Stanziati 900 mila euro per i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza regionali

Sonia

Stanziati 900 mila euro per i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza regionali

giovedì 05 Ottobre 2017 - 06:15
Stanziati 900 mila euro per i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza regionali

La Regione ripartisce i fondi e decide l’aumento dei presidi a sostegno delle donne in difficoltà

Ammontano a 900 mila euro le risorse annuali destinate ai Centri antiviolenza e alle Case di accoglienza della Regione Sardegna. Su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, la Giunta ha ripartito i fondi a disposizione per l’anno in corso e ha stabilito anche l’aumento dei presidi a sostegno delle donne in difficoltà, che passeranno dagli attuali otto a sedici, con una divisione provinciale o sub-provinciale.

Il 70 per cento delle risorse (pari a 630mila euro), sono destinate alle Case di accoglienza e il restante 30%, (pari a 270mila euro) andranno ai Centri antiviolenza. Gli importi saranno divisi in parti uguali, prevedendo una maggiorazione del 50% ai Centri titolari di ulteriori sedi operative, così da assicurare a tutte le strutture adeguate potenzialità di ascolto e di accoglienza. Le risorse saranno trasferite in un’unica soluzione per garantire continuità nell’attività svolta.

Attesi anche gli stanziamenti statali: circa 515mila euro sono vincolati all’istituzione di nuovi Centri e nuove Case di accoglienza (il 33%), mentre il 67% (250mila euro) sono destinati alle realtà già esistenti e operative. Ci sono poi 384mila euro del Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale di genere, da destinare a quattro linee d’azione: formazione, inserimento lavorativo, interventi di autonomia abitativa, implementazione sistemi informativi.

L’assessore Arru ha ribadito l’impegno ad assicurare, anche per l’anno in corso, continuità e piena funzionalità agli interventi a sostegno delle donne vittime di violenza e dei loro figli.

Solo un anno fa i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza regionali avevano rischiato di chiudere i battenti. A determinare la grave situazione erano stati i ritardi nell’erogazione delle risorse per le annualità 2014 (a saldo dei fondi spesi nel 2015) e 2015 per le cifre anticipate per il l’anno 2016.

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