Cinese uccisa a Budoni. Arrestato un 19enne: a incastrarlo il sangue della vittima sui pantaloni

Sonia

Cinese uccisa a Budoni. Arrestato un 19enne: a incastrarlo il sangue della vittima sui pantaloni

venerdì 18 Agosto 2017 - 12:13
Cinese uccisa a Budoni. Arrestato un 19enne: a incastrarlo il sangue della vittima sui pantaloni

Delussu e l''arma del delitto

Dopo aver ucciso la commerciante cinese Lu Xiancha di 37 anni  con 14 coltellate inferte alla gola, al petto e alla schiena, il 19enne Simone Delussu, di Camerino ma originario della Sardegna, sarebbe fuggito abbandonando in mezzo ai rovi i suoi pantaloni con le macchie di sangue della vittima.

Pantaloni, telecamere,  e intercettazioni telefoniche avrebbero incastrato il giovane che al momento dell’arresto si trovava in una località del Comune di Camerino in provincia di Macerata.

L'identikit dell'assassino

L’identikit dell’assassino

L’arresto è avvenuto nella mattinata di oggi: i militari della Compagnia di Siniscola, insieme ai colleghi della Compagnia di Camerino, hanno   monitorato per alcuni giorni il giovane per capire quali fossero i suoi spostamenti, fino a quando si deciso di organizzare un finto appuntamento al Comune di Valfornace, distante pochi chilometri dal Comune Marchigiano, dove aveva in corso delle pratiche amministrative.

Al suo arrivo nella sede comunale, è stato bloccato dai Carabinieri che lo stavano aspettando. Dopo il giorno dell’omicidio infatti, il giovane si era trasferito nelle Marche per lavorare nell’ovile dello zio, aiutandolo nel pascolo delle loro pecore.

La conferenza stampa per l'omicidio di San Teodoro

La conferenza stampa per l’omicidio di Budoni

Il giorno dell’omicidio avvenuto la sera del 10 aprile 2017 quando la Compagnia di Siniscola fu allertata da alcuni budonesi che avevano trovato il corpo, immerso in una pozza di sangue, della giovane cinese proprio all’interno del suo negozio nel quale trascorreva tutta la sua giornata lavorativa, per poi tornare a casa la sera dai suoi due bambini e dal marito, anche lui commerciante che si dedicava invece quotidianamente agli affari di un altro loro negozio di abbigliamento nel centro di Posada. Dopo la morte della donna, il marito e i figli straziati dal dolore ma circondati dall’affetto di tutta la comunità cinese della Sardegna e di tutta la popolazione di Budoni, che avevano organizzato una fiaccolata in sua memoria, hanno deciso di abbandonare l’isola e ritornare in Cina in un primo momento ma attualmente come ha precisato l’avvocato della famiglia Mara La Pia sonori tornati e il marito della vittima ha riaperto il negozio di Posada dove i figli riprenderanno a frequentare le scuole.

I pantaloni con le tracce di sangue

I pantaloni con le tracce di sangue

Ma da quel giorno, sono scattate le indagini per riuscire a scovare l’autore di quell’atroce delitto: Le prime testimonianze, i rilievi tecnici sulla scena del crimine, la ricostruzione dei momenti prima dell’evento grazie alle immagini delle telecamere ubicate in tutto il paese hanno permesso di arrivare alla soluzione del caso.

Importanti sono stati i momenti di sopralluogo sulla scena del crimine: il Procuratore di Nuoro Andrea Garau, il medico legale, Dottor Mingioni, la Squadra Rilievi del Nucleo Investigativo di Nuoro e i militari della Compagnia di Siniscola hanno effettuato un rigorosissimo sopralluogo sulla scena del crimine, senza che alcuna traccia venisse tralasciata.

Dopo un primo esame, l’ipotesi che ha convinto maggiormente tutti gli inquirenti è che ci si trovasse di fronte ad una rapina, poi sfociata nel sangue, nonostante la ferocia dell’omicida e le numerose coltellate nel corpo della donna potessero indurre a pensare che quello fosse un omicidio premeditato, che potesse essere un regolamento di conti o un omicidio di carattere passionale. Ma le tracce di sangue, il coltello lasciato sulla scena del crimine, il registratore di cassa fuori posto e molti altri piccoli indizi lasciavano far presupporre che l’assassino volesse prima derubare la donna e, sfuggitagli la situazione, ucciderla poiché ormai lo aveva visto in volto.

Gli inquirenti sono tornati più volte sulla scena del crimine per capire come fosse fuggito il ragazzo, dove si potesse essere nascosto e hanno iniziato a ragionare sulle varie ipotesi su quale fosse il suo luogo di provenienza, cioè se fosse una persona del posto o uno straniero.

Prezioso l’apporto di alcuni testimoni che hanno dato un identikit dell’assassino, che hanno visto la sua via di fuga e ne hanno descritto nel dettaglio la corporatura e i vestiti che aveva indosso.

Per i Carabinieri di Siniscola era un buon punto di partenza, ma non sufficiente: il possesso di un buon identikit è una risultata buona base, ma ancora lontana dal dare un nome a quel volto, poiché nessuno lo conosceva. Lineamenti sardi, caratteri spiccatamente mediterranei, ma nessuno lo aveva mai visto prima a Budoni.

Le zone limitrofe al luogo dell’omicidio sono state scandagliate palmo a palmo fino ad arrivare ad un’importante scoperta: a poca distanza dal negozio, sono stati trovati dei pantaloni, gettati in mezzo a dei rovi. Dalla loro posizione e dalla loro particolarità dovevano per forza essere quelli dell’assassino.

Proprio grazie a questi pantaloni si è riusciti a capire tutti gli spostamenti effettuati dall’assassino prima di andare a commettere l’omicidio: dalla visione dei filmati, grazie a quei pantaloni molto particolari, si è potuto capire cosa aveva fatto qualche ora prima a Budoni, ma ancora non si era riusciti ad arrivare a dare un nome a quel volto e a quella persona.

Importanti novità sono emerse dai rilievi tecnici nella fase del sopralluogo, poiché grazie al lavoro svolto dal RIS di Cagliari si è riusciti a stabilire che i tamponi su alcune macchie di sangue trovate nel negozio, corrispondevano a quelle trovate nei pantaloni e hanno permesso di rintracciare il profilo del DNA dell’assassino.

Profilo del DNA e volto, ma ancora nessun nome dell’omicida.

A questo punto la Compagnia di Siniscola ha monitorato il traffico telefonico che si è sviluppato dal 10 aprile 2017 sul Comune di Budoni. Un lavoro imponente si è presentato agli occhi dei Carabinieri, che hanno dovuto controllare e scandagliare oltre 400mila attività telefoniche sviluppate in solo quel giorno. Ma alla fine è arrivato il risultato sperato: una telefonata poco prima dell’omicidio è stata effettuata da un cellulare nei pressi del negozio d’abbigliamento e il suo proprietario era molto compatibile con tutte le altre risultanze investigative, ovvero del volto e dei rilievi tecnici e cosa ancor più importante la conferma derivata dall’esito del matching del DNA. Grazie all’attività dal reparto Investigazioni Scientifiche di Cagliari è stato possibile agli investigatori avere l’assoluta certezza che il DNA di Simone Delussu  fosse proprio quello dell’assassino.

Ragazzo di genitori separati che per un breve periodo è stato ospite della zia proprio a Budoni, con il padre agricoltore a Irgoli e la mamma trasferitasi a Reggio Calabria con un nuovo compagno. Dopo questo suo inspiegabile gesto, curiosi sono stati i suoi spostamenti: partito subito alla volta della penisola è stato infine accolto dallo zio per cercare di dimenticare questa orrenda vicenda.

L’operazione, oltre all’arresto di Simone Delussu, ha visto l’esecuzione di altre 6 perquisizioni domiciliari nei confronti di parenti e conoscenti del ragazzo alla ricerca di elementi utili per l’indagine e nella circostanza, prezioso è stato il contributo fornito dalle Compagnie di Nuoro, Ottana, Bianco e Camerino, che hanno permesso il buon esito dell’indagine.

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