Provette DNA rubate: altro materiale rinvenuto a Sassari

Salvatore

Provette DNA rubate: altro materiale rinvenuto a Sassari

venerdì 01 Dicembre 2017 - 22:32
Provette DNA rubate: altro materiale rinvenuto a Sassari

Il CNR trasferisce dati a Roma e scrive al procuratore Lanusei

Si infittisce la vicenda del furto delle provette di Dna dal Parco Genos di Perdasdefogu, in Ogliastra, avvenuto nell’agosto 2016, per il quale sono stati notificati 17 avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone responsabili a vario titolo di furto aggravato, peculato, abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e violazione di dati relativi alla privacy.

Altro materiale riguardante il progetto è stato rinvenuto a Sassari e si trova ora nelle mani del Cnr di Roma, che ha scritto, chiedendo lumi sul dà farsi, al procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo. Per conoscenza la lettera è stata inviata anche alla società Tiziana Life, che nel 2016 aveva acquistato la società di ricerca genomica Shardna, fondata dal patron di Tiscali Renato Soru, incaricata del progetto.

I primi ritrovamenti a Sassari risalgono al 5 ottobre scorso. Durante un’ispezione, il direttore del dipartimento di Scienze Biomediche del Cnr, Tullio Pozzan, ha interdetto l’accesso ai dati informatici relativi al Parco Genos dell’Ogliastra e che erano stati archiviati dall’allora responsabile del progetto, Mario Pirastu.

I contenuti sono stati trasferiti su un supporto mobile, custodito ora nella sede centrale del Cnr a Roma, con nuove credenziali riservate al presidente del Cnr e al direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, mentre il vecchio server che li ospitava è stato resettato.

Dopo un’ulteriore ispezione, il 24 novembre, è stato scovato altro materiale, stavolta cartaceo, riguardante i volontari che si sono prestati alla ricerca nei paesi di Talana e di Urzulei. Scoperti anche alcuni campioni biologici. Il tutto risalente a un periodo precedente all’avvio del progetto, 1999-2002. In più alcuni campioni di siero e plasma di anni successivi. L’inchiesta era partita dopo la sparizione di 25mila provette ritrovate poi all’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. Tutto era iniziato con la denuncia di una dipendente del Parco Genos, che aveva scoperto che alcuni cassetti dei banchi frigo erano stati svuotati.

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