Trichinella nei cinghiali, allerta massima e grande preoccupazione dei servizi sanitari della Regione

Sonia

Trichinella nei cinghiali, allerta massima e grande preoccupazione dei servizi sanitari della Regione

venerdì 16 Dicembre 2016 - 10:20
Trichinella nei cinghiali, allerta massima e grande preoccupazione dei servizi sanitari della Regione

La conferenza sulla Trichinella nella sede dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna (IZS)

Prevenzione, sintomi e rischi sono stati illustrati ieri nel corso di una conferenza stampa

Massima allerta dei servizi sanitari e veterinari della Regione Sardegna dopo i nuovi casi di Trichinella comparsi nelle campagne di Orgosolo in località Olai. Il parassita era stato ritrovato dopo l’analisi dei campioni di diaframma prelevati da 9 cinghiali abbattuti nella giornata di caccia del 27 novembre scorso.

Il tema è stato illustrato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa nella sede dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna (IZS) alla presenza del direttore generale Alberto Laddomada, della dirigente del Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’assessorato della Sanità, Daniela Mulas, del responsabile del dipartimento IZS di Nuoro, Ennio Bandino, e di Pietro Mesina, già primario di malattie infettive all’ospedale San Francesco di Nuoro ed esperto sugli effetti del parassita nell’uomo.

Dopo i dovuti controlli e le verifiche effettuate dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, che su alcuni aspetti saranno ancora approfonditi, la Regione invita i cittadini a prestare la massima attenzione nel consumare le carni suine. «In vista delle festività natalizie e delle tradizionali lavorazioni della carni per la produzione dei salumi, che tante famiglie fanno in casa, – ha spiegato Laddomada – invitiamo tutti i sardi ad acquistare carni sicure e provenienti da allevamenti sottoposti a controllo sanitario. Raccomandiamo quindi ai consumatori di evitare l’acquisto di maiali allevati al pascolo brado illegale e senza alcun controllo sanitario. È necessario – ha aggiunto il direttore generale dell’IZS – prendere coscienza che si tratta di animali che potenzialmente potrebbero avere virus, parassiti o altri patogeni dannosi per la salute per l’uomo».

«È  sempre possibile – ha ricordato Daniela Mulas – effettuare le macellazioni domestiche ad uso famiglia, di suini allevati legalmente, avendo cura di garantire l’obbligatoria presenza di un veterinario della ASL che attesti la salubrità delle carni, così come previsto dalla legge».

È grande la preoccupazione dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA alla luce del ritrovamento del parassita nei cinghiali. Il timore è che la trichinella possa essere presente anche fra i maiali domestici illegali che vivono alla stato brado nei territori di Orgosolo e nei comuni confinanti.

La Trichinella è una larva infettante che colpisce ogni anno più di 2500 persone e può portare alla morte. Come spiega il responsabile del dipartimento IZS di Nuoro, Ennio Bandino «si tratta di un piccolo verme parassita di circa 1mm di lunghezza che si può trovare nei muscoli dei maiali e di animali selvatici quali la volpe e il cinghiale. Gli animali infetti da Trichinella non mostrano alcun segno della malattia e quindi non possono essere distinti da quelli sani. Per identificare i soggetti colpiti è necessario effettuare un esame di laboratorio. Il principale serbatoio è la volpe, ma anche altri carnivori come il lupo, la martora, la donnola e i gatti selvatici».

Il parassita si localizza inizialmente a livello intestinale per dare poi origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli dove si incistano. «La trasmissione all’uomo – ha detto il primario di malattie infettive Pietro Mesina – avviene esclusivamente per via alimentare con il consumo di carne cruda o poco cotta contenente la larva del parassita. Il periodo di incubazione è di circa 8-15 giorni, con variazioni da 5 a 45 giorni a seconda del numero dei parassiti ingeriti. La trasmissione può avvenire attraverso il consumo di carni suine (maiale e cinghiale) o equine. La sintomatologia classica – ha proseguito Mesina – è caratterizzata da diarrea (riscontrata in circa il 40% dei soggetti infettati), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre».

La carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore. È sufficiente 1 minuto a 65°C che raggiunga tutte le carni, fino all’osso. Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno. La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita. Nel caso non sia noto se la carne sia stata sottoposta a esame Trichinoscopico, è bene congelarla per oltre un 1 mese a -20°C, controllati e reali, attraverso l’utilizzo di sonde tarate non presenti nei classici frigoriferi domestici. Un congelamento prolungato e certo uccide infatti le larve.

«Nel caso di allevamento di maiali – ha precisato la dottoressa Mulas – è necessario impedire che i suini mangino la carne cruda di altri animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infettati. Infine, è molto importante ricordare che salatura, essiccamento, affumicamento e cottura al forno microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita».

Il periodo invernale rappresenta il momento di maggior rischio di infezione per l’uomo, perché in questa stagione tradizionalmente si macella il maiale per preparare prosciutti, salsicce, guanciali, pancetta, coppe, etc. Questi prodotti fatti in casa rappresentano la principale sorgente di infezione perché non sottoposti a cottura ed è quindi assolutamente necessario che tutti gli animali macellati o cacciati siano sottoposti all’esame specifico per la ricerca della Trichinella, prima del loro consumo.

  A.C.
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