Cittadinanza onoraria ai figli del mondo

Un momento della manifestazione in Comune (© foto Graziano Secchi)

Amministrazione Comunale e Unicef uniti per una bella iniziativa

Hanno i capelli neri o biondi, la pelle ambrata o del colore dell’ebano, gli occhi a mandorla o scuri come il mistero delle terre dalle quali arrivano.

Provengono da diverse parti del mondo ma hanno un elemento in comune che li caraterizza: quello di essere nati nel capoluogo barbaricino.

Singolare iniziativa ieri pomeriggio a Nuoro.

Quattordici bambini figli di immigrati che si sono stabiliti regolarmente nel nostro territorio hanno ricevuto la cittadinanza onoraria in attesa che questo aspetto della legge italiana venga riformato definitivamente.

Oggi, infatti, secondo il nostro ordinamento giuridico per i bambini  stranieri nati nel nostro paese, la cittadinanza italiana non prevede il diritto di suolo, ma solo quello di sangue (ius sanguinis), cioè il diritto ad essere cittadino italiano soltanto se i genitori lo sono già.

Per tale motivo in attesa che la situazione si evolva al meglio, Nuoro e Unicef hanno collaborato per realizzare questa iniziativa simbolica.

L’aula del consiglio Comunale è stata invasa pacificamente dalle mamme, dai papa e dai bambini, i quali hanno ricevuto l’attestato, una pigotta e un libro di favole dal primo cittadino Alessandro Bianchi.

«Da diversi anni stavamo organizzando questa manifestazione nel nostro territorio e oggi, finalmente ci siamo riusciti, lo reputiamo un piccolo passo per questi bambini».

Spiega con viva soddisfazione Carlo Murgia presidente provinciale dell’Unicef.

«Il gesto della cittadinanza onoraria ai nostri figli nati in questa città non può e non deve essere solo un gesto bello quanto si vuole ma privo di efficacia- afferma Ndao Ousmane rappresentante della comunità senegalese a Nuoro- quello di oggi è un segno che scrive parole importanti nel cuore di tutti e quando ognuno di noi sarà capace di rileggerle e le sentirà riaffiorare, tutti saremo migliori».

E in senegalese diciamo “Dierdieuf”, Dio vi renda grazie, in attesa che questo sia l’inizio di un percorso che garantisca “il diritto a essere italiano” per tutti.

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Sonia