L’obiettivo dell’attentato sventato a Macomer: nessuno si senta sicuro, neanche la Sardegna

Salvatore

L’obiettivo dell’attentato sventato a Macomer: nessuno si senta sicuro, neanche la Sardegna

giovedì 29 Novembre 2018 - 21:44
L’obiettivo dell’attentato sventato a Macomer: nessuno si senta sicuro, neanche la Sardegna

Nuoro. L'ingresso al carcere di Badu 'e carros (foto S.Novellu)

Colpire in Sardegna per seminare il terrore e lanciare il segnale che “nessun luogo è sicuro”.

È l’ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori della DIGOS di Cagliari e di Nuoro dopo l’arresto di Alhaj Ahmad Amin, il presunto terrorista affiliato all’ISIS arrestato ieri a Macomer e ora rinchiuso nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros.

Dopo aver aiutato il cugino – poi arrestato dalla polizia libanese – a pianificare l’avvelenamento con la ricina di alcuni serbatoi d’acqua da cui si approvvigionava l’esercito libanese, il 38enne aveva tentato di acquistare analoghi prodotti nocivi una volta rientrato in Italia. Aveva anche chiesto allo stesso cugino di vedere alcuni filmati e di leggere i documenti in cui veniva spiegato come ottenere la ricina.

Tornato a Macomer, risulta che Amin avesse continuato ad avere contatti con il parente libanese. Insieme avrebbero progettato di contaminare alcuni alimenti con la polvere di ricina durante un evento pubblico in Sardegna. Secondo quanto emerso dalle indagini, ha visitato numerosi siti internet mostrando “un inconsueto, ma perseverante interesse per alcune microtossine afferenti alla filiera agro-alimentare e per le conseguenze sulla salute pubblica” – scrive il GIP del tribunale di Cagliari Lucia Perra nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare.

In particolare Amin si sarebbe documentato sulle cosiddette “aflatossine”, della categoria più pericolosa, e sul methomil ma avrebbe anche studiato un pesticida, il Lannate 90, non commerciabile in Italia perché ha concentrazioni superiori a quanto consentito dalla normativa vigente. Per procurarsi il materiale, il presunto terrorista avrebbe anche visitato siti esteri per l’acquisto on-line.

L'uomo arrestato questa mattina a Macomer

L’uomo arrestato questa mattina a Macomer

Dalle intercettazioni effettuate emerge anche una discussione avuta con la moglie in merito a un prodotto che aveva trovato in casa e che, secondo lei, non era un comune insetticida: “Perché non l’hai buttato nel giardino dato che è per gli insetti – dice lei – allora non è per gli insetti? Questa cosa è molto pericolosa. Cosa credi? Non devo rischiare la vita e lasciare i miei figli da soli”.

Sarebbe stata la moglie a bloccare la possibile fuga di Amin, nascondendogli probabilmente il passaporto e quello delle figlie. L’uomo aveva anche tentato di prelevare in banca tutto il denaro che aveva depositato su una carta prepagata, poco meno di 6mila euro. Due le ipotesi: o voleva partire oppure quei soldi gli sarebbero serviti per comprare il pesticida. Sta di fatto che era riuscito ad incassare solo poche centinaia di euro. In quel periodo, gli uomini della DIGOS lo stavano già tenendo sotto stretto controllo. La sua abitazione era stata perquisita e all’interno erano state piazzate alcune microspie. Amin inoltre sapeva che il cugino arrestato lo aveva in qualche modo coinvolto.

Viene intercettato durante una conversazione con la madre, pochi giorni dopo la perquisizione, in cui dice chiaramente: “Quando lo hanno arrestato mi ha coinvolto, hai capito cosa è successo? Sono arrivate 12 persone, hanno controllato tutta la casa”. E spiega al telefono di essere stato accusato di voler “fare un tentativo qui e anche lì”.

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