Ottana come Alcoa: per salvare il sito industriale serve un decreto ad hoc

Sonia

Ottana come Alcoa: per salvare il sito industriale serve un decreto ad hoc

mercoledì 03 Gennaio 2018 - 17:44
Ottana come Alcoa: per salvare il sito industriale serve un decreto ad hoc

Una protesta dei lavoratori di Ottana Polimeri (foto Cronache Nuoresi)

Appello degli ex lavoratori di Ottana Polimeri

Il 2018 dovrebbe mettere la parola fine sull’area industriale di Ottana, che un tempo dava lavoro a più di 3mila persone. Dopo le 58 lettere di licenziamento recapitate a settembre 2017 ai lavoratori superstiti di Ottana Polimeri, l’unico stabilimento italiano in cui si produceva la plastica utilizzata per le bottiglie, ora si attendono quelle per i 70 dipendenti di Ottana Energia. La cassa integrazione per i dipendenti della centrale termoelettrica del gruppo Clivati, chiusa il 31 dicembre del 2015 per il mancato rinnovo del regime di essenzialità da parte di Terna, scadrà il prossimo 18 aprile. Per l’industria di Ottana sarà la morte o quasi.

In questo clima, gli ex lavoratori di Ottana Polimeri, appartenente anch’essa al gruppo Clivati, auspicano «un decreto ad hoc stile Alcoa, che agevoli gli investimenti di nuovi imprenditori e scongiuri possibili smantellamenti». Sul piatto c’è anche la recente concessione alla Biopower, l’altro ramo energetico di Ottana Energia alimentato a olio di palma, del regime di essenzialità da parte dell’Autorità per l’energia. Un fatto che non è piaciuto a chi è rimasto senza lavoro e privo di ammortizzatori sociali.

In una lunga nota, scritta all’indomani del primo dell’anno, gli operai della plastica ricordano che l’Italia è l’unica nazione dell’Unione Europea a non avere più una produzione interna di PET e si rivolgono al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore regionale all’Industria, Maria Grazia Piras, per chiedere una più decisa azione di rilancio del polo industriale.

Cancelli chiusi a Ottana Polimeri (© foto S.Novellu)

Cancelli chiusi a Ottana Polimeri (© foto S.Novellu)

«Nell’ultimo incontro con il governatore Pigliaru e l’assessore all’Industria Piras è emerso l’impegno per l’avvio di un’interlocuzione con Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia. n.d.r.)  e con il Ministero dello Sviluppo economico sulla possibilità di riavvio delle produzioni attualmente ferme nel sito industriale di Ottana», scrivono gli ex dipendenti.

«Nello specifico – prosegue la nota degli operai – ci è stata anche confermata l’importanza strategica degli impianti per l’intero territorio Nuorese. Un elemento che valorizza maggiormente le nostre richieste fatte da tempo per la salvaguardia dell’intero patrimonio tecnologico».

Da qui la richiesta che venga presa in considerazione la possibilità di studiare un decreto ad hoc per la salvezza del sito industriale di Ottana.

Stabilimenti nella zona industriale di Ottana (© foto S.Novellu)

Stabilimenti nella zona industriale di Ottana (© foto S.Novellu)

Nei confronti dell’esecutivo Pigliaru gli ex lavoratori di Ottana Polimeri lanciano anche un forte attacco: «è di questi giorni la conferma che l’Autorità per l’energia ha dato la concessione dell’essenzialità per Biopower Ottana. Ricordiamo a tutti – evidenziano gli operai – in particolare al presidente Pigliaru, che una quota non irrilevante di questi soldi pubblici va per l’ennesima volta alla stessa persona che in questi anni ha seminato cassa integrazione, disoccupazione, disperazione nell’intero sito industriale di Ottana, mettendolo in ginocchio, dopo aver cancellato 300 posti di lavoro».

Gli operai se la prendono anche con i sindacati e in modo particolare con la CGIL nuorese: «Latitante da mesi – sottolineano nella nota – ha sponsorizzato un progetto di rilancio della filiera del PET che tutti sapevano essere improbabile, cullandosi esclusivamente sulle ampie “rassicurazioni” da parte del padrone sul futuro riavvio degli impianti».

Un riavvio che tarda ad arrivare, ma potrebbe essere agevolato anche dal Consorzio industriale di Ottana. «Una soluzione immediata e raggiungibile – spiegano gli ex lavoratori di Ottana Polimeri – potrebbe essere quella di impiegare i lavoratori nelle attività di manutenzione che il Consorzio svolge all’interno del sito. Questo potrebbe essere un modo per dare respiro alle famiglie e restituire la dignità del lavoro».

Protesta dei lavoratori di Ottana Polimeri (© foto S.Novellu)

La protesta dei lavoratori di Ottana Polimeri nel 2015 (© foto S.Novellu)

All’appello manca la multinazionale thailandese del PET Indorama, socia di peso di Paolo Clivati. “Per l’ennesima volta – concludono gli operai – ricordiamo la necessità urgente di convocare la società affinché indichi un percorso di riavvio parziale o totale degli impianti. La multinazionale non è mai stata convocata a un tavolo regionale, perché ci si è fidati delle parole e rassicurazioni del suo amministratore. Chiediamo quindi al presidente Pigliaru e all’assessore Piras uno scatto di orgoglio e dignità affinché si sappia definitivamente e da fonte autorevole e certa che fine faranno gli impianti e le produzioni PET di Ottana. Impianti che vennero letteralmente regalati a Indorama e al suo socio italiano”.

Una speranza di sopravvivenza arriva dall’impegno preso dal governatore Pigliaru a fine 2017. Il leader dell’esecutivo ha proposto «l’attivazione di una interlocuzione con Invitalia e con il ministero dello Sviluppo economico per provvedere a operazioni di scouting finalizzate al riavvio delle produzioni attualmente ferme».  Pigliaru ha fatto sapere anche che «saranno esplorate tutte le potenzialità di recupero e riutilizzo anche per attività alternative legate solo a parti del sito, alla riqualificazione dei lavoratori in uscita dal sistema produttivo e all’insediamento di micro e piccole imprese soprattutto dell’agro alimentare».

L’allarme per la mancanza di serie prospettive di ripresa è stato lanciato nei giorni scorsi anche dalla CGIL.

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