Piano di Rinascita della Sardegna fermo da 18 anni: lo Stato deve ancora 90 milioni alla Sardegna

Sonia

Piano di Rinascita della Sardegna fermo da 18 anni: lo Stato deve ancora 90 milioni alla Sardegna

lunedì 09 Ottobre 2017 - 10:15
Piano di Rinascita della Sardegna fermo da 18 anni: lo Stato deve ancora 90 milioni alla Sardegna

Il Palazzo del Consiglio della Regione Sardegna (foto S.Novellu)

 

La Regione chiude il Piano di Rinascita della Sardegna a 23 anni dalla sua entrata in vigore e 18 anni più tardi rispetto a quando l’ultima tranche dell’importo complessivo avrebbe dovuto essere erogata. Due anni fa nell’Assessorato del Bilancio guidato da Raffaele Paci ci si è accorti che lo Stato non aveva ancora pagato la somma prevista per l’ultimo anno di attività, il 1999, perché le amministrazioni regionali precedenti non avevano mai presentato il rendiconto finale: 90 milioni di euro, circa il 10% del totale, che sono stati ora finalmente riconosciuti e saranno utilizzati per pagare debiti della Regione andati in perenzione.

«Controllando la documentazione ci siamo resi conto che quel Piano dopo 23 anni non era mai stato chiuso, che ben 90 milioni non erano mai stati riscossi e che, incredibile ma vero, nessuno se ne era mai preoccupato. A quel punto, gli uffici si sono messi al lavoro per ricostruire tutti i passaggi e i dettagli, e hanno riaperto il rapporto con Roma su questo versante», spiega Paci. «Scoprire tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di ripulitura dei conti regionali che, come ho spiegato altre volte, rientra in un’operazione trasparenza che vogliamo portare fino in fondo, con forza e convinzione per lasciare in ordine le casse regionali».

 Il Piano di Rinascita. La legge n. 402 del ‘94 ‘Provvedimenti urgenti per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna in attuazione dell’art. 13 dello Statuto Speciale’ destinava 910 miliardi di lire (461 milioni di euro) per il programma di investimenti urgenti da realizzare nell’Isola. La Regione ha provveduto a redigere e proporre al Cipe un programma complessivo di interventi urgenti per gli anni 1994-1998, approvato dal Consiglio regionale il 17 febbraio 1995. La riprogrammazione è stata approvata dal Consiglio il 7 agosto 1998 e presentata a settembre al Cipe, che a dicembre ha approvato il‘Programma di intervento per gli anni 1998-99’. Dopo aver verificato che l’annualità relativa al 1999 non era mai stata versata, l’Assessorato ha aperto un confronto con Ragioneria dello Stato, Dipe e Cipe per ottenere il saldo. La relazione di chiusura e la richiesta di erogazione del saldo è stata trasmessa a fine 2016 al Cipe che, nella seduta del 10 luglio scorso, ha preso atto della chiusura del Piano di rinascita sancendo così il diritto della RAS ad avere il trasferimento dell’importo rimanente.

Con i 90 milioni del Piano di rinascita, a cui la Giunta su proposta dell’assessore del Bilancio ha deliberato di aggiungere altri 60 milioni, saranno pagate le perenzioni con cifre assegnate a ciascun Assessorato. «Sono soldi che permetteranno alla Regione di saldare i debiti con i Comuni e con le imprese, dando ossigeno al sistema economico della Sardegna. Soldi che arriveranno agli enti locali, che potranno così utilizzarli per pagare le imprese che hanno realizzato le opere», spiega il vicepresidente della Regione. Fra gli interventi più rilevanti a cui sono destinati i pagamenti troviamo opere di riqualificazione urbana, interventi contro la dispersione scolastica e per la promozione della lettura, piani di edilizia residenziale pubblica, strade, emergenza idrica, opere fognarie, eliminazione delle barriere architettoniche dagli edifici pubblici, internazionalizzazione delle imprese.

A fine 2013 le perenzioni della Regione ammontavano a 2,7 miliardi e nel 2016 si erano ridotti a un miliardo e 300 milioni, risultato fortemente apprezzato dalla Corte dei Conti come scritto nell’ultima relazione sulla parifica del Bilancio e ribadito durante la seduta pubblica. Nel 2017 saranno pagati altri 200 milioni, quindi alla fine dell’anno i debiti perenti ancora da pagare saranno un miliardo e 100 milioni.

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