Da Santu Predu a Salò, l’avventurosa storia di Pasca Piredda, giovane nuorese nella bufera della Seconda guerra mondiale

Sonia

Da Santu Predu a Salò, l’avventurosa storia di Pasca Piredda, giovane nuorese nella bufera della Seconda guerra mondiale

domenica 12 Marzo 2017 - 05:00
Da Santu Predu a Salò, l’avventurosa storia di Pasca Piredda, giovane nuorese nella bufera della Seconda guerra mondiale

Nuoro, gruppo di famiglia di Pasca Piredda

Partì giovanissima da Nuoro, vincitrice di un concorso scolastico (che prevedeva uno scritto sulla “mistica fascista” bandito dal PNF), per trovarsi poi proiettata a Roma, dove fu istruita a spese del fascismo. Divenne segretaria del ministro della Cultura Popolare Mezzasoma, addetta stampa della Xª MAS agli ordini del Comandante Junio Valerio Borghese (il principe nero), che conferendogli i gradi di Sottotenente di vascello fece di lei la prima donna “militarizzata”in Italia. Fondò il giornale La Cambusa, organo ufficiale della Repubblica Sociale di Salò, scatenando spesso le ire del potente Joseph Goebbels, ministro della propaganda del III Reich, che pretendeva di monopolizzare l’informazione su tutto il territorio italiano occupato. Condannata a morte dai partigiani, riuscì fortunosamente a salvare la vita grazie al mitico “Capitano Neri” che gli permise all’ultimo momento di evitare il plotone d’esecuzione. Morì a Roma a novantadue anni, dopo una lunga e intensa vita fatta di ideali e densa di ricordi, vissuta a fianco dei più alti gerarchi del fascismo.

La straordinaria avventura di Pasca Piredda iniziò nel 1932, quando appena quindicenne lasciò l’antico rione nuorese di Santu Predu per ritrovarsi proiettata nella Roma fascista, dove iniziò un’intensa vita densa di forti ideali, passioni e pericoli.

Pasca Piredda all'epoca in cui era adetta-stampa del Comandante Borghese

Pasca Piredda all’epoca in cui era addetta stampa del Comandante Borghese

Nata a Nuoro nel 1917, da una famiglia di tradizione antifasciste (il padre Pietro era stato uno dei fondatori storici del Partito Sardo d’Azione nuorese, il fratello Bruno fu uno dei pionieri dell’escursionismo in Sardegna), sin da subito la giovane Pasca si dimostrò una ragazza vivace, decisa e determinata, sempre alla ricerca di nuove avventure, tanto da essere considerata la “pecora nera” della famiglia.

L’avventura non tardò ad arrivare, quando ancora giovanissima studentessa della scuola media svolse un brillante tema sulla mistica fascista, che fu giudicato il migliore di tutti quelli svolti nella provincia di Nuoro, questo gli valse il premio di poter proseguire gli studi a Roma per conto del partito fascista. Frequentò in seguito l’Università, diventando giovane universitaria fascista, e iscrivendosi al GUF. Frequentò il Collegio di San Gregorio al Celio, dove aveva sede la scuola del partito, che aveva il compito di formare i quadri dirigenti della nazione.

Sulla soglia dei novant’anni così ricordava con coinvolgente nostalgia quei giorni: «Frequentavo la scuola media. A quell’epoca ero ”Giovane italiana” dopo essere stata “Piccola italiana” alle elementari. In seguito all’Università diventerò giovane universitaria fascista e, infine, entrerò e far parte del famoso GUF. Mi ricordo che da ragazzina alle scuole elementari allora l’insegnante, don Sannio. era obbligato a leggere i discorsi di Mussolini. Lui però era un sostenitore del Partito Sardo d’Azione, un sardista convinto e di conseguenza contrario al fascismo: quindi potete immaginare come ci riportava i discorsi del Duce. Cercava sempre di sbrigarsi e tentava in tutti i modi di non farci capire nulla leggendo svelto svelto. Devo ammettere – commentava – che in parte è stato proprio questo suo modo di agire ad avermi incuriosito a interessarmi di politica. In quelle occasioni io, un poco dispettosa, gli chiedevo di ripetere, e lui con grande sforzo – si vedeva chiaramente come stesse soffrendo – ricominciava ancora una volta con le parole di Mussolini. Mi accontentava sempre: cioè, era costretto ad accontentarmi ma i suoi occhi diventavano feroci ed esprimevano tutta la propria disapprovazione, dicendomi quanto poco bene mi volesse in quei giorni».

Proiettata in seguito nella Roma fascista, la giovane Pasca alla scuola del partito frequentò dal 1940 al 1942 i centri, dove si formavano i funzionari dello Stato. La formazione scolastica gli valse l’incarico di Assistente sociale per le operaie e massaie rurali, con particolare indirizzo verso l’economia domestica, visto il particolare periodo di autarchia che il Paese allora attraversava.

Dopo aver frequentato il collegio, la giovane dirigente fascista si laureò in Scienze politiche e in seguito frequentò l’Università di Napoli, dove conseguì la laurea in Scienze coloniali. In seguito, durante un corso di mistica fascista organizzato dal GUF, conobbe il ministro della Cultura popolare (Miniculpop) Fernando Mezzasoma, di cui divenne una delle più fidate collaboratrici. Da allora iniziò l’ascesa politica di Pasca Piredda che attraversò tutto il periodo della Seconda guerra mondiale fino all’arresto di Mussolini, la sua liberazione e  poi alla Repubblica di Salò, cui aderì da subito.

Disposizioni impartite come Capo Ufficio Stampa di Salò da Pasca Piredda

Disposizioni impartite come Capo Ufficio Stampa di Salò da Pasca Piredda

Così la battagliera Pasca Piredda poco prima della morte ricordava quei difficili momenti: «Un giorno il ministro Mezzasoma mi telefonò dicendomi “Il Duce è libero, siamo stati a Monaco, abbiamo visto Mussolini, abbiamo parlato con lui, andiamo al Nord, a Salò, a formare un nuovo governo ed io ho avuto l’ordine di ricostituire il Ministero della Cultura popolare, abbiamo tutto da ricostruire! “Vuoi diventare la mia segretaria particolare? ”Eccellenza, vengo con lei! Questa fu la mia risposta».

Nella Repubblica Sociale di Salò, Pasca Piredda nel suo ruolo di segretaria del ministro Mezzasoma ebbe l’opportunità di conoscere alti gerarchi del regime, come Ricci, Pavolini, Farinacci, Barraccu, Borsani, la Medaglia d’oro al valor militare, Comandante Luigi Ferraro e il Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani (di cui conservava anche delle lettere inviategli dal carcere dove era stato rinchiuso nel dopoguerra).

In seguito entrò a far parte della Xª Flottiglia Mas con il grado di sottotenente di vascello (diventando, di fatto, la prima donna in Italia a far parte della Marina da guerra) su esplicita richiesta del Comandante, il principe Junio Valerio Borghese (il principe nero) che gli affidò anche l’incarico di segretaria e capo ufficio stampa e propaganda. Sempre su incarico del Comandante Borghese fondò il giornale La Cambusa, che divenne l’organo ufficiale della Repubblica di Salò: «Un giornale stampato clandestinamente nella tipografia del Corriere della sera di Milano – ricordava Piredda, che spesso dovette provocare le ire anche della censura tedesca, sottoposta alla supervisura del ministro della propaganda tedesco Joseph Goebbels».

Così, l’anziana gerarca sul filo della memoria scriveva di quei giorni difficilissimi, quando non poche furono le questioni sorte tra lei e il tenente Schäffer, responsabile dell’ufficio della propaganda tedesca in Italia: «Persino Goebbels s’interessò a me! In una nota al capo ufficio della sua organizzazione chiedeva: “Ma chi è questa dottoressa Pasca Piredda? È con noi o contro di noi? Indagate!”. E il Duce dal canto suo a Ugo Bassi, prefetto di Milano: “Riferitemi in merito all’attività del capo ufficio stampa della Xª Mas, Pasca Piredda».

Manifesto opera di Gino Boccassile raffigurante Pasca Piredda

Manifesto opera di Gino Boccasile raffigurante Pasca Piredda

La sua figura di donna simbolo della RSI, comparve inoltre come immagine di propaganda bellica su disegni del famoso illustratore – cartellonista del regime fascista Gino Boccasile.

Il 28 aprile del 1945 Pasca, dopo la breve parabola della RSI fu arrestata dai partigiani della 52/a Brigata Garibaldi, e dopo un sommario processo a Milano fu condannata a morte.

Così in vecchiaia raccontava la sua singolare avventura: «Vennero a prendermi i partigiani con i fazzolettoni rossi dal sotterraneo dove ero tenuta prigioniera per portarmi fuori con la scorta verso il muretto dove si tenevano le fucilazioni. Con me ricordo sempre, erano undici o dodici giovani tutti della “Decima”. A un certo punto il capo dei partigiani, “Capitano Neri” (nome di battaglia di Luigi Canali – l’uomo che in seguito ebbe un ruolo determinante nella fine di Mussolini – nda.) mi prese per un braccio dicendomi: “Senti tu, vieni con me perché noi dobbiamo ancora parlare”. Mi tolse così da quel gruppetto di morti viventi e mi condusse nella baracca, dove aveva il suo ufficio. Rammento bene la sua prima domanda: “Ma tu non hai paura di morire?” “No”, gli risposi “non ho nessuna paura perché quello che vedo mi fa talmente schifo che penso che la morte sia l’unica soluzione per me”. L’interrogatorio proseguì chiedendomi, dove si trovasse il Comandante Borghese ma io risposi di non sapere nulla. Fui così consegnata successivamente al comando alleato».

Subì quindi un regolare processo da parte della Magistratura italiana, che nel frattempo aveva costituito i tribunali speciali per crimini di guerra, processo che si concluse con l’assoluzione per insufficienza di prove. Pasca Piredda concluse la sua avventurosa vita, ricca di testimonianze e di memorie a Roma, dove mori all’età di novantadue anni nel gennaio 2009, dopo aver pubblicato un suo libro biografico: Pasca Piredda, la ragazza della “Decima”Una giovane nuorese nella bufera della guerra civile. Nel 2003 aveva pubblicato L’Ufficio Stampa e Propaganda della X Flottiglia MAS.

Michele Pintore

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