stato fece impugnandola come anticostituzionale, ma la Corte costituzionale la ritenne valida perché non c’è l’obbligo di esprimere due preferenze ma la possibilità per l’elettore di esprimerle a favore però di due sessi diversi. Da lì ne è poi scaturita la legge sulle amministrative e quindi anche a Nuoro si voterà con il nuovo sistema. Nei paesi e nelle città dove si è votato l’anno scorso, la novità della doppia preferenza ci ha dato ragione e la presenza femminile nei consigli comunali è nettamente cresciuta, in alcuni casi si è arrivati anche al 30%.

Dunque le donne non devono fare politica! Questo è quanto tante volte in questi anni mi sono sentita dire, frasi del tipo: “ma tu non hai due figli?”, “ma a quest’ora non dovresti essere a casa a preparare la cena?”  Perché la politica ha tempi ed orari da uomo, tirano per le lunghe e soprattutto dalle nostre parti le riunioni vere non avvengono nelle sedi dei partiti ma spesso davanti ad un bicchiere di vino o birra. C’è una sorta di terzo tempo calcistico in cui o ci sei o sei fuori. Ma chiaramente per una donna e madre trattenersi oltre non è molto “consono”.

Ho visto tante donne avvicinarsi ai partiti e allontanarsi tanto velocemente così come ci erano arrivate, perché i mariti non ne condividevano i tempi e l’impegno che fare politica richiede. Come presidente della commissione e come donna che purtroppo o per fortuna ha la passione per la politica, invito sempre le ragazze e le donne ad avvicinarsi ad un partito, qualsiasi esso sia non importa, l’importante è che un maggior numero di donne diano il proprio contributo partecipando alla vita pubblica, mettendosi in gioco, candidandosi nel proprio comune. Non dobbiamo aver paura perché le donne crediamo sempre di non essere abbastanza tante cose: preparate, abbastanza spigliate da parlare in pubblico, abbastanza forti da tener testa alle discussioni con uomini spesso anche cafoni. Si impara tutto, ci sono anche uomini sensibili ed attenti che accolgono volentieri la presenza delle donne nel partito, consapevoli che il loro contributo possa essere importante. La parità non significa porre in secondo piano gli uomini ma significa lavorare insieme, uomini e donne, cogliendo dalla diversità e dal confronto quanto di positivo si possa avere. Quella che abbiamo è una democrazia incompiuta. Mi piace ricordare sempre le parole della giovanissima Teresa Mattei, la donna più giovane eletta nel 1946 ed entrata a far parte dell’assemblea costituente: “la lotta per la conquista della parità, affrontata dalle donne italiane, si differenzia nettamente dalle lotte passate, dai movimenti a carattere femminista e base spiccatamente individualista. Tutti hanno compreso come la nostra esigenza di entrare nella vita nazionale, di entrare in ogni campo di attività che sia fattivo di bene per il nostro Paese, non è l’esigenza di affermare la nostra personalità contrapponendola alla personalità maschile….. vogliamo che le donne abbiano la possibilità di espandere tutte le loro forze, tutte le loro energie, tutta la loro volontà di bene nella ricostruzione democratica del nostro Paese.

Da donna e madre cosa vorrebbe per i suoi figli?  È qui che voglio che crescano i miei figli. Che vadano a studiare fuori ma che poi ritornino. Sono convinta che anche con poco si può dare il proprio contributo alla società.

Sonia Meloni

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  • Buongiorno a tutti....
    Conosco e stimo Stefania ma, malgrado cio', divergo su diversi punti di quanto sopra scritto... Mi spiego meglio:
    1) "....la condivisione dei ruoli è ancora un'utopia..". E' vero...è proprio un'utopia! Ma non solo per Voi Donne: Hai mai pensato cara Stefania che all'uomo (papa') non è permesso, in seguito a separazione con presenza di figli, condividere il suo ruolo di genitore al pari della madre? Mi spieghi gentilmente su quali basi i bambini vengono accasati con la madre per il 70% del loro tempo, malgrado l'affido condiviso, dando loro la possibilità di prendere decisioni importanti e vivere la quotidianeità con i bambini per la stessa percentuale, lasciando a noi Padri separati le briciole?
    2)Nel campo calcistico, politico, lavorativo (medici e personale delle Pubbliche Amministrazioni) si è sempre parlato di meritocrazia... Credi che sia giusto che i "posti di potere" vengano occupati secondo il "genere" o secondo i meriti di ognuno ( sia questo donna o uomo)? Nella ASL ( dove io lavoro) vi sono diversi incarichi dirigenziali che sono stati affidati (in modo fiduciario) proprio alle donne! Ma secondo te qualcuno di noi uomini si è mai preoccupato del fatto che le stesse fossero donne o piuttosto si è valutata la Loro professionalità? Credo proprio la seconda!!!!!
    3) " ... la tristezza nei volti dei bambini che vivono in ambienti violenti essendo spesso vittime indirette di quanto subiscono le loro madri..." . Siamo sicuri che sia proprio cosi'? Mi spiace, cara Stefania, ho esperienze evidentemente diverse.... Dal mio vissuto e da testimonianze di altri " padri separati" spesso la tristezza nei volti dei bambini scaturisce dal fatto che sono loro stessi vittime delle angherie delle ex mogli...angherie permesse dalle leggi vigenti che non tutelano, nella maniera piu' assoluta, i padri (uomini)!!!!!!
    Scusa lo sfogo ma sono nauseato .....

  • Ringrazio Massimo per il suo contributo, perchè apre una questione e una problematica che non tutti conoscono. Purtroppo i dati e il numero di vittime, portano le associazioni e la commissione che presiedo ad occuparsi prevalentemente delle donne ma ti assicuro che provvederò a studiare il fenomeno di cui parli e a farmi portavoce anche dei diritti dei papà come te.

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Sonia